La paralisi di Abu Mazen

A Davos non ha potuto fare altro che riproporre formule inadeguate

Da un articolo di Danny Rubinstein

image_1567Nel suo discorso al World Economic Forum di Davos il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha presentato i consueti numeri disperanti: 79% degli abitanti della striscia di Gaza che vivono sotto la soglia della povertà, il reddito annuo pro capite a 800 dollari (contro i 20.000 d’Israele), restrizioni negli spostamenti, distruzione di infrastrutture, frammentazione dei territori, migliaia di detenuti nelle carceri israeliane, economia palestinese succube di quella israeliana.
Come possono districarsi da questa situazione i palestinesi? A Davos Abu Mazen ha detto che, se nell’Autorità Palestinese non emergerà un governo di unità nazionale nel giro di un paio di settimane, convocherà elezioni anticipate per la presidenza e il parlamento. È perlomeno la terza volta in pochi mesi che Abu Mazen impone a Hamas questo ultimatum, e non è successo niente. Ormai non fa più alcuna impressione sui suoi avversari nella striscia di Gaza, che hanno trasformato le strade in un campo di battaglia. Con il governo centrale che a Gaza cade a pezzi, dice l’ex ministro palestinese Ghassan al-Khatib, il suo posto viene preso da milizie locali a carattere tribale.
La verità è che Abu Mazen non può fare granché. A Davos ha ribadito il suo piano per porre fine al conflitto: creazione di uno stato palestinese sulle linee del 1967 compresa Gerusalemme est e soluzione del problema dei profughi sulla base della risoluzione 194. Abu Mazen sa bene che allo stato attuale e nel prevedibile futuro non ha alcuna possibilità di ottenere questo da Israele. Ma deve dirlo perché praticamente tutta la sua gente non è disposta ad accettare nulla di meno.
Per almeno vent’anni il Fatah, guidato da Yasser Arafat, ha condotto i negoziati diplomatici palestinesi. Il suo fallimento divenne evidente con il fallimento del vertice di Camp David (luglio 2000) e lo scoppio della sanguinosa seconda intifada, che ha aperto la strada all’ascesa al potere di Hamas. I palestinesi amano ripetere che è stata la corruzione del regime di Arafat che ha condotto alla sua caduta. In realtà ciò che ne provocò il crollo fu il suo fallimento diplomatico.
Senza una svolta diplomatica, Abu Mazen non ha nessuna chance. Le violenze aumenteranno, allargandosi alla Cisgiordania. Abu Mazen lo sa e corre da Ramallah a Gaza, al Cairo, ad Amman, a Damasco senza che i suoi compromessi diventino per questo più accettabili. Questa è la vera ragione della frustrazione e della disperazione del suo disperante discorso a Davos.

(Da: Ha’aretz, 29.01.07)