Israele: la risoluzione UE ignora il vero ostacolo alla pace

Sbilanciato e dunque controproducente il documento approvato a Bruxelles

image_2688La risoluzione approvata martedì dai ministri degli esteri dell’Unione Europea che riconosce Gerusalemme come capitale sia di Israele che del futuro stato palestinese “ignora quelli che sono i principali ostacoli al raggiungimento di una soluzione fra Israele e palestinesi”. Lo afferma il ministero degli esteri israeliano in un comunicato diffuso martedì, dopo il voto di Bruxelles.
Il comunicato israeliano ribadisce che il primo fattore che impedisce il raggiungimento di un accordo di pace è “il rifiuto dei palestinesi di tornare al tavolo negoziale”. “Dati gli sforzi fatti dal governo israeliano per rilanciare i negoziati – continua il comunicato – Israele si rammarica che l’Unione Europea abbia scelto di adottare un testo che, pur non contenendo nulla di nuovo, non contribuisce alla ripresa dei negoziati”.
Il ministero degli esteri israeliano esprime comunque soddisfazione per il fatto che l’originaria bozza “estremista” presentata dalla presidenza di turno svedese, che non riconosceva nemmeno le rivendicazioni israeliane sulla città, sia stata riveduta, e afferma che fortunatamente hanno prevalso “le voci dei paesi dell’Unione Europa responsabili e ragionevoli”. In questo contesto, il comunicato esprime anche soddisfazione per il fatto che il documento europeo riconosce le misure adottare da Israele per permettere la ripresa dei negoziati, parla di sviluppo e ampliamento dei rapporti fra Israele e Unione Europea e riconosce la gravità del problema posto dagli armamenti di Hamas, impegnando l’Europa verso la sicurezza di Israele e la sua piena integrazione nella regione.
Il comunicato di Gerusalemme termina con un appello all’Unione Europa affinché “promuova negoziati diretti fra le parti, tenendo in considerazione le esigenze di sicurezza di Israele, nella consapevolezza che il carattere ebraico di Israele deve essere preservato in qualunque futuro accordo”.
In particolare, il testo della risoluzione ministeriale europea approvata martedì afferma: “L’Unione Europa non riconosce alcun cambiamento alle frontiere pre-1967, compreso ciò che riguarda Gerusalemme”. Un’affermazione altamente problematica dato che tutti gli accordi di pace, fino alla Road Map compresa, prevedono che il negoziato fra le parti stabilisca, fra l’altro, anche il loro futuro confine, che pertanto non è detto debba coincidere esattamente con le linee armistiziali provvisorie (non “frontiere”) del periodo 1949-’67 fra Israele e Giordania.
“Se deve esservi la pace – dice il docuemnto UE – deve essere trovato un modo per risolvere lo status di Gerusalemme come capitale di due stati”.
La maggior parte dei ministri degli esteri europei è parsa favorevole al testo modificato, sebbene alcuni abbiamo sottolineato che la dichiarazione deve essere tale da non inimicarsi nessuna delle parti nella contesa col rischio di affossare gli sforzi per la ripresa dei colloqui di pace.
Disappunto è stato espresso da Moshe Kantor, presidente dell’European Jewish Congress. “Sebbene la dichiarazione corregga la bozza svedese – ha detto – resta tuttavia troppo sbilanciata verso il punto di vista palestinese, il che servirà solo a persuadere i palestinesi di poter fare a meno di negoziare e concedere, aspettando di ricevere tutto su un piatto d’argento. La dichiarazione ignora il fatto che Israele ha ripetutamente chiesto la ripresa immediata di negoziati diretti e senza precondizioni, richiesta ripetutamente ignorata dai palestinesi; e a mala pena prende atto delle concessioni fatte in quest’ultimo periodo da Israele, tra cui la moratoria per dieci mesi delle costruzioni negli insediamenti, la rimozione di posti di blocco di sicurezza in Cisgiordania, l’incoraggiamento dell’economia palestinese. Israele ha fatto passi significativi per la ripresa dei negoziati – ha concluso Kantor – Adesso bisogna spingere i palestinesi verso il tavolo negoziale, e non dall’altra parte. La pace può essere raggiunta solo col negoziato fra le due parti. L’Europa può e deve svolgere un ruolo di mediazione in Medio Oriente, ma alcune frasi della dichiarazione sono controproducenti. Chiediamo all’Unione Europea di agevolare il processo con imparzialità, e non di intralciarlo”. Comunque Kantor ha detto che l’European Jewish Congress riconosce il ruolo positivo svolto da Francia, Italia e altri paesi nel migliorare la bozza originaria svedese.

(Da: Jerusalem Post, israele.net, 8.12.09)

Nella foto in alto: un’immagine del plurisecolare cimitero ebraico, a Gerusalemme est