La scomoda verità del conflitto israelo-palestinese

Chi vuole la pace non finanzia l’assassinio indiscriminato della popolazione con cui vuole vivere in pace, e non insegna ai bambini a diventare martiri sacrificabili come “balilla”

Di Fred Maroun

Fred Maroun, autore di questo articolo, è un cittadino arabo-canadese

In risposta alla richiesta degli Stati Uniti che l’Autorità Palestinese ponga fine ai vitalizi a favore delle famiglie dei terroristi, Issa Karaka, ministro dell’Autorità Palestinese per i detenuti, ha dichiarato: “La società palestinese è interamente costituita da famiglie di prigionieri e di shahidi [martiri] e sono tutti vittime a causa dell’occupazione israeliana. La richiesta di fermare i pagamenti alle famiglie dei detenuti non è un dettaglio, e qualcosa di molto grave con grandi conseguenze sociali. Nessuno nell’Autorità Palestinese potrebbe mai adottare una tale misura. Sarebbe molto difficile per l’Autorità Palestinese interrompere l’aiuto umanitario alle famiglie di prigionieri e martiri”.

Che il ministro palestinese se ne renda conto o meno, questa sua affermazione ci dice che il terrorismo palestinese è una monumentale industria senza la quale la società palestinese difficilmente potrebbe funzionare.

Il presidente americano Donald Trump, che in passato aveva detto “finché i palestinesi non abbandonano il terrorismo e non riconoscono Israele come stato ebraico non sarà mai raggiunto un accordo di pace”, ora afferma che “Abu Mazen vuole la pace”. Ma la realtà dei fatti non conforta questo ritrovato ottimismo. Chi vuole la pace non finanzia l’assassinio indiscriminato e a sangue freddo della popolazione con cui vuole vivere in pace. Chi vuole la pace non condanna l’uccisione di terroristi colti nell’atto di commettere attentati. Chi vuole la pace non adotta programmi scolastici che “insegnano ai bambini a diventare martiri sacrificabili, a rifiutare i negoziati e a sposare la causa della guerra continua” (così Marcus Sheff, direttore di IMPACT-se).

Per dirla in modo semplice, i palestinesi vengono pagati per essere terroristi. Vengono pagati per garantire che il conflitto non finisca mai. Nascono in un clima di odio, crescono con gli stipendi degli assassini del terrorismo e vengono pagati per continuare il ciclo all’infinito commettendo ulteriori atti di terrorismo.

Primo premio del concorso di disegno “Cos’è una combattente ai tuoi occhi”, organizzato dall’Olp con fondi Usa e Ue, alla 16enne Ru’a Amjad che ha disegnato una famiglia palestinese con mitra Kalashnikov e una mappa della Palestina che cancella Israele dalla carta geografica (da Al-Quds, 29.3.17)

I palestinesi non hanno inventato l’odio arabo verso gli ebrei. Ve n’è in abbondanza in altre parti del Medio Oriente. In Libano, semplicemente comunicare con un israeliano può portare in galera una persona. I feriti siriani che sono stati curati in un ospedale da campo israeliano istituito a questo scopo sul Golan non devono portare con sé nulla che abbia una scritta in ebraico, quando tornano in Siria, perché ciò potrebbe costargli la vita. In realtà, è l’odio arabo verso gli ebrei che ha creato il conflitto israelo-palestinese, spingendo gli arabi a respingere l’idea stessa di uno stato ebraico indipendente e a scatenare la guerra contro di esso. La violenza palestinese contro gli ebrei è sempre stata intrecciata con l’odio arabo verso gli ebrei, e oggi è lo strumento principale per mantenerlo vivo.

Finché i palestinesi saranno guidati da terroristi, cresciuti nell’odio e pagati per fare i terroristi, la probabilità che la pace scaturisca da negoziati con i palestinesi è pari a zero. Questa è la scomoda verità del conflitto israelo-palestinese. Nessun leader americano ha mai affermato che Osama Bin Laden, il fondatore e capo di Al-Qaeda, l’organizzazione che pianificò gli attacchi dell’11 settembre, volesse la pace con gli Stati Uniti d’America. Nessun leader europeo ha mai affermato che Abu Bakr al-Baghdadi, il ”califfo” dell’ISIS, un’organizzazione che ha rivendicato diverse stragi terroristiche in Europa, voglia la pace con l’Europa. Non lo dicono, perché sarebbe assurdo. E altrettanto assurdo è dire che coloro che mantengono il terrorismo palestinese contro Israele vogliono la pace con Israele. Eppure lo dicono. L’ex presidente americano Barack Obama lo ha detto per otto anni. I leader europei lo dicono spesso e volentieri. Adesso lo dice anche Trump.

La verità è difficile da accettare, per i politici, perché significa ammettere che una soluzione per i palestinesi deve essere trovata nonostante i palestinesi: cosa “politicamente scorretta”, persino per Trump. Eppure va detta. Nella ricerca di una soluzione pacifica non c’è ragione di coinvolgere Fatah, Hamas o altri che sostengono di rappresentare i palestinesi: hanno tutti malamente tradito la loro gente e continuano a farlo ogni giorno. L’unica speranza per la pace, in questo momento, sarebbe una soluzione imposta, per loro interessi, da potenze maggiori come l’Egitto e l’Arabia Saudita. I politici occidentali dovrebbero trovare il coraggio di dirlo, e poi mettere mano a soluzioni reali.

(Da: Times of Israel, 22.6.17)

Studente della scuola Unrwa a Kalandia: “Pugnalare o investire con l’auto degli ebrei dà dignità ai palestinesi”

 

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