Israele chiede all’Unifil un’azione più incisiva contro le violazioni di Hezbollah in fatto di armi lungo il confine

Lo hanno detto i rappresentati di Gerusalemme ai paesi, fra cui l’Italia, che contribuiscono col maggior numero di caschi blu alla forza Onu nel Libano meridionale

Bandiera dell’Onu e bandiera Hezbollah fotografate una a fianco dell’altra a ridosso del confine fra Libano e Israele

Presentando lunedì la propria posizione ai paesi che forniscono le truppe della Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), Israele ha esortato i caschi blu a fare molto di più per ispezionare e denunciare le violazioni di Hezbollah in fatto di armamenti nel Libano meridionale.

Il vicedirettore generale diplomatico del Ministero degli esteri israeliano, Alon Ushpiz, e il vicedirettore generale per le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali, Alon Bar, hanno illustrato agli ambasciatori degli stati che contribuiscono all’Unifil le aspettative di Israele in vista del dibattito sull’Unifil in programma mercoledì al Consiglio di Sicurezza.

La posizione di Israele è che l’Unifil svolge un ruolo importante, ma dovrebbe fare di più per garantire l’applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, in particolare ispezionando i siti dove si sospetta che Hezbollah abbia immagazzinato armi e inoltrando rapporti alle Nazioni Unite sulle violazioni di Hezbollah.

La risoluzione 1701, che pose fine alla seconda guerra in Libano dell’estate 2006, ha accresciuto le dimensioni dell’Unifil conferendole il mandato di assicurare che non vengano trasferite armi nel sud del Libano alla milizia islamista sciita filo-iraniana Hezbollah (definita terrorista non solo da Israele e Stati Uniti, ma anche da Unione Europea, Lega Araba e altri).

Come ha spiegato un diplomatico israeliano, Gerusalemme non si aspetta che l’Unifil affronti militarmente l’organizzazione terroristica, ma chiede che siano migliorate la qualità e la quantità dei rapporti sulle violazioni. Nei mesi scorsi Israele ha più volte lamentato il fatto d’aver fornito all’Unifil informazioni precise sugli avamposti militari installati da Hezbollah a ridosso del confine con Israele: informazioni che sono state sommariamente archiviate senza indagini né ispezioni approfondite.

Le armi che l’Unifil non vede. Miliziano Hezbollah fotografato in una località non specificata nel sud del Libano (Foto: Haytham al-Moussawi)

In tutto l’Unifil conta circa 10.700 militari forniti da 41 paesi. Tra gli stati che contribuiscono il maggior numero di soldati figurano, in ordine decrescente: Indonesia, Italia, India, Spagna, Ghana, Nepal, Malesia, Francia, Finlandia e Irlanda. Né l’Indonesia, che conta 1.288 soldati nella forza, né la Malesia, che ne conta 829, hanno relazioni diplomatiche con Israele.

Secondo i rappresentanti israeliani, la richiesta di rapporti più numerosi e più accurati sulle violazioni della risoluzione 1701 da parte di Hezbollah nasce dalla convinzione che sia Hezbollah sia i suoi padrini iraniani non sono insensibili all’opinione pubblica internazionale e non vogliono essere oggetto di rapporti sulle loro violazioni.

I rappresentanti israeliani riconoscono che Israele e Onu non condividono una uguale valutazione dell’efficacia dell’azione della forza Unifil. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha pubblicato martedì una relazione in cui afferma che l’Onu non è in grado di confermare le denunce di Israele circa il riarmo dell’organizzazione terroristica nel sud del Libano in violazione della 1701. Guterres afferma che, sebbene giungano regolarmente denunce su trasferimenti di armi verso Hezbollah, le Nazioni Unite “non sono in condizione di confermarle in modo indipendente”.

Già lo scorso settembre l’ambasciatore d’Israele all’Onu Danny Danon aveva dichiarato in un’intervista che l’Unifil “deve di fare di più”, a partire dalla segnalazione degli armamenti che vengono trasferiti a Hezbollah. L’Unifil, aveva detto Danon, sostiene che la situazione nel sud è “eccellente” e tranquilla, “ma sappiamo che non è affatto tranquilla e che si stanno armando lungo tutto il confine”. Ad agosto, anche l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu Nikki Haley aveva aspramente criticato il capo dell’Unifil, l’irlandese Michael Beary, accusandolo di ignorare il riarmo nemmeno troppo segreto di Hezbollah da parte dell’Iran. “Hezbollah si vanta apertamente del proprio riarmo e fa sfilare le sue armi davanti alle telecamere – aveva detto Haley – Il fatto che il comandante dell’Unifil lo neghi dimostra che l’Unifil ha bisogno di riforme“.

(Da: Jerusalem Post, 28.22.17)