La sconfitta del centro

Verso le elezioni: Kadima perderà perché non ha seguito la via indicata da Sharon

di Ari Shavit

image_2400Un’affermazione della destra nelle elezioni israeliane del prossimo 10 febbraio sembra ormai certa. Salvo imprevedibili sorprese, Benjamin Netanyahu sarà probabilmente il prossimo primo ministro d’Israele. Dopo tre anni di governo di centro-sinistra, salirà al potere un governo di centro-destra, con Likud-Shas-Yisrael Beiteinu come coalizione un po’ meno probabile, Likud-Labor-Kadima come coalizione un po’ più probabile.
In ogni caso, il programma di spartire il paese (su cui Kadima vinse le scorse elezioni) cederà il posto a un programma centrato sulla sicurezza nazionale. Gli israeliani che votarono a sinistra nel 1999 e al centro nel 2006 voteranno ora per un governo con il cuore a destra.
Il successo della destra non era inevitabile. Non è il risultato di un innamoramento dell’elettorato per gli insediamenti sulle colline di Giudea e Samaria (Cisgiordania). Lo zoccolo della maggioranza degli israeliani resta quello che era: realistico e pragmatico. Una maggioranza da tempo consapevole che il sogno di preservare “l’integrità della Terra d’Israele” è svanito, ma che vede come un incubo la nascita di uno Stato di Hamas letteralmente alla periferia di Tel Aviv. È vero che la controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza ha evocato anche atteggiamenti sciovinisti: foschi sentimenti sono scaturiti qua e là dalle coscienze. Ma si tratta di emozioni che fanno la loro comparsa in tutte le nazioni in tempo di guerra, e che non hanno modificato l’atteggiamento di fondo dell’elettore israeliano: un atteggiamento che era, e rimane, fortemente centrista e “falco-moderato”, quello di chi ritiene che Israele debba sì lasciare i territori, ma dei palestinesi non si fida.
Dunque l’attesa vittoria del Likud non nasce da un’improvvisa trasformazione dell’elettore medio israeliano in un Benny Begin. L’elettore medio non è né rispettabile, né liberale né nazionalista quanto Benny Begin. L’elettore medio non alberga i principi e i valori del vecchio partito Herut, che sta per tornare la potere. Il vero motivo per cui molti israeliani voteranno a destra nel 2009 è la loro profonda delusione per il centro: la leadership, il partito, il cinismo del centro. Delusione per il fatto che il centro non ha trasformato il suo approccio “falco-moderato” in una visione complessiva da cui far derivare una chiara politica.
Quando Ariel Sharon fondò Kadima, l’intento era chiaro: offrire a Israele una terza via. Sostituire le visioni messianiche e utopistiche della destra e della sinistra con una prospettiva realistica. Sharon non era forse uomo di principi, ma era guidato da due semplici concetti: no al mantenimento dello status quo (perché pericoloso), no a un accordo sullo status finale (semplicemente perché impossibile da raggiungere). L’alternativa concreta di Sharon ad entrambe queste opzioni era un processo a lungo termine che garantisse a Israele il massimo della sicurezza con il minino di occupazione. In altri termini: un confine. Né la fine del conflitto né una sua intensificazione, ma un confine che permettesse a israeliani e palestinesi di gestire la conflittualità in modo accettabile; un confine che permettesse allo stato ebraico di continuare a svilupparsi anche in mancanza di una pace vera e completa.
Kadima ha tradito entrambi questi concetti di Sharon. Nei suoi tre anni di governo non ha fatto nulla per cambiare il pericolo status quo in Cisgiordania. Negli ultimi due anni ha condotto illusori negoziati su un accordo di status finale, che naturalmente sono falliti. Invece di mantenersi realistico e avviare un processo di lungo periodo, Kadima ha fatto vane promesse di una “pace adesso”. La sua condotta del processo di pace non è stata nello spirito di Sharon, ma nello spirito di Yossi Beilin. La sua condotta militare in quello di Vladimir Putin.
Il risultato di questo cocktail esplosivo nel campo della costruzione della pace è stato un fallimento a più dimensioni. Ma il risultato politico non è meno grave. Vedere Kadima trasformato in “Meretz fuso” logora la sinistra anziché far crescere il centro. Nel 2009 Kadima non rappresenta una vera alternativa alla destra, ma niente più che l’ennesimo partito espressione dei quartieri alti di Tel Aviv in competizione con Ehud Barak (laburista) e Haim Oron (Meretz) per il voto degli elettori orfani di Tommy Lapid (il liberale laico del Shinui).
È troppo tardi per pensare di modificare il risultato del 10 febbraio. Ma è importante capire che esso rappresenterà più la sconfitta del centro che una vittoria della destra. Il centro perderà non perché è il centro, ma perché ha smesso di essere il centro. Il centro perderà perché non ha mantenute la promessa di una terza via.

(Da: Ha’aretz, 29.01.09)

Nella foto in alto: Ari Shavit, autore di questo articolo