Israele mette al bando 20 ong dedite a boicottaggio e demonizzazione

Cosa fanno veramente gli attivisti dei gruppi BDS dichiarati “persona non grata”

Di Becca Wertman

Becca Wertman, autrice di questo articolo

Il governo israeliano ha approntato un elenco di 20 organizzazioni che conducono campagne BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele) allo scopo di interdire l’accesso in Israele ai principali attivisti di questi gruppi. E’ normale che le persone ragionevoli possano convenire o meno sul fatto che bandire gli attivisti che cercano di danneggiare il paese sia l’approccio migliore. E’ anche vero, tuttavia, che le critiche a questa e altre simili normative tendono ad essere altamente politiche, anziché occuparsi della sostanza del problema.

Le organizzazioni elencate da Israele comprendono i principali gruppi del movimento BDS anti-israeliano, gruppi che attraverso le loro campagne “anti-normalizzazione” e la loro applicazione faziosamente selettiva (solo contro Israele) dei principi universali dei diritti umani, non solo non promuovono, ma anzi ostacolano seriamente le prospettive di pace e convivenza e la stessa soluzione a due stati. Di più. Molti di questi gruppi vanno ben oltre le semplici critiche a Israele e puntano piuttosto la loro frustrazione contro l’esistenza stessa dello stato ebraico.

Da 15 anni, noi di “NGO Monitor” monitoriamo i finanziamenti e le attività di organizzazioni non governative (ong) che si autoproclamano a favore dei diritti umani e che promuovono il movimento BDS e altre campagne di delegittimazione contro Israele. Anni di ricerche svolte da “NGO Monitor” su molte delle organizzazioni presenti nell’elenco del governo israeliano hanno svelato che molti di questi gruppi sostengono in realtà il boicottaggio di Israele in quanto tale, compresi tutti i prodotti made in Israel nonché le sue istituzioni accademiche, culturali e sportive. Le ricerche dimostrano inoltre che questi gruppi sono attivi in campagne che promuovono l’odio, il pregiudizio, l’antisemitismo, giungendo persino a utilizzare un linguaggio violento nei confronti dei singoli cittadini israeliani.

Gli insediamenti sono un pretesto: per il movimento BDS tutto Israele è un unico “insediamento” da eliminare (come mostra questa immagine)

Ad esempio, la France Association Palestine Solidarity (AFPS), che riceve finanziamenti governativi francesi, invoca la cessazione di tutti i rapporti finanziari tra banche e compagnie assicurative francesi con banche e imprese israeliane accusate di essere “agenti della colonizzazione”. Il gruppo legittima l’uso della “lotta armata” contro gli israeliani, come si legge nella sua Carta del 2013 (“Les Palestiniens ont légitimement le choix des moyens qu’ils mettent en œuvre pour leur libération y compris la lutte armée“). Nel 2017 il gruppo ha chiarito che “il sostegno alla resistenza popolare include gli attentati contro i soldati dell’occupazione”. L’AFPS sostiene anche la rimozione dei gruppi terroristici Hamas e Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) dalla lista europea delle organizzazioni terroristiche.

L’American Friends and Services Committee (AFSC) è attivo nel promuovere il BDS nei campus universitari, nella Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti e nel sostenere il disinvestimento da Hewlett Packard e Sodastream. Secondo il direttore del suo programma “Palestine-Israel”, AFSC respinge “qualsiasi progetto, iniziativa o attività, in Palestina o a livello internazionale, che miri implicitamente o esplicitamente a riunire palestinesi e israeliani (persone o istituzioni) senza porre come obiettivo l’opposizione e la resistenza all’occupazione israeliana e alle disuguaglianze strutturali”. Questa ong accusa Israele di “apartheid” – una calunnia che rientra nella definizione di antisemitismo della International Holocaust Remembrance Alliance – e promuove un incondizionato “diritto al ritorno” palestinese che, se attuato, significherebbe a tutti gli effetti la soppressione di Israele come stato nazionale del popolo ebraico. L’AFSC si pone anche alla testa, insieme alla ong palestinese Defense for Children International-Palestine (DCI-P), legata al gruppo terrorista Fplp, di una campagna che sfrutta i bambini palestinesi per ottenere ritorni politici.

Un altro gruppo, War on Want, è alla testa delle campagne BDS nel Regno Unito e ha accusato il governo britannico di “armare l’apartheid”. War on Want ha co-sponsorizzato due eventi durante l’edizione 2017 della cosiddetta “Settimana sull’apartheid d’Israele”, spiegando esplicitamente che si intendeva celebrare “100 anni di resistenza palestinese contro l’impresa dei coloni a partire dalla dichiarazione di Balfour”.

“…fino a quando la terra di Palestina non sarà liberata dal fiume fino al mare”. I gruppi BDS non fanno mistero del loro obiettivo di cancellare Israele dalla carta geografica (clicca per ingrandire)

Ancora più esplicito il gruppo American Muslims for Palestine che, pur sostenendo di voler semplicemente ” istruire il pubblico sulla giusta causa della Palestina e sui diritti di autodeterminazione, libertà e giustizia”, in realtà nega l’autodeterminazione del popolo ebraico in qualunque stato, proclamando che “i palestinesi sono più che mai determinati a combattere fino alla liberazione totale, fino a quando ogni singolo profugo potrà tornare, fino a quando la terra di Palestina non sarà liberata dal fiume fino al mare”. American Muslims for Palestine fornisce significativo supporto al gruppo universitario Students for Justice in Palestine garantendogli finanziamenti, intervenendo ai suoi eventi nei campus, diffondendo le sue dichiarazioni sul proprio sito web, organizzando conferenze e seminari per le sue sezioni e aiutando i suoi convegni nazionali.

Nei campus, Students for Justice in Palestine si pone alla testa di coloro che premono sulle istituzioni accademiche perché disinvestano da una quantità di imprese che sono in vario modo in affari con Israele. Appellandosi alla cosiddetta intersectionality (una sorta di interdisciplinarità delle cause liberal), le branche del gruppo nei vari campus universitari mirano sistematicamente a piegare svariate cause liberal ai loro fini politici. Ad esempio nel 2015, alla City University of New York, Students for Justice in Palestine ha sfruttato le proteste studentesche su debito e tasse scolastiche per promuovere il disinvestimento universitario da Israele.

Immancabile socio di Students for Justice in Palestine, il gruppo Jewish Voice for Peace è altrettanto attivo nei campus per promuovere il disinvestimento delle università. Nell’aprile 2016, ad un evento dedicato all’intifada organizzato, congiuntamente alla Columbia University da Jewish Voice for Peace e Students for Justice in Palestine, venivano celebrati come “combattenti per la libertà” notori terroristi responsabili dell’assassinio deliberato di numerosi civili, mentre venivano completamente ignorate le stragi e le violenze nonché le gravi perdite di vite umane, sia israeliane che palestinesi, da esse causate durante i tumulti dei primi anni 2000.

In un altro evento congiunto delle due organizzazioni del febbraio 2016 dedicato alla “Causa del boicottaggio accademico”, interpellati dalla sottoscritta sul fatto che, in quanto dottoranda, per via del boicottaggio accademico avrei visto limitate le mie possibilità di condurre ricerche sui diritti umani in Israele, i professori sul palco hanno risposto informandomi che di ricerche sul conflitto arabo-israeliano ce ne sono già abbastanza, ed esortandomi a scegliere un altro tema di ricerca giacché il boicottaggio è più importante della ricerca scientifica.

Anche in Italia, il BDS fa propaganda per il boicottaggio di tutti i prodotti made in Israel giacché considera tutto Israele come territorio occupato: lo stato ebraico non ha diritto di esistere

Nel ruolo di primo piano che svolge in tali eventi nei campus, la strategia di Jewish Voice for Peace è quella di incunearsi all’interno della comunità ebraica americana e adoperarsi per cancellare gli aiuti economici, militari e politici degli Stati Uniti verso Israele con l’obiettivo di rendere Israele vulnerabile ed eliminabile. Fra il 31 marzo e il 2 aprile 2017, Jewish Voice for Peace ha tenuto il suo “2017 National Member Meeting” che comprendeva seminari su “Che cosa fa di Hewlett Packard un magnifico bersaglio per il BDS” e “BDS: tutto quello che devi sapere sulle campagne a livello municipale”. Tra i relatori di primo piano, Rasmea Odeh, un’attivista del Fplp condannata dalla giustizia americana per aver frodato le autorità al momento dell’immigrazione quando ha taciuto il suo ruolo in due attentati terroristici in Israele. Nel marzo 2017 Odeh ha accettato un patteggiamento in base al quale sarà espulsa dagli Stati Uniti in Giordania dopo che ha ammesso d’aver volutamente nascosto le sue passate attività terroristiche. Alla stessa stregua, nel gennaio 2017 Jewish Voice for Peace di San Diego ha approvato una campagna di lobbying per la scarcerazione di Ahmad Sa’adat, Segretario generale del gruppo terroristico Fplp (detenuto in Israele per aver organizzato l’assassinio nel 2001 del ministro israeliano Rehavam Ze’evi).

Con la sua piattaforma “Deadly Exchange”, Jewish Voice for Peace accusa persino Israele d’essere complice nel maltrattamento di persone di colore da parte delle forze dell’ordine americane, per via di programmi di formazione congiunti fra le polizie dei due paesi: una tesi che rasenta l’assurdo nel momento in cui cerca di incolpare in qualche modo Israele delle secolari tensioni che caratterizzano i rapporti fra polizia e minoranze in America, ignorando totalmente la storia e non esitando ad alludere ai soliti poteri occulti sionisti pur di capitalizzare le tensioni razziali americane in senso anti-israeliano.

Vi sono altri 14 gruppi nella lista israeliana delle ong “non gradite”. Quello che hanno in comune, del tutto simile alle ong di cui si è detto, è il loro ruolo guida nelle campagne internazionali che demonizzano sempre e solo Israele. I loro obiettivi non sono la pace, i diritti umani o la sovranità palestinese, bensì l’emarginazione, quando non la dissoluzione, dello stato ebraico.

(Da: Times of Israel, 8.1.18)

Il provvedimento dovrebbe entrare in vigore a partire da marzo e riguarderà solo le persone che ricoprono posizioni dirigenti o che sono particolarmente attive all’interno delle organizzazioni. “Si tratta di persone che approfittano delle nostre leggi e della nostra ospitalità per agire contro lo stato d’Israele e per calunniarlo – ha detto domenica il ministro degli interni israeliano Arye Deri – Nella mia qualità di ministro incaricato di applicare la legge sugli ingressi in Israele, ho messo perfettamente in chiaro che avrei usato la mia autorità per impedire l’ingresso nei nostri confini di individui e rappresentanti di gruppi il cui unico scopo è quello di nuocere a Israele e alla sua sicurezza”. “Siamo passati dalla difensiva all’offensiva – ha dichiarato il ministro della sicurezza pubblica e degli affari strategici Gilad Erdan – Le organizzazioni del boicottaggio anti-israeliano sappiano che lo stato d’Israele agirà per bloccarle e impedire ai loro rappresentanti di entrare nel paese per danneggiare i suoi cittadini”. Secondo il ministro, l’elenco comprende gruppi BDS che conducono sistematiche campagne di “menzogne e istigazione” allo scopo di minare la legittimità di Israele in tutto il mondo, e che “agiscono costantemente e continuamente contro lo Stato d’Israele facendo pressione su gruppi, istituzioni e stati per boicottare Israele”.
Questo l’elenco delle organizzazioni bandite dal governo israeliano:

Europa:
AFPS (The Association France Palestine Solidarity)
BDS France
BDS Italy
ECCP (The European Coordination of Committees and Associations for Palestine)
FOA (Friends of Al-Aqsa)
IPSC (Ireland Palestine Solidarity Campaign)
Norge Palestinakomitee (The Palestine Committee of Norway)
PGS – Palestinagrupperna i Sverige (Palestine Solidarity Association in Sweden)
Palestine Solidarity Campaign
War on Want
BDS Kampagne

Stati Uniti:
AFSC (American Friends Service Committee)
AMP (American Muslims for Palestine)
Code Pink
JVP (Jewish Voice for Peace)
NSJP (National Students for Justice in Palestine)
USCPR (US Campaign for Palestinian Rights)

Altri:
BDS Chile
BDS South Africa
BNC (BDS National Committee)

(Da: Jerusalem Post, Ha’aretz, 7.1.18)