Intanto Israele continua a salvare la vita di siriani feriti nella guerra civile

Video: soldati israeliani si assumono enormi rischi per soccorrere i cittadini di un paese che non riconosce il loro stato e che è ufficialmente in guerra con loro

Intervento delle Forze di Difesa israeliane sul confine in soccorso a feriti siriani (clicca per ingrandire)

Otto siriani feriti, tutti in modo grave – tra di loro due bambini, uno di 7 e l’altro di 11 anni – sono stati prelevati la settimana scorsa dalle Forze di Difesa israeliane al confine con la Siria (paese che non ha mai riconosciuto Israele e che con Israele è tuttora ufficialmente in stato di guerra) e trasportati in vari ospedali della Galilea, nel nord del paese, per essere curati.

I feriti erano arrivati alla recinzione di confine dopo che un pesante fuoco d’artiglieria, a quanto risulta proveniente dalle forze del regime di Assad, aveva colpito il centro medico della città di Qunietra, pochi chilometri al di là del confine con Israele. Qualcuno aveva portato i feriti dal centro medico bombardato fino a ridosso della recinzione di confine. A quel punto il corpo medico delle Forze di Difesa israeliane ha dichiarato la loro presenza poco al di là del confine una situazione di emergenza medica umanitaria che vedeva coinvolte più vittime.

La nonna dei bambini siriani trasferiti in un ospedale israeliano

La nonna dei bambini siriani trasferiti in un ospedale israeliano (clicca per ingrandire)

I feriti sanguinavano abbondantemente e tutti presentavano lesioni in varie parti del corpo: ferite alla testa, ferite da schegge ed anche ferite da proiettile. Decine di medici e paramedici delle forze israeliane sono stati mobilitati e hanno lavorato col favore delle tenebre per soccorrere il gruppo di feriti. In via eccezionale, nonostante i rischi implicati, per evacuare i siriani feriti sono stati inviati nella zona elicotteri da trasporto medico.

Spiega Micky Almakis, della squadra medica divisionale: “Abbiamo dovuto chiamare a rinforzo le squadre mediche del corpo corazzato, che per combinazione quel giorno si trovava sul Golan per delle esercitazioni: occorreva integrare le forze mediche della brigata che normalmente è responsabile di quella zona, oltre a varie forze della riserva. In tutto sono state impegnate nell’area sette squadre di medici, compreso personale medico di alto livello – continua Almakis – I due bambini presentavano ustioni su tutto il corpo e rischiavano seriamente di perdere la vita. Gemevano per i dolori. Ora sono in via di recupero e vengono assistiti del personale medico migliore. Li ha accompagnati la loro nonna, che ha voluto ringraziarci per l’intervento e le cure. I feriti siriani sono rimasti sorpresi per la cura e la compassione che hanno ricevuto quando hanno attraversato il confine d’Israele”. Almakis e il suo team hanno anche dovuto svolgere procedure mediche di assoluta emergenza quando i siriani sono entrati in Israele, come l’apertura delle vie aeree e il drenaggio di liquidi dal torace.

Il trasporto dei feriti siriani trasportati verso un ospedale israeliano (clicca per ingrandire)

Aggiunge Michel Pushkov, un paramedico dell’esercito che si occupato dei due bambini: “Abbiamo portato con noi un sacco di attrezzature mediche perché sapevamo che si trattava di un grosso intervento. I bambini avevano un aspetto terribile. Abbiamo iniziato subito a somministrare i farmaci necessari e, nonostante il fatto che fossero terrorizzati, hanno risposto alle nostre domande. Quando hanno capito che eravamo lì per aiutarli, sono subito apparsi molto più sollevati. Abbiamo somministrato liquidi e fornito coperte sterili per prevenire infezioni e ipotermia”.

Nella zona sono in corso combattimenti a causa della determinazione del regime di Assad di riprendere il controllo su tutta l’area al confine con Israele che dall’anno scorso è sotto il controllo di forze ribelli ed estremisti islamisti.

Da quando, tre anni fa, Israele ha iniziato a accoglierli per motivi umanitari, sono almeno 2.500 i siriani feriti nella guerra civile che sono stati curati in Israele.

(Da: YnetNews, 7.8.16)

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