John Kerry sostiene il diritto all’autodifesa di Israele

Un documento elettorale delinea la posizione del candidato democratico alla Casa Bianca riguardo a Israele.

image_278In un documento che delinea la sua posizione riguardo a Israele, il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti John Kerry afferma che non negozierà con Yasser Arafat ed esprime sostegno al diritto di Israele a difendersi dall’aggressione delle organizzazioni terroristiche.
Il documento, intitolato “John Kerry: Rafforzare la sicurezza d’Israele e sostenere le speciali relazioni fra Israele-Usa”, è stato inviato a metà giugno a vari esponenti della comunità ebraica americana nel quadro degli sforzi di Kerry per approfondire i rapporti con gruppi di potenziali elettori.
Kerry, che in passato ad una riunione dell’Istituto Arabo-Americano si era pronunciato contro la barriera difensiva anti-terrorismo tra Israele e Cisgiordania, sta ora cercando di correggere l’impressione data da quell’intervento. “La barriera di sicurezza – si legge nel documento – costituisce un legittimo atto di auto-difesa, creato in risposta a un’ondata di attentati terroristici contro i cittadini israeliani”. Il candidato democratico alla Casa Bianca dichiara inoltre di essere contrario al fatto che della questione barriera vengano investiti organismi internazionali.
Il documento mostra un notevole grado di sintonia con le posizioni israeliane su tutte le principali questioni sul tappeto. Kerry appoggia il piano di disimpegno israeliano e condivide i due punti centrali sottolineati dal presidente Bush nella lettera del 14 aprile al primo ministro israeliano Ariel Sharon: il reinsediamento dei profughi palestinesi (e loro discendenti) nel futuro stato palestinese o in altri stati anziché all’interno di Israele, e il riconoscimento della presenza di consistenti comunità di popolazione ebraica in Cisgiordania quando verrà stabilito il confine definitivo fra Israele e stato palestinese. “Alla luce della realtà demografica – si legge nel documento – alcuni blocchi di insediamenti entreranno probabilmente a far parte di Israele”.
Kerry dichiara anche il suo appoggio alle operazioni israeliane contro Hamas, Jihad Islamica e altre organizzazioni terroristiche, e ricorda di essere fra i firmatari di una mozione di sostegno a Israele approvata dal Senato americano durante l’Operazione Scudo Difensivo (aprile 2002).
Sulla questione della dirigenza palestinese, Kerry afferma che “Yasser Arafat ha fallito come leader ed è inadeguato come interlocutore di pace”, e invoca “il suo totale isolamento”. Su questo punto Kerry si allinea alla politica dell’amministrazione Bush e si allontana dalla posizione dell’ex presidente democratico Bill Clinton, il quale ha recentemente affermato che, nonostante la disillusione per Arafat, si dovrebbe riprendere a negoziare con lui.
Kerry elenca un’ulteriore lista di questioni sulle quali appoggia Israele: la battaglia contro il taglio degli aiuti a Israele, la richiesta alle Nazioni Unite che siano più equilibrate nel loro approccio al conflitto, l’appoggio al trasloco dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, l’azione internazionale contro i regimi che sponsorizzano il terrorismo, il mantenimento del vantaggio militare israeliano.
Distinguendo la propria posizione da quella di Bush su alcune questioni, Kerry critica duramente l’Arabia Saudita e si ripromette di agire contro i pronunciamenti antisemiti da parte di alti rappresentanti governativi sauditi. “Come presidente – si legge nel documento – Kerry non permetterà mai che questo genere di attacchi passino sotto silenzio”.

(Da: Ha’aretz, 2.06.04)