La battaglia sui libri di testo dell’Unrwa

La furibonda reazione dell’Autorità Palestinese all'ipotesi di non inculcare l'eliminazione di Israele nelle scuole la dice lunga sul suo vero ruolo rispetto a pace e coesistenza

Di Jonathan S. Tobin

Jonathan S. Tobin, autore di questo articolo

È articolo di fede nella comunità internazionale che l’Autorità Palestinese sia una forza moderata che vuole fare la pace con Israele. Questa credenza è stata erosa da molte azioni e dichiarazioni dell’Autorità Palestinese sin dalla sua creazione con la firma degli Accordi di Oslo, ma in qualche modo sopravvive e sta alla base di molte critiche che vengono mosse al governo di Israele. L’ultima prova che l’Autorità Palestinese è in realtà un ostacolo alla pace non ha ricevuto alcuna attenzione dalla stampa occidentale. Eppure il recente diverbio scoppiato tra l’Autorità Palestinese e l’Unrwa la dice lunga su ciò che c’è di sbagliato nell’Autorità Palestinese.

L’Unrwa è l’agenzia dell’Onu dedicata esclusivamente all’assistenza dei profughi palestinesi. A differenza dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, che ha il compito di aiutare tutti gli altri profughi in tutto il mondo, l’Unrwa non promuove l’inserimento dei profughi palestinesi (e nemmeno dei loro discendenti), né cerca di risolvere i loro problemi. Al contrario, sin dalla sua creazione dopo fallito tentativo arabo di distruggere Israele appena nato, l’Unrwa ha contribuito a perpetuare lo scontro tra Israele e il mondo arabo-musulmano e ha alimentato quel presunto “diritto di ritorno” (non riconosciuto a decine di milioni di altri profughi nel mondo) che significherebbe la fine di Israele. Le scuole e i progetti di aiuto dell’Unrwa sono stati culle di irredentismo estremista finalizzato a cancellare l’esistenza dello stato ebraico, e sono stati addirittura sfruttati da Hamas. In particolare, molti critici hanno notato come le scuole dell’Unrwa in Cisgiordania e striscia di Gaza abbiano programmi e libri di testo che insegnano a 600mila ragazzi palestinesi a respingere la legittimità di Israele e a glorificare la lotta armata per distruggerlo.

Ma, come il resto dell’Onu, anche l’Unrwa non può fingere troppo a lungo di non sentire la pressione di chi le chiede di riformarsi. Sotto il nuovo Segretario Generale Antonio Guterres, che in precedenza ha diretto l’altra agenzia Onu per i rifugiati, sono stati respinti i tentativi di far passare le falsità su Israele come stato da apartheid. Sicché, quando la stampa araba ha riferito voci circa un cambiamento nella politica scolastica dell’Unrwa, la notizia sembrava indicare che anche in questa agenzia la pressione per il cambiamento stava iniziando a ottenere qualche risultato. Secondo queste voci, l’Unrwa intendeva modificare i libri di testo che utilizza nelle sue scuole.

La Palestina come parte del “mondo arabo” in un testo per il quarto anno di scuola usato nell’anno scolastico 2016-17. Israele è cancellato dalla carta geografica (clicca per ingrandire)

Tra le modifiche previste, le città d’Israele non sarebbero più state indicate come città palestinesi: una pratica che inculca negli alunni l’idea che lo stato ebraico sia semplicemente un’intrusione colonialista costruita interamente su “terra araba rubata”. Altre modifiche prevedevano uno sforzo per ridurre la glorificazione dei palestinesi che commettono terrorismo contro ebrei e israeliani, mentre l’insegnamento su Gerusalemme ne dovrebbe sottolineare il carattere di città santa per tutte e tre le religioni monoteistiche, anziché solo per l’islam: un punto assai significativo, giacché lo sforzo palestinese di sostenere che santuari come il Monte del Tempio ed anche il Muro Occidentale (“del pianto”) sono esclusivamente musulmani fa parte di una campagna di istigazione all’odio e alla violenza che ha contribuito a scatenare la recente, sanguinosa “intifada dei coltelli”. Altrettanto significativo il fatto che i nuovi testi avrebbero anche cercato di correggere il pregiudizio di genere che caratterizza i testi attuali.

Ma l’Autorità Palestinese, anziché accogliere positivamente dei cambiamenti rivolti alla coesistenza e alla pace, ha reagito furiosamente. La scorsa settimana ha annunciato la sospensione dei legami con l’Unrwa a causa dei cambiamenti proposti, che peraltro non sono neanche stati annunciati ufficialmente. l’Autorità Palestinese ha dichiarato che le revisioni prospettate costituiscono “un affronto al popolo palestinese, alla sua storia e alle sue lotte” e che la sospensione dei rapporti continuerà fino a quando le “posizioni dell’agenzia non verranno corrette”. Il Ministero dell’istruzione dell’Autorità Palestinese ha pubblicato la seguente dichiarazione: “Ogni distorsione dei programmi di studio palestinesi costituisce una flagrante violazione delle leggi del paese ospitante e qualsiasi modifica di qualunque genere fatta per accondiscendere qualsiasi parte costituisce un tradimento della narrazione palestinese e del diritto del popolo palestinese sotto occupazione a preservare la propria identità e la propria lotta”.

E’ impossibile non vedere cosa implica questa posizione dell’Autorità Palestinese circa le prospettive di pace per questa generazioni e per quelle future. Per più di un secolo l’identità nazionale palestinese è stata inestricabilmente fondata sulla guerra contro il sionismo. Nei due decenni di negoziati di pace falliti, la presunta moderata Autorità Palestinese ha costantemente rifiutato le offerte israeliane di indipendenza che l’avrebbero costretta a riconoscere una volta per tutta la legittima esistenza di uno stato nazionale ebraico entro un qualche confine. La possibilità che questo atteggiamento cambi non poggia tanto su ulteriori concessioni israeliane, ma su un cambiamento epocale nella cultura politica palestinese. Lasciando pure da parte il ruolo di Hamas, se i futuri dirigenti dell’Autorità Palestinese non saranno in grado di abbracciare la coesistenza e la pace senza temere che farlo sia considerato un tradimento, il fallimento dei futuri negoziati è garantito in partenza.

Le modifiche ventilate dall’Unrwa sono un passo nella giusta direzione. L’opposizione dell’Autorità Palestinese è un’ulteriore prova che essa costituisce un ostacolo alle speranze di una vita migliore per i bambini israeliani e palestinesi.

(Da: Israel HaYom, 20.4.17)

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