Kadima illustra il prossimo ritiro

Il partito fondato da Sharon conferma lintenzione di procedere al ritiro unilaterale da 17 insediamenti in Cisgiordania.

image_1116Il primo ministro israeliano ad interim Ehud Olmert, il cui partito Kadima (fondato da Ariel Sharon) stando ai sondaggi sembra destinato a vincere le elezioni parlamentari del prossimo 28 marzo in Israele, ha intenzione di procedere ad un ulteriore ritiro unilaterale da almeno 17 insediamenti israeliani in Cisgiordania. Secondo Olmert, se dovesse chiudersi ogni possibilità concreta di negoziato con le controparti palestinesi (che alla fine di gennaio hanno votato a larga maggioranza il gruppo jihadista Hamas che si rifiuta di riconoscere Israele), allora Israele dovrebbe fissare in modo unilaterale i propri confini, come fece Sharon la scorsa estate quando procedette allo sgombero dalla striscia di Gaza e da quattro insediamenti nella Cisgiordania settentrionale.
Avi Dichter, già capo della sicurezza, oggi importante esponente del Kadima, ha dichiarato domenica che un governo israeliano guidato da Kadima procederebbe allo sgombero di civili israeliani dalle zone più isolate della Cisgiordania, spostandoli verso i blocchi di insediamenti a ridosso dell’ex linea armistiziale che Israele conta di mantenere anche dopo un futuro accordo di pace. Secondo Dichter, lo sgombero in questo caso riguarderebbe i civili, mentre l’esercito continuerebbe a mantenere per ragioni di sicurezza il controllo delle zone sgomberate. “E’ importante distinguere fra disimpegno civile e disimpegno militare – ha spiegato Dichter – Quelle aree resterebbero nelle mani delle Forze di Difesa israeliane anche dopo il ritiro unilaterale dei civili”, in attesa di un accordo con la controparte. “Non abbiamo intenzione di attuare un disimpegno militare perché non vediamo dall’altra parte un interlocutore che combatta il terrorismo – ha specificato Dichter – La fase del trasferimento completo di territori avrà luogo solo quando vi sarà un’Autorità Palestinese che abbia dimostrato di voler e poter combattere il terrorismo”.
“La Road Map resta lettera morta se non è applicata da entrambe le parti” ha detto Dichter al Jerusalem Post.
Dichter non ha indicato confini precisi, ma ha detto che “stiamo parlando di linee di sicurezza che inizieremo a pianificare quando sarà formato il nuovo governo, insieme ai partner di quella che sarà la coalizione di maggioranza e in collaborazione con i rappresentanti degli israeliani che vivono negli insediamenti. Il senso è che intendiamo trasferire gli insediamenti sgomberati dentro i blocchi di insediamenti” da mantenere.
Dichter ha nominato una decina di insediamenti che sarebbero interessati dal piano di sgombero unilaterale: Elon Moreh, Yitzhar, Itamar, Shiloh, Psagot, Tekoa, Nokdim, Pnei Hever, Ma’on e Otniel.
Secondo un servizio di Yedioth Aharanot in gran parte confermato da Dichter, altri insediamenti interessati dal piano di sgombero unilaterale potrebbero essere Tapuah, Har Bracha, Eli, Ateret, Halamish, Ma’aleh Amos, Meitzad, Carmel, Atanel.
I progetti concreti di sgombero riguarderebbero almeno 17 insediamenti, comportando il trasferimento di circa 15.000 civili israeliani (su un totale di 235.000 che attualmente vivono in Cisgiordania). La scorsa estate erano stati circa 8.000 i civili sgomberati con il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza.
Recentemente il primo ministro israeliano ad interim Ehud Olmert aveva ribadito l’intenzione di Israele di mantenere in ogni caso il controllo su tre principali blocchi di insediamenti (Ariel, Gush Etzion, Ma’aleh Adumim) oltre a un controllo di sicurezza nella Valle del Giordano. A parte Ariel, che si trova a 17 km dall’ex linea armistiziale, tutti gli altri insediamenti dei blocchi in questione sorgono a ridosso dell’ex linea verde. Secondo esponenti di Kadima, Israele intenderebbe mantenere anche altre tre aree minori e cioè i blocchi Shomron-Kedumim, Ofrah-Beit El e i quartieri ebraici di Hebron con la vicina Kiryat Arba.
Secondo Ha’aretz, Olmert intende convincere l’amministrazione Usa e i principali protagonisti della comunità internazionale che, se Hamas non modifica le sue posizioni, sarà doveroso sostenere la decisione israeliana di procedere a fissare in modo unilaterale i confini della Cisgiordania. In questa prospettiva, Israele è riuscito a raccogliere un ampio sostegno internazionale intorno alle condizioni minime che è necessario porre a un governo Hamas, ed ora occorre mantenere questo consenso fino alle elezioni. Solo allora si inizierà a promuovere l’iniziativa unilaterale.

(Da: Jerusalem Post, Ha’aretz, YnetNews, 5.03.06)

Nella foto in alto: Avi Dichter