Israele aggredito dal Libano

Otto soldati uccisi, due presi in ostaggio. Olmert: 'Un atto di guerra

image_1299Sono otto i soldati israeliani uccisi nell’attacco di mercoledì mattina al confine settentrionale di Israele da parte degli Hezbollah, i terroristi jihadisti libanesi filo-iraniani (e appoggiati dalla Siria).

Poco dopo le 9.00 locali di mercoledì Hezbollah ha aperto a freddo un pesante fuoco di Katyusha e mortai sui centri abitati israeliani del nord del paese. Un colpo centrava un’abitazione di Shtula, ferendo otto persone. Ben presto, però, il bombardamento si rivelava un’azione diversiva volta a coprire un’imboscata degli Hezbollah tesa a catturare ostaggi.

“Questa mattina – ha spiegato in una conferenza stampa il comandante israeliano del settore nord Udi Adam – una pattuglia delle Forze di Difesa israeliane composta da due veicoli blindati Hummer in servizio sul versate israeliano della frontiera internazionale è stata attaccata tra Shtulah e Zarit. Nello scontro sono morti tre soldati. Altri due soldati, feriti, sono stati presi in ostaggio. Altri quattro soldati sono morti poche ore dopo nell’esplosione del loro veicolo durante la caccia agli aggressori e sequestratori in territorio libanese”.

La pattuglia è stata attaccata con razzi RPG in un punto del confine particolarmente esposto. Subito dopo i terroristi Hezbollah hanno attraversato il confine per completare l’attacco e prendere in ostaggio i due soldati feriti, e trascinarli in territorio libanese. Secondo l’emittente tv di Hezbollah, i due sono stati portati “in un luogo sicuro”.

“Sin dall’inizio dell’attacco – ha aggiunto Adam – le Forze di Difesa israeliane hanno reagito con determinazione per proteggere i civili israeliani e impedire attentati terroristici dal Libano. Noi assumiamo che i due soldati presi in ostaggio siano vivi. Abbiamo dato istruzione agli abitati israeliani di alcune zone del nord di restare nei rifugi. Riteniamo il governo libanese responsabile per tutte le azioni che dal suo territorio vengono dirette contro Israele”.

Le Forze di Difesa israeliane hanno reagito inviando truppe oltre confine, per la prima volta sei anni dopo il completo ritiro dalla fascia di sicurezza (maggio 2000), nel tentativo di recuperare i soldati rapiti. L’operazione continuava sotto un pesante fuoco Hezbollah. In questa fase il tank israeliano è saltato su una grossa mina piazzata da Hezbollah che provocava la morte di tutti e quattro i soldati dell’equipaggio. Fino a sera il fuoco Hezbollah impediva anche il recupero dei corpi. In questa fase è caduto l’ottavo soldato israeliano.

Durate gli scontri successivi all’attacco dei terroristi libanesi, le Forze di Difesa israeliane hanno colpito una trentina di postazioni Hezbollah in Libano e tre ponti per impedire che i sequestratori possano allontanarsi dalla zona con gli ostaggi.

Mercoledì per le strade di Gaza e Jabaliya e nei campi palestinesi in Libano si sono registrate vaste scene di giubilo, con pubblica distribuzione di dolci, per festeggiare la notizia dell’attacco Hezbollah in territorio israeliano e la presa in ostaggio dei due soldati israeliani. Abu Udai, uno dei leader delle Brigate Martiri di al-Aqsa (Fatah), ha salutato la presa in ostaggio dei due soldati israeliani come una “azione eroica che restituisce il sorriso ai nostri volti e la gioia ai nostri cuori: siamo fieri dei nostri fratelli libanesi e li ringraziamo per la gioia che ci hanno dato”.

“Oggi – ha dichiarato mercoledì il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni – Israele è stato attaccato dal Libano. Hezbollah è un’organizzazione terroristica, che fa parte del governo libanese. La comunità internazionale, compreso il Consiglio di Sicurezza, ha chiesto più volte e ripetutamente che il governo del Libano proceda allo smantellamento di Hezbollah. Il Libano non ha fatto nulla e l’aggressione di oggi è il risultato. Israele considera il governo libanese responsabile per l’aggressione a freddo subita oggi. Esiste ed è all’opera un asse di terrorismo e di odio, composto da Iran, Siria, Hezbollah e Hamas, che vuole porre fine ad ogni speranza di pace. Il mondo non può permettere che abbia successo. In queste circostanze – conclude il comunicato – Israele non ha altra scelta che quella di difendere se stesso e i propri cittadini. Ci attendiamo che anche la comunità internazionale reagisca. Noi contrattaccheremo e ci batteremo in nome della pace”.
“Questa mattina – ha dichiarato il primo ministro israeliano Ehud Olmert – civili e militari israeliani sono stati attaccati al confine settentrionale del paese: un atto di guerra da parte di una nazione sovrana, che ha attaccato Israele senza alcuna ragione e senza alcuna provocazione. Sono giorni difficili, per Israele e per i suoi cittadini, attaccati a nord e a sud da elementi che minacciano la nostra stabilità e vogliono mettere alla prova la nostra determinazione. Falliranno e la pagheranno cara”.
“Il governo libanese, che permette ai terroristi Hezbollah di operare liberamente dal suo territorio contro Israele, sarà considerato responsabile delle conseguenze”, ha affermato il ministro della difesa israeliano Amir Peretz.

L’ultimo tentativo da parte di Hezbolah di prendere in ostaggio soldati israeliani all’interno di Israele era avvenuto nel novembre scorso, anche allora preceduto da un pesante sbarramento di mortai sulle aree del Monte Dov e di Kfar Rajar. Undici persone erano rimaste ferite, e gli abitanti israeliani di Metulla, Kiryat Shmona, Nahariya e di altri centri abitati della Galilea erano dovuti scendere nei rifiuti. In quell’occasione l’attacco Hezbollah era stato sventato dall’intervento dei soldati israeliani e in particolare di un giovane paracadutista, David Markowitz, solo all’ottavo mese di servizio di leva, che aveva affrontato il commando terrorista impedendo il sequestro di suoi compagni.
Un incidente più grave è avvenuto nell’ottobre 2000 (cinque mesi dopo il ritiro israeliano sul confine internazionale), quando tre soldati – Benny Avraham di Bnei-Brak, Adi Avitan di Tiberiade, e Omar Suwaeid di Kfar Salameh – erano stati presi in ostaggio da Hezbollah sotto gli occhi dei Caschi Blu dell’Onu e successivamente assassinati. Solo tre anni dopo Israele poté riavere i corpi, insieme a Elhanan Tennenbaum, un altro israeliano nel frattempo sequestrato, in cambio della scarcerazione di un grande numero di terroristi palestinesi e libanesi, fra i quali Mustafa Dirani e Karim Obeid.

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, Ha’aretz, 12.07.06)