Kurdistan: il nuovo stato che contribuirebbe davvero a stabilità e sviluppo del Medio Oriente

Pensare soluzioni fuori dagli schemi

Di Moshe Dann

Peshmerga curdi nei pressi del confine fra Iraq e Siria

Uno degli sviluppi più importanti e promettenti nel Medio Oriente moderno, almeno a partire dalla creazione di Israele, è l’emergere de facto di un’entità politica curda.

Questo sviluppo – non l’insulsa idea di una “primavera araba” o quella di creare un ennesimo regime arabo, questa volta palestinese – è quello che potrebbe davvero trasformare la geopolitica nei prossimi decenni.

L’area sotto controllo curda si estende dal confine Iraq-Iran alla Siria, ed è divisa fra i curdi iracheni del Partito Democratico Curdo e i curdi siriani del rivale Partito d’Unione Democratica, affiliato al PKK. Uno stato curdo potrebbe comprendere anche altre aree curde, come quelle in Turchia.

Un forte stato curdo con istituzioni democratiche costituirebbe un fattore di stabilità per tutta la regione. La divisione della Siria secondo linee etnico-religiose (curdi/sunniti/alawiti) darebbe ad ogni gruppo confini difendibili e allevierebbe la crisi umanitaria in Siria, almeno temporaneamente. In questo modo uno stato curdo indipendente contribuirebbe a contenere, ridurre e forse a porre fine allo spargimento di sangue che vi si consuma. Lo stesso in Iraq. Permettere ai curdi in Turchia l’esercizio dell’autodeterminazione, il riconoscimento e l’indipendenza tornerebbe a vantaggio della stessa Turchia, oltreché degli interessi internazionali: le risorse potrebbero essere reindirizzate nella costruzione di una forte nazione turca.

In giallo: regioni abitate da curdi. In rosso: governo regionale curdo in Iraq. Tratteggio: aree contese.

In arancione: regioni abitate da curdi. In rosso: governo regionale curdo in Iraq. Tratteggio: aree contese. Il Kurdistan è diviso fra Turchia, Iran, Iraq e Siria. Solo il Kurdistan iracheno gode di autonomia politica dopo la fine del regime di Saddam Hussein. Il Kurdistan siriano ha una certa autonomia di fatto da quando c’è la guerra civile. Clicca l’immagine per ingrandire

Poi, una condotta che portasse acqua potabile dalla Turchia sud-orientale attraverso la repubblica curda fino ai vasti deserti disabitati della Giordania orientale e dell’Iraq occidentale potrebbe dare vita a una vera e propria oasi. Il che fornirebbe cibo e posti di lavoro per milioni di arabi e permetterebbe alla regione di prosperare in cooperazione con gli stati confinanti. Un siffatto piano regionale getterebbe le basi economiche per la stabilità e lo sviluppo politico ed economico.

Un forte stato curdo sarebbe un baluardo contro le minacce iraniane. Contribuirebbe a contenere la Russia nella regione del Mar Caspio e del Mar Nero e i talebani in Afghanistan. E affrancherebbe l’Europa dalla sua dipendenza energetica dalle fonti russe. Rappresenterebbe una forza contro gli estremisti islamici: jihadisti, islamisti, Fratelli Musulmani ecc.

In quanto democrazia liberale, la repubblica curda costituirebbe un modello per gli altri paesi della regione e contribuirebbe a creare vera pace e vero progresso in Medio Oriente.

Una soluzione umanitaria, prima ancora che politica. E chi pensa che si tratti di un piano ingenuo o impraticabile, si soffermi a considerare la totale mancanza di alternative valide.

(Da: Jerusalem Post, 25.8.14)