“Israele come stato nazionale del popolo ebraico”

Approvato dal governo, il controverso disegno di legge dovrà ora passare alla Knesset in una versione riformulata dal primo ministro

Il primo ministro Benjamin Netanyahu durante la movimentata riunione di domenica del governo israeliano

Il primo ministro Benjamin Netanyahu durante la movimentata riunione di domenica del governo israeliano

Il governo israeliano ha approvato domenica con 14 voti contro 7 un controverso disegno di “legge fondamentale” intitolato “Israele come stato nazionale del popolo ebraico”, una decisione che minaccia di lacerare la coalizione di governo.

Tutti i ministri di Yesh Atid hanno votato contro, come ha fatto la ministra della giustizia Tzipi Livni, mentre i ministri di Likud, Yisrael Beiteinu e Bayit Yehdui hanno votato a favore. La ministra della cultura Limor Livnat si è astenuta, unico ministro del Likud a non seguire la linea del partito.

Il disegno di legge, in realtà due diversi testi abbinati, afferma il carattere ebraico di Israele, istituzionalizza la legge ebraica come ispirazione generale della legislazione e ridimensiona l’arabo come lingua ufficiale. Il disegno di legge dovrebbe andare in discussione alla Knesset questa settimana in una versione ottimizzata, preparata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, con l’intento di raccogliere la più ampia approvazione possibile fra i parlamentari.

Dei due testi sottoposti al governo, quello presentato dal parlamentare del Likud e presidente della coalizione Ze’ev Elkin afferma che Israele è la patria nazionale del popolo ebraico, che esaudisce la sua aspirazione all’autodeterminazione secondo il patrimonio storico e culturale, e che tale diritto spetta al popolo ebraico. Inoltre consolida i simboli dello Stato (la bandiera, l’inno e lo stemma del candelabro menorà) in quanto ebraici e comprende una sezione in cui si afferma che la lingua ebraica è la lingua ufficiale del paese mentre all’arabo viene solo riconosciuto uno “status speciale”. Il secondo testo ignora la questione della lingua e comprende anche una clausola in cui si riafferma il carattere democratico di Israele.

Yair Lapid durante la riunione di domenica del governo israeliano

Yair Lapid

Il terzo testo, quello che deve essere ancora pienamente formulato da Netanyahu, non affronterebbe la questione della lingua mentre definirebbe Israele come uno Stato allo stesso modo “ebraico e democratico”, una formulazione che potrebbe soddisfare diversi alleati della coalizione ma che potrebbe incontrare forti resistenze all’interno del Likud, il partito di Netanyahu.

“Questa è una legge a cui Ben-Gurion e Jabotinksy si sarebbero opposti”, ha tuonato il presidente di Yesh Atid, Yair Lapid, sbattendo sul tavolo il testo durante l’acceso dibattito nella riunione di governo di domenica, durante la quale i ministri Lapid, Livni, German, Piron e Peri hanno attaccato il disegno di legge affermando: “State proponendo una norma che guasta la nostra democrazia, volete uno stato religioso. Invece di una legge nazionale che unisca il popolo, vi state adoperando per approvare una legge che lo lacera e divide”.

“Non saremmo arrivati a questo punto se Tzipi Livni avesse agito diversamente – ha ribattuto Netanyahu, riferendosi alla decisione della ministra della Giustizia di rinviare un dibattito sulla questione che era previsto in sede di Commissione ministeriale – Una politica debole non è quello che serve nella realtà attuale”. La scorsa settimana, la ministra della giustizia in qualità di presidente della Commissione ministeriale per la legislazione aveva rinviato il dibattito sul controverso disegno di legge, dopo che il primo ministro aveva espresso il suo sostegno alla formulazione presentata in Commissione.

Lapid ha controbattuto: “Signor primo ministro, non è che tutti coloro che non sono d’accordo con lei sono dei deboli. Menachem Begin e Jabotinksy non verrebbero accettati nel Likud di oggi”. E il ministro Peri: “Una proposta di questo genere deve essere accuratamente formulata cercando l’unanimità, e non attraverso un processo affrettato. Non capisco l’urgenza di una legge di questo tipo in un periodo così delicato. Questo non è il momento”.

Tzipi Livni

Tzipi Livni

Al che Netanyahu ha alzato la voce: “Si sta sviluppando uno Stato nello Stato!”.

E Lapid: “Questa legge trasformerebbe 300mila russi in cittadini di seconda classe”. Lapid ha poi spiegato che il suo partito non si oppone alla sostanza del disegno di legge, ma che queste specifiche proposte sono state formulate con la mente rivolta alle imminenti primarie interne del Likud. Lapid ha detto d’aver parlato con i famigliari di Zidan Saif, il poliziotto arabo-druso rimasto ucciso nello scontro a fuoco coi terroristi dell’attentato della scorsa settimana alla sinagoga di Gerusalemme. E ha aggiunto: “Che cosa diremo alla sua famiglia? Che è un cittadino di seconda classe perché qualcuno deve vincere le primarie nel Likud?”.

Dall’altra parte, il ministro dell’edilizia Uri Ariel ha difeso il disegno di legge dicendo a YnetNews che Israele “ha bisogno adesso di questa legge perché il carattere ebraico dello Stato viene eroso: dobbiamo mettere le cose in chiaro con i palestinesi e con gli altri che, dall’interno, cercano di trasformare Israele in uno stato bi-nazionale”.

Il parlamentare Ze’ev Elkin (del Likud) ha sottolineato la contraddizione di coloro che “vogliono creare uno stato nazionale del popolo palestinese, ma non sono disposti a definire Israele come stato nazionale del popolo ebraico ebraico”.

Prima del voto di domenica, Netanyahu aveva affermato: “Ci sono molte persone che attaccano il carattere di Israele come stato nazionale del popolo ebraico. C’è chi vorrebbero cerare nazionalità autonome in Galilea o nel Negev ricacciando la nostra nazionalità”. Entrambe le proposte sono state avanzate da parlamentari del Likud e mirano a definire Israele come stato nazionale del popolo ebraico, affermando che il diritto all’auto-definizione nazionale in Israele compete al popolo ebraico. Netanyahu ha difeso il disegno di legge, dicendo: “Ho sottoposto al voto lo spirito di questa legge, in cui credo. Sono gli stessi principi della Dichiarazione d’Indipendenza di Israele”.

Yehuda Weinstein

Yehuda Weinstein

Per quanto riguarda le minacce di alcuni, come Yesh Atid e il partito della ministra Livni, di lasciare la coalizione qualora passasse la versione più dura del disegno di legge, Netanyahu ha detto: “Ultimamente sento continui diktat e ultimatum. Non è possibile governare un paese in questo modo”.

Dal canto suo, la ministra Livni aveva formulato la scorsa settimana una proposta di testo alternativa. Anche la versione Livni ignora qualsiasi definizione basata sulla lingua mentre definisce Israele uno Stato “ebraico e democratico”, e contiene anche una clausola che rende esplicita “la piena uguaglianza” di fronte alla legge di tutti i cittadini israeliani. Tzipi Livni aveva annunciato che si sarebbe opposta ai testi messi al voto. “Mi oppongo fermamente a qualsiasi proposta legislativa che danneggi i valori dello Stato di Israele così come stabiliti nella Dichiarazione di Indipendenza”, aveva dichiarato sabato sera. Domenica sera Tzipi Livni ha ribadito alla tv Canale 2 che non intende sostenere alla Knesset il disegno di legge, che ha definito “anti-sionista e anti-democratico”, aggiungendo che se il primo ministro deciderà per questo di esonerarla dall’incarico, “questa sarà una sua decisione”.

Il procuratore generale Yehuda Weinstein ha espresso delle riserve sul disegno di legge dicendo che i testi proposti presentano difficoltà di fondo che egli, come principale consulente legale del governo, non può approvar.

(Da: YnetNews, Times of Israel, 23.11.14)

Scrive Haim Shine: «Come tutti i tentativi di negoziato hanno dimostrato, i palestinesi non sono disposti a riconoscere Israele come Stato nazionale del popolo ebraico. E loro sanno bene perché. Puntano a privare Israele delle sue basi nazionali ebraiche in modo da potervi propagare le loro aspirazioni nazionaliste, che naturalmente includerebbero il cosiddetto “diritto al ritorno”. Ecco perché è importante mettere abbondantemente in chiaro, a beneficio di tutti coloro che lo hanno dimenticato, che su questo si sbagliano. I nostri vicini e il resto del mondo devono accettare il fatto che gli ebrei hanno ricostruito la loro casa e hanno ristabilito il proprio Stato nazionale. Non siamo semplici inquilini in affitto in questa terra, né siamo dei moderni crociati destinati a restare qui solo per una parentesi della storia». (Da: Israel HaYom, 23.11.14)

Scrive Dan Margalit: « Israele è uno Stato ebraico in virtù della Dichiarazione d’Indipendenza, scritta e letta da David Ben-Gurion alla nascita dello Stato. Non vi è alcuna necessità di ratificare o rinnovare questo concetto, a meno che non si voglia cadere nella trappola di chi trama per diffamare Israele come uno Stato da apartheid. Le nuove versioni di legge che arrivano ora dal governo omettono il concetto di “uguaglianza”, un’assenza che non può essere trascurata. Rafforzare il carattere ebraico non richiede una legislazione che danneggia Israele nell’arena internazionale. Nulla impedisce alla Knesset di approvare leggi che includono valori ispirati alla legge ebraica. E’ legittimo, purché non si ometta l’uguaglianza. I cittadini israeliani, sia arabi che ebrei, si meriterebbero un po’ di respiro dall’inutile attività di certi loro politici che sembrano voler soffiare sul fuoco delle tensioni». (Da: Israel HaYom, 23.11.14)