La mia lettera di condoglianze ai genitori del terrorista

La scorsa settimana Muataz Hijazi ha attentato alla vita di Yehuda Glick al termine di una conferenza sul diritto degli ebrei di pregare al Monte del Tempio

Di Paula R. Stern

Paula R Stern, autrice di questo articolo

Paula R Stern, autrice di questo articolo

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha firmato una lettera di condoglianze ai genitori di Muataz Hijazi, il terrorista che la scorsa settimana ha sparato tre colpi al petto e all’addome di un uomo disarmato (Yehuda Glick, attivista impegnato per il diritto degli ebrei di pregare sul Monte del Tempio, attualmente vietato perché non tollerato dai musulmani). Nella sua lettera, Abu Mazen ha scritto ai genitori di Hijazi che il loro figliolo “è salito al cielo come un martire della difesa dei diritti del popolo palestinese e dei luoghi santi”. Il che mi ha fatto pensare che dovevo scrivere anch’io la mia lettera di condoglianze. Eccola.

Caro signora e signor Hijazi, vi porgo le mie più sincere condoglianze per la sventurata morte di vostro figlio, Muataz Ibrahim. Da tutti i resoconti risulta che la morte di vostro figlio è stata la conseguenza del fatto che ha aperto il fuoco contro i soldati israeliani che gli intimavano di arrendersi. Non mi sorprende che abbia sparato giacché non ho alcun dubbio sul fatto che, molto tempo fa, gli era stato insegnato che la resa è un oltraggio, un atto indegno per un soldato di Allah. Niente compromessi, gli è stato insegnato: bisogna morire per l’islam e diventare martiri. Probabilmente gli avevano anche detto delle 72 vergini che lo attendevano in cielo.

Vostro figlio è morto come ha vissuto, combattendo i suoi nemici, e forse è proprio questo ciò che mi rende più triste. Noi non avremmo mai dovuto essere nemici, il vostro popolo e il mio. Ci fu una possibilità di scelta, tanto tempo fa, quando avremmo potuto scegliere di condividere questa terra in pace. All’inizio il mio popolo ha aiutato il vostro: abbiamo sconfitto le paludi e avremmo aiutato anche voi a farlo. Abbiamo sconfitto il deserto, e vi avremmo insegnato anche questo. Le statistiche dimostrano la verità, anche se i vostri dirigenti cercano di negarla. Gli arabi in Israele hanno più diritti degli arabi praticamente in ogni altro paese del Medio Oriente; i loro tassi di mortalità infantile sono più bassi, l’istruzione più alta, l’aspettativa di vita media più elevata. Avete accesso ad alcune delle migliori università e dei migliori ospedali del mondo, per non dire del Medio Oriente. Ma tutto questo non è abbastanza, perché non è il 100% che voi volete. Il problema è proprio qui: avete cresciuto vostro figlio nella convinzione che aveva diritto ad avere tutto, e poi gli avete inculcato la rabbia quando non ha potuto avere tutto.

La lettera di condoglianze del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ai genitori del terrorista Muataz Hijazi (cliccare per ingrandire)

Quando venne rimessa alla comunità internazionale la questione di cosa fare di un territorio rivendicato da due popoli, il mondo se ne uscì con una soluzione. Non era la soluzione perfetta per nessuno, ma il mio popolo accettò quel compromesso (la spartizione in due stati) mentre il vostro popolo scelse la guerra. Stoltamente avete creduto ai vostri fratelli arabi. Stoltamente vostro figlio credeva di poter ottenere di più con un’arma che con il compromesso. La guerra che scelsero nel 1948, e che continuano a scegliere ogni giorno, è quella che ha ucciso vostro figlio: la guerra, e l’odio instillato in lui.

Dunque sono addolorata. Addolorata che abbiate scelto di alimentare in lui l’odio, di riempirgli la testa di menzogne e di indottrinarlo nella convinzione che non aveva altra scelta se non quella di combattere una guerra impossibile contro una nazione che cerca solo di seguire il proprio destino ristabilendosi su (una parte almeno) di una terra che ogni giorno restituisce alla luce le prove del nostro lunghissimo passato.

L’uomo che vostro figlio ha cercato di uccidere ha dedicato la propria vita a dire alla gente che una volta avevamo un Tempio, qui, e che un giorno in futuro lo avremo di nuovo. Molti di noi questo semplice sogno lo chiamano estremismo. Non ho sentito nessuno di voi chiamare vostro figlio estremista, anche se ha sparato a un uomo indifeso (e, stando ad alcune notizie, non era nemmeno la prima volta che lo faceva). Vostro figlio non riusciva ad accettare la storia, i fatti. Sì, è proprio così: questa terra ha sempre fatto parte della nostra storia e fa parte del nostro destino.

La parte più triste della vita di vostro figlio è che, se fosse stato educato a parlare e non a combattere, ad ascoltare e non a odiare, la sua vita avrebbe potuto significare qualcosa, qualsiasi cosa, che non fosse morire per niente. E non fatevi illusioni: certamente è morto per niente. Certamente non è morto per la gloria di Allah, né per lo splendore dell’islam. Non solo, grazie al cielo, non è riuscito a uccidere il rabbino Yehudah Glick. In realtà non ha fatto altro che dimostrare che il vero estremista era lui, e non il rabbino Glick. Quello che il rabbino Glick ha sempre fatto non è mai stato altro che parlare: della religione, della storia, del futuro di questa terra. Il rabbino Glick non ha mai puntato un’arma per sparare a un innocente, non ha mai lanciato pietre contro auto e autobus di passaggio, non ha mai incendiato nulla, non ha mai pugnalato né messo bombe.

«Il Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese-Fatah annuncia la morte del suo eroico martire, Il Martire di Gerusalemme Mutaz Ibrahim Khalil Hijazi che ha effettuato l'assassinio del rabbino Yehuda Glick e che è salito al cielo giovedì 30 ottobre 2014, dopo uno scontro a fuoco con le forze di occupazione sioniste a Gerusalemme» (Dalla pagina principale di Fatah su Facebook, 30.1014)

«Il Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese-Fatah annuncia la morte del suo eroico martire, Il Martire di Gerusalemme Mutaz Ibrahim Khalil Hijazi che ha effettuato l’assassinio del rabbino Yehuda Glick e che è salito al cielo giovedì 30 ottobre 2014, dopo uno scontro a fuoco con le forze di occupazione sioniste a Gerusalemme» (Dalla pagina principale di Fatah su Facebook, 30.1014)

Si può rispondere ai proiettili coi proiettili, alle bombe con le bombe, ma le parole e i pensieri e i sogni non sono armi. Il rabbino Glick non è un estremista. E’ un uomo che vuole la pace e la preghiera. Uno che prega con gli ebrei e con i musulmani e con i cristiani. E poi sì, è uno che crede nel compimento di un’antica profezia che parla del ritorno in questa terra e del ritorno al Monte del Tempio. Non ha mai evocato odio, non ha mai esortato all’uccisione di nessuno, non ha mai alzato la voce per la violenza. Il vero estremista non è un uomo di parole e di sogni, ma un essere umano patetico che sceglie la via della barbarie sparando a bruciapelo a un suo simile disarmato. Questo è l’estremismo: quando uno usa la violenza per via dell’abito che un altro indossa, per le parole che dice, per la religione che segue, per il luogo dove ha scelto di vivere.

Così vi scrivo con grande tristezza. Non deve essere facile perdere un figlio, in particolare un figlio con cui avete fallito così miseramente. L’avete allevato nel culto della morte, non della vita. Gli avete insegnato a cercare il martirio, non il modo di tornare a casa ogni giorno sano e salvo. Lo avete cresciuto nelle tenebre, non nella luce. Probabilmente sin da quando era piccolo è stato spinto a credere che il suo scopo fosse morire per l’islam e che la morte sarebbe stata santa. Noi crediamo che sia santa la vita, e che scegliere la vita sia l’esempio migliore che si può dare ai propri figli.

Potrei solo offrirvi la mia speranza che le cose cambino, che altri genitori palestinesi si rendano conto di quanto sia irragionevole insegnare ai giovani a esaltare e desiderare la morte e il martirio. Ma sarebbe una vana speranza, perché le parole dei vostri dirigenti dimostrano già che non la smetteranno.

Forse, più che le condoglianze dovrei esprimervi pietà. Perché dovrete continuare a vivere sapendo come è stato allevato vostro figlio, cosa gli venne inculcato. Giacché in fondo è questo il messaggio, da parte del mio popolo: in fin dei conti quello che suscitate in noi è questa pietà.

(Da: Times of Israel, 4.11.14)

 

In questo video si può vedere Yehudah Glick che prega insieme ad alcuni arabi musulmani sulla spianata del Monte del Tempio: