La necessità di una vera vittoria

Se Hezbollah sopravvivrà militarmente, la sua stessa sopravvivenza ne farà il nuovo eroe della jihad

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1339Il governo libanese, presumibilmente per conto di Hezbollah, ha respinto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza franco-americana sulla cessazione immediata delle ostilità. Evidentemente sono convinti che Stati Uniti e Israele perseguano la pace e che dunque sia possibile strappare loro un accordo più favorevole per Hezbollah. Ma ciò offre la possibilità a Israele di aggiustare il tiro.
In un discorso dello scorso primo agosto il primo ministro israeliano Ehud Olmert disse che Israele aveva sostanzialmente vinto il confronto dal momento che la realtà sul terreno è già cambiata: Hezbollah non sarà più schierato sul confine israeliano, Israele ha distrutto buona parte del potenziale missilistico a lunga gittata di Hezbollah, è stata rimossa una minaccia strategica diretta dall’Iran, mentre Israele ha dimostrato la forza e la determinazione dei propri cittadini e come non sia disposto a farsi paralizzare dalla minaccia dei missili.
Il problema è che tutto questo può anche essere vero, ma non conta molto. In Libano e in tutto il mondo arabo ci si aspetta che Hezbollah, se riuscirà a sopravvivere come organizzazione, sarà ancora più forte in Libano di quanto non fosse prima della guerra. Finché Hassan Nasrallah è vivo e ha un’organizzazione da comandare, la sua stessa sopravvivenza ne fa un eroe per il mondo arabo, e la sua scelta – quella di perseguire la distruzione di Israele – verrà considerata vincente. Può sembrare un modo bizzarro di considerare le cose, ad occhi occidentali, ma percezioni e convinzioni hanno una loro capacità di creare una diversa realtà.
La vista di Israele martellato ogni giorno da centinaia di razzi si può star certi che scalda il cuore dei jihadisti, non di coloro che vorrebbero indirizzare il mondo islamico su una via più moderata. Secondo questa logica, se una milizia come Hezbollah può colpire sanguinosamente Israele e sopravvivere, allora la jihad può proclamare che Israele non è imbattibile e che distruggere Israele è un obiettivo realistico.
Ma per Israele sarebbe un risultato inaccettabile. Finora Olmert sembrava convinto, in base al suo concetto di vittoria basato sul ripristino del potere deterrente di Israele, che un cessate il fuoco nel prossimo futuro fosse accettabile e che non avesse senso spingere più a nord le operazioni militari di terra. In realtà, non si potrà mai sperare che una forza internazionale o il governo libanese portino a termine il compito a meno che Hezbollah non sia stato veramente sconfitto. Quindi Israele non può fermarsi adesso e dichiarare vittoria.
A quanto risulta, il ministro della difesa Amir Peretz insiste per continuare le operazioni di terra fino al fiume Litani. Olmert starebbe riconsiderando la sua iniziale opposizione a questa opzione, soprattutto alla luce delle pesanti perdite sofferte da Israele domenica e della incessante raffica di razzi che colpiscono il nord di Israele. Anche le Forze di Difesa israeliane, che inizialmente non erano più inclini dei politici ad allargare le operazioni di terra, starebbero riconsiderando la cosa.
Inoltre, per quanto il governo di Gerusalemme comprensibilmente non voglia che la guerra si allarghi alla Siria, tuttavia non può ignorare il fatto che la Siria cerca continuamente di rifornire di armi Hezbollah e che alcune delle sue forniture riescono a passare. Non basta che Israele cerchi di bloccarle quando entrano in Libano, con risultati solo parziali. Il governo dovrebbe dichiarare ufficialmente che considera il rifornimento di armi ai terroristi Hezbollah come un atto di guerra, e avvertire che potrebbe essere costretto ad adottare misure per impedire tali rifornire ti, se dovessero continuare.
Bisogna tornare e indicare la vittoria, cioè l’obiettivo, come quello originario al momento dello scoppio del conflitto, tre settimane fa: la distruzione di Hezbollah come forza militare. Non ci vuole molto a capire che, se Hezbollah dovesse uscirne più potente all’interno del Libano, sarebbe una vittoria per Siria e Iran e una sconfitta per tutti gli altri. …
Più e più volte Israele ha voluto credere che contasse poco come le sue azioni vengono percepite dal mondo arabo. Invece i terroristi e i paesi che li sostengono non operano necessariamente secondo il concetto occidentale di interesse nazionale. Una percezione di debolezza e di sconfitta può avere conseguenze molto concrete. L’obiettivo condiviso di affrontare alla radice le cause che potrebbero scatenare un’altra guerra deve partire dal terminare questa guerra con una sconfitta di Hezbollah che sia al di là di ogni dubbio e interpretazione.

(Da: Jersualem Post, 8.08.06)

Nella foto in alto: Un poster del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, su un muro di fronte alle rovine della sua abitazione nel quartiere di Beirut sud Haret Hreik.