La necessaria resilienza

I palestinesi e gli europei si sono tirati la zappa sui piedi conducendo (e assecondando) per anni una campagna contro Israele basata su negazione e denigrazione

Di David M. Weinberg

David M. Weinberg, autore di questo articolo

I palestinesi possono incolpare solo se stessi per la dichiarazione del presidente Donald Trump sulla sovranità israeliana a Gerusalemme. E lo stesso vale per i leader europei, oggi tutti impegnati a condannare la mossa di Trump. Palestinesi ed europei si sono tirati la zappa sui piedi conducendo (e assecondando) per anni una pessima campagna contro Israele basata su negazione e denigrazione. La spudorata insistenza nel cercare di delegittimare le radici e i diritti storici e culturali del popolo ebraico a Gerusalemme ha sortito questo risultato, che in definitiva è una nobile sfida: la riaffermazione della realtà.

Negli ultimi dieci anni, e ancor più dopo aver rifiutato nel 2014 l’iniziativa di pace dell’allora Segretario di stato Usa John Kerry, l’Autorità Palestinese del presidente Abu Mazen ha imboccato una strada vergognosa: un sistematico assalto al cuore dell’identità degli ebrei e degli israeliani, un’offensiva volta a negare le fondamenta stesse del legame fra ebrei, Gerusalemme e Terra di Israele.

Su espressa sollecitazione di Abu Mazen, l’Unesco è giunta ad adottare risoluzioni folli e insensate che trattano Gerusalemme come una città esclusivamente musulmana, criminalizzando la custodia della città santa da parte di Israele. La maggior parte degli “amici” europei di Israele ha assecondato questa insolenza, votando o astenendosi su quelle risoluzioni.

“Con tutta evidenza non c’è nessuna equivalenza morale fra il discorso israeliano e la propaganda palestinese”

Dunque, cosa puoi fare quando la Grande Menzogna è evidente ovunque ma nessuno sembra preoccuparsi della verità? Cosa puoi fare quando Abu Mazen ribalta volgarmente la realtà e dice che Israele “apre la strada a un duro conflitto religioso” mentre, in realtà, è proprio lui che fomenta il conflitto, e non il primo ministro Benjamin Netanyahu o Israele? Quello che fai è restare fiducioso e riaffermare verità basilari, come il fatto che da tremila anni Gerusalemme è l’antico patrimonio del popolo ebraico e che da settant’anni Gerusalemme è la capitale dello stato di Israele.

Cosa puoi fare quando Abu Mazen senza vergogna accusa regolarmente e falsamente Israele di fantomatiche “violazioni” ai luoghi santi islamici e cristiani, compresa la moschea di al-Aqsa sul Monte del Tempio, mentre è proprio la sua custodia musulmana, il Waqf, che ha trasformato al-Aqsa in una sorta di fortilizio armato e mira a far degenerare in scontro fisico ogni visita di ebrei al luogo più sacro dell’ebraismo? Cosa puoi fare quando il Waqf di Abu Mazen ha sventrato il Monte del Tempio e gettato in discarica senza ritegno reperti archeologici ebraici antichi di migliaia di anni, mentre il resto del mondo è rimasto a guardare senza la minima protesta? Cosa puoi fare quando i seguaci di Abu Mazen hanno devastato la Tomba di Giuseppe (a Nablus), hanno cercato di distruggere la Tomba di Rachele (a Betlemme) e hanno fatto di tutto per cacciare i cristiani da Betlemme? Quello che fai è cambiare il modo in cui i diplomatici e i rappresentanti israeliani (e auspicabilmente quelli americani e di altri paesi civili) presentano le ragioni di Israele, mettendo in luce i diritti legali, storici, culturali e religiosi che ha Israele in questa terra, e non solo le sue necessità di sicurezza. Quello che fai è non concedere ai palestinesi una sorta di monopolio nel discorso internazionale sui diritti umani nazionali e civili, specialmente su Gerusalemme. Quello che fai è reagire affermando a chiare lettere – contro il tremebondo parere dei soloni super-esperti di processo di pace e di arroganti commissari europei – che Gerusalemme è la capitale di Israele, puramente e semplicemente.

21 settembre 2015. Abu Mazen alla TV palestinese. “Accogliamo con favore ogni goccia di sangue versata a Gerusalemme. E’ sangue puro e pulito sulla via per Allah”

Cosa puoi fare quando Abu Mazen ha il fegato di invocare la “protezione internazionale per i palestinesi a Gerusalemme contro le aggressioni dell’esercito di occupazione” e accusa Israele di “giustiziare” terroristi adolescenti palestinesi, mentre sono gli israeliani che devono guardarsi dalle aggressioni palestinesi con armi bianche e da fuoco, e che (con grande fatica e grande coraggio) si trattengono ogni volta dallo scatenare tutta la forza del loro esercito? Quello che fai è resistere. E chiedere ai tuoi veri amici, negli Stati Uniti e altrove, che siano repubblicani o democratici, evangelici o laici, di difenderti e affermare che Gerusalemme è la capitale di Israele.

Cosa puoi fare quando il Segretario generale dell’Onu e il Papa ingoiano ogni offensiva affermazione di Abu Mazen sugli esclusivi diritti arabi e musulmani a Gerusalemme, ignorando la sua proterva negazione della stessa storia e tradizione cristiana a Gerusalemme? Cosa puoi fare quando costoro denunciano “i discorsi di odio da entrambe le parti”, mentre con tutta evidenza non c’è nessuna equivalenza morale fra il discorso israeliano e la propaganda palestinese, e nessuna equivalenza fattuale tra la propensione alla violenza di israeliani e palestinesi? Di certo non è che scappi spaventato. Quello che fai è prendere la decisione di non farti intimorire dalle eterne minacce della “rabbia palestinese”, di non rinunciare a principi e politiche corretti sotto il ricatto dei sassi, delle molotov, dei coltelli, delle cinture esplosive o di qualunque altra forma di bullismo e prepotenza.

23 giugno 2016. Parlando al Parlamento Europeo, Abu Mazen accusa “rabbini israeliani” di far avvelenare l’acqua per uccidere i palestinesi

Cosa puoi fare quando il presidente e il segretario di stato del tuo principale alleato, Barack Obama e John Kerry, mettono in dubbio la sincera volontà di Israele di mantenere la calma sul Monte del Tempio e danno corso a calunnie varie sulle misure difensive adottate da polizia e Forze di Difesa israeliane in risposta al terrorismo palestinese, mentre la realtà è che Israele ha preservato scrupolosamente (forse fin troppo scrupolosamente) lo status quo sul Monte del Tempio, e le sue forze di sicurezza hanno agito con enorme autocontrollo in risposta a provocazioni, aggressioni e attentati perpetrarti da palestinesi nel cuore stesso dei luoghi santi?

Cosa puoi fare se gli “insediamenti” israeliani, comprese le costruzioni nella Gerusalemme ebraica, vengono falsamente indicati come la prima e unica causa del fallimento del processo di pace, e poi qualcuno pensa bene di astenersi quando il Consiglio di Sicurezza dell’Onu colpisce Israele, e solo Israele, come “ostacolo” alla diplomazia della pace? Quello che fai è augurati che nuovi leader correggeranno i vecchi torti, anche a costo di sfidare l’unanimismo apatico e codardo, e siano disposti a introdurre una dose di realismo e di verità nella dinamica arabo-israeliana, e siano abbastanza coraggiosi da dire, perlomeno, che gli ebrei hanno profondi e radicati diritti a Gerusalemme, riconoscendo il fatto indiscutibile che Gerusalemme è già, e da sempre, e a buon diritto, la capitale di Israele.

(Da: Israel HaYom, 8.12.17)