Irrealistico il bando alle cluster-bomb?

Israele è per un altro negoziato che punta a un più realistico equilibrio fra esigenze militari e umanitarie

image_2132Israele – con Stati Uniti, Russia, Cina e India – è uno dei paesi che non ha preso parte ai negoziati che hanno portato venerdì scorso in Irlanda all’adozione di una convenzione internazionale per la messa al bando delle “cluster-bomb”, o bombe a grappolo.
La convenzione, formalmente adottata da 111 paesi, prescrive che i firmatari non facciano mai uso delle “cluster-bomb”, distruggano entro i prossimi otto anni quelle che hanno di scorta, e finanzino programmi per la bonifica dei campi di battaglia dalla “cluster-bomb” inesplose. La convenzione dovrebbe essere fermata a Oslo il prossimo dicembre ed entrare in vigore per la metà del 2009.
Aryeh Mekel, portavoce del ministero degli esteri israeliano, spiega che la posizione di Israele, analoga a quella degli altri paesi che non hanno preso parte a questi negoziati, è quella per un divieto totale e generalizzato del ricorso alle “cluster-bomb” in ogni situazione di combattimento è esagerato al punto da non essere realistico. “Noi non crediamo che sia proponibile un divieto assoluto, ma che si debba piuttosto trovare un equilibrio fra esigenze militari e considerazioni umanitarie”.
Mekel sottolinea che il testo sottoscritto in Irlanda rappresenta solo uno dei due binari negoziali che si occupano della questione “cluster-bomb”. L’altro binario, al quale Israele partecipa attivamente, è stato avviato all’Onu nel gennaio scorso con l’obiettivo non di arrivare a un divieto totale, bensì di trovare un equilibrio tra ricorso alle “cluster-bomb” per specifici scopo militari espressamente indicati, da un lato, e dall’altro la necessità di tenere in attenta considerazione le esigenze umanitarie.
Secondo dati di qualche anno fa, esistono più di 200 tipi diversi di “ordigni a grappolo di sotto-munizioni”, prodotti da 34 paesi diversi. Ordigni a grappolo sarebbero posseduti da 56 paesi, dei quali almeno una ventina si sa che ne hanno fatto uso in combattimento (tra questi: Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia e Israele). Tali ordigni sono stati usati anche da forze NATO in Serbia e Kossovo.
Uno degli argomenti avanzati da coloro che sostengono l’utilità, in talune circostanze militari, delle “bombe a grappolo” è che in molti casi – naturalmente contro nemici combattenti – questo tipo di arma permette di ottenere gli stessi risultati degli ordigni ordinari (da 250 fino a 1.000 Kg di esplosivo) causando molti meno danni. D’altra parte, il problema del pericolo posto dalle munizioni inesplose a combattimenti cessati sussiste sia per le “cluster-bomb” che per i più grandi e devastanti ordigni ordinari. È intorno a quest’ordine di problemi che si cerca una soluzione nei negoziati cui Israele partecipa attivamente.

(Da: Jerusalem Post, MFA, 1.06.08)

Nell’immagine in alto: Una locandina diffusa nelle scuole italiane fino agli anni ’60 metteva in guardia contro le esplosioni accidentali di residuati bellici inesplosi della seconda guerra mondiale