Israele concorda con la posizione del G8

Identificate con chiarezza le responsabilità della crisi, distinguendo cause ed effetti

image_1305Israele ha accolto con favore la dichiarazione adottata domenica dai leader del G8 sullo scoppio di violenza in Medio Oriente, e ne sottoscrive l’appello rivolto a Hezbollah perché liberi immediatamente i due soldati israeliani presi in ostaggio in territorio israeliano e cessi i lanci di missili e razzi contro Israele.
“Israele condivide la posizione della comunità internazionale – ha dichiarato il ministro degli esteri Tzipi Livni – che attribuisce a elementi estremisti la responsabilità per lo scoppio del conflitto. Israele e comunità internazionale condividono lo stesso problema: la presenza di terroristi estremisti. Israele concorda con la comunità internazionale che la via per una soluzione passa attraverso il rilascio dei soldati israeliani presi in ostaggio, la cessazione dei lanci di razzi e missili contro Israele e la piena applicazione della risoluzione Onu 1559” (settembre 2004) che prevede il disarmo delle milizie nel Libano meridionale compresa Hezbollah, e lo schieramento al loro posto dell’esercito regolare libanese fino al confine con Israele.
I leader delle otto potenze più industrializzate del mondo, riuniti in Russia, hanno concordato domenica di inviare un “forte messaggio” sulla crisi in Medio Oriente, adottando una dichiarazione congiunta nella quale indicano le quattro condizioni secondo loro necessarie per fermare l’escalation di violenza, la cui responsabilità viene attribuita a soggetti “estremisti”, e chiedono a Israele di esercitare autocontrollo nel reagire all’aggressione subita. I quattro punti sono: che vengano rilasciati sani e salvi i soldati delle Forze di Difesa israeliane sequestrati a Gaza e in Libano; la fine dei bombardamenti sul territorio israeliano; la cessazione delle operazioni militari delle Forze di Difesa israeliane e il loro ritiro da Gaza; la scarcerazione dei ministri e parlamentari palestinesi arrestati dalle autorità israeliane.
I leader, si legge nella dichiarazione, esprimono “profonda preoccupazione per la situazione in Medio Oriente, e in particolare per il crescente numero di vittime civili su tutti i fronti e per i danni alle infrastrutture”.
“Si tratta di un forte messaggio con un chiaro contenuto politico – ha spiegato alla stampa il cancelliere tedesco Angela Merkel – Non intendiamo permettere che le forze terroristiche e coloro che le sostengono abbiano l’opportunità di creare il caos in Medio Oriente. Pertanto abbiamo attribuito grande importanza al fatto di identificare con chiarezza le cause e gli effetti della crisi. Siamo convinti che il governo del Libano debba ricevere tutto il sostegno e che debbano trovare applicazione le pertinenti risoluzioni Onu relative al sud del Libano. Chiediamo anche che, oltre alle attività Onu, venga istituita un’altra missione di osservazione e di sicurezza, organizzata con le Nazioni Unite”.
Il G8 afferma inoltre di sostenere l’avvio di un dialogo politico tra libanesi e israeliani, e di voler promuovere “al momento giusto” una conferenza di paesi donatori a favore del Libano.
Su Gaza, il documento chiede a tutte le fazioni palestinesi di accettare le condizioni della cosiddetta Road Map, compreso il riconoscimento dell’esistenza di Israele e il ripudio della violenza.
“Da parte sua – prosegue il documento – Israele deve evitare atti unilaterali che possano pregiudicare una composizione finale del conflitto, e accettare un negoziato in buona fede”.
Sul conflitto israelo-palestinese, il G8 chiede la fine degli attentati terroristici contro Israele, l’adozione di misure da parte di Israele per alleviare la situazione umanitaria in Cisgiordania e striscia di Gaza, compresa l’applicazione di un’intensa del novembre 2005 sulle possibilità di movimento, e la ripresa della cooperazione sulla sicurezza fra israeliani e palestinesi. Chiede infine al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) di adottare misure per garantire che il suo governo si conformi ai principi indicati dal cosiddetto Quartetto di negoziatori (Usa, Russia, UE, Onu).

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 16.07.06)

Nella foto in alto: il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni