Iran: “La Siria è accerchiata dai lupi dell’occidente”

Tehran sostiene la repressione di Damasco, “bastione anti-israeliano”.

image_3205Afflitto da rivolte civili al proprio interno e biasimato dall’occidente e dai suoi vicini arabi per la violenta repressione del dissenso, il presidente siriano Bashar Assad può contare su un solido alleato: l’Iran.
In un paese che sa qualcosa in fatto di isolamento diplomatico, i politici e i mass-media iraniani descrivono il governo di Damasco come un avamposto della resistenza contro Israele che è sotto attacco da parte di Washington e dei suoi lacchè mediorientali.
Mentre diversi stati del Golfo hanno ritirato da Damasco i loro ambasciatori in segno di protesta per le violenze, e paesi un tempo vicini alla Siria, come Russia e Turchia, sono diventati fortemente critici, l’Iran è il solo grande paese che ancora appoggi la Siria, sostenendo che qualunque altra opzione si tradurrebbe in un disastro.
“Riguardo alla Siria – ha dichiarato Alaeddin Boroujerdi, capo della commissione affari esteri del parlamento iraniano – ci troviamo di fronte a due scelte. La prima è gettare la Siria nelle fauci di un lupo chiamato America, modificando le condizioni al punto che la Nato potrebbe attaccarla. Questo significherebbe aggiungere un’altra tragedia alle altre che già affliggono il mondo islamico. La seconda possibilità – continua Boroujerdi – è dare il nostro contributo per la cessazione degli scontri in Siria. L’interesse del popolo islamico impone che ci mobilitiamo a sostegno della Siria in quanto centro della resistenza palestinese”.
Un alto esponente religioso ha sottolineato lo stesso messaggio: “È dovere di tutti i musulmani aiutare la Siria a stabilizzarsi contro i complotti distruttivi dell’America e di Israele”, ha dichiarato il grande ayatollah Naser Makarem Shirazi.
Anche l’Iran ha usato l’esercito per sedare le proteste di massa scoppiate al suo interno dopo le controverse elezioni presidenziali del 2009. Ed anche i dirigenti iraniani avevano descritto quelle manifestazioni come un complotto occidentale.
L’Iran sperava che la “primavera araba”, un fenomeno che la guida suprema ayatollah Ali Khamenei aveva definito “risveglio islamico”, segnasse la fine delle autocrazie sostenute dagli Stati Uniti e inaugurasse un’era di unità islamica a fronte dell’occidente e di Israele. A giugno, Khamenei ha utilizzato l’anniversario della morte del leader della rivoluzione iraniana, l’ayatollah Ruhollah Khomeini, per proclamare alla nazione: “La nostra posizione è netta: noi appoggeremo qualunque movimento che sia islamico, popolare e anti-americano”. E aveva proseguito, senza nominare esplicitamente la Siria: “Se da qualche parte un movimento è provocato da americani e sionisti, allora noi non lo appoggeremo. Ovunque entrino in scena americani e sionisti per rovesciare un regime e occupare un paese, noi saremo sul lato opposto della barricata”.
Mohammad Marandi, professore associato all’Università di Tehran, afferma che il sostegno iraniano alla Siria si basa sull’interesse condiviso di aiutare la resistenza contro Israele, e che è imperativo continuare ad appoggiare Assad nel momento in cui introduce riforme nel sistema monopartitico siriano. “L’Iran – dice Marandi intervistato dalla Reuters – ha sempre ritenuto che la Siria non debba essere indebolita, perché questo avvantaggerebbe sicuramente il regime sionista. In ogni caso, vere riforme possono essere realizzate soltanto in un’atmosfera pacifica. La campagna contro la Siria dei mass-media occidentali e arabi filo-occidentali mira a destabilizzare il paese ed impedire alla Siria di attuare le riforme che la manterrebbero forte e che manterrebbero al potere a Damasco un governo anti-israeliano”.

(Da: Jerusalem Post, 15.8.11)

Nella foto in alto: Un’immagine della repressione a cannonate in corso in Siria.