La scoperta della Tomba di re Erode il Grande all’Herodium

Importanti risultati di una lunga campagna di scavi condotta da archeologi dell’Università di Gerusalemme

image_1693La lunga ricerca della tomba di Erode il Grande ha avuto termine con la venuta alla luce dei resti della sua tomba, sarcofago e mausoleo sulle pendici nord-orientali del Monte Herodium. Lo ha annunciato il prof. Ehud Netzer dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Gerusdalemme.
Erode fu re della Giudea, nominato dai romani, dal 37 al 4 a.e.v. ed era rinomato per i suoi innumerevoli progetti monumentali, tra cui la ricostruzione del complesso del Tempio di Gerusalemme, il palazzo di Masada, oltre al complesso dell’Herodium, 15 km a sud di Gerusalemme.
L’Herodium, ha ricordato il prof. Netzer, è il più imponente dei progetti di Erode, l’unico sito che porta il suo nome, quello dove volle essere sepolto ricordato, il tutto integrato da un unico, grande palazzo alle soglie del deserto. Quindi la scoperta della tomba diventa il culmine della ricerca sul sito.
L’approccio al sepolcro – che é stato descritto dagli archeologi come uno dei ritrovamenti più importanti nel paese negli ultimi anni – è avvenuto attraverso una scala monumentale (larga 6,5 metri) che portava alla collina costruita appositamente per la processione funebre. Gli scavi sulle pendici della montagna, sulla cui cima si trova la famosa struttura, comprendevano un palazzo, una fortezza e un monumento, e sono cominciati in agosto 2006. La spedizione era guidata dal prof. Netzer, insieme a Yaakov Kalman e Roi Porath, con la partecipazione di beduini locali.
La posizione e la natura unica dei reperti, oltre alla documentazione storica, non lasciano dubbi che questa fosse la tomba di Erode, ha detto il prof. Netzer. Il mausoleo fu quasi completamente smantellato nell’antichità. Al suo posto rimase solo una parte del podio ben costruito: una base fatta di pietra bianca incisa, di forma e dimensioni mai viste in precedenza ad Herodium.
Tra i molti elementi architettonici di alta qualità, in gran parte ben decorati, sparsi tra le rovine, spicca un gruppo di urne decorate, fatte con la forma degli speciali vasi che erano usati per contenere le ceneri umane. Altre simili si trovano sui monumenti funebri del mondo nabateo. Le urne avevano un coperchio triangolare ed erano decorate sui lati.
Sparsi tra le rovine ci sono pezzi di un grande, unico sarcofago (lungo quasi 2,5 metri), fatto di calcare rossiccio di Gerusalemme, decorato a rosette. Il sarcofago aveva un coperchio triangolare, decorato sui lati. Questo sembra essere per certo il sarcofago di Erode. Solo pochissimi altri sarcofagi dello stesso genere si conoscono nel paese e si trovano solo in tombe elaborate come quella famosa del re a Selah a-Din Street, a Gerusalemme. Benché non siano ancora state trovate iscrizioni, né sul sarcofago né nei resti dell’edificio, se ne potrebbero trovare durante la continuazione dello scavo.
È da notare il fatto che il sarcofago era rotto in centinaia di pezzi, senza dubbio deliberatamente. Questa attività, compresa la distruzione del monumento, sembra abbia avuto luogo negli anni 66-72 e.v., durante la prima rivolta degli ebrei contro i romani, quando i ribelli si impadronivano dei siti, stando a Giuseppe Flavio e alle testimonianze archeologiche. I ribelli erano noti per il loro odio per Erode e tutto quello che rappresentava, in quanto governatore “cliente” dei romani.
La ricerca della tomba di Erode, cominciata attivamente trent’anni fa, fino alla metà del 2006 si era concentrata sull’Herodium inferiore, in una zona che era stata costruita espressamente per il funerale e la sepoltura del re: l’area della tomba. Per rivelare i resti dell’epoca di Erode, la spedizione è stata“costretta” dapprima a scavare un grosso complesso di strutture bizantine (tra cui una chiesa), uno sforzo che ha richiesto molti anni di scavi.
L’area della tomba comprendeva due edifici monumentali e un grande bagno rituale ebraico (mikveh), oltre alla grande strada (lunga 350 metri e larga 30) preparata per il funerale. Quando non fu trovato alcun segno del sepolcro stesso all’interno dell’area della tomba, la spedizione cominciò a cercarlo sul pendio della collina, benché sembri non esserci dubbio che l’intenzione iniziale del re fosse di essere sepolto dell’area e che solo più tardi, diventando vecchio, abbia cambiato idea e abbia voluto essere sepolto nel cono artificiale che dava alla collina di Herodium la sua attuale inconfondibile forma di vulcano.
La principale fonte storica dell’epoca del secondo tempio, lo storico Giuseppe Flavio, ha descritto il sito dell’Herodium nei dettagli, oltre al funerale nell’anno 4 a.e.v., ma non la tomba vera e propria.
Ecco quello che scrive: “Il funerale del re occupò in seguito la sua attenzione. Archelaus, non omettendo nulla che potesse contribuire alla sua magnificenza, tirò fuori gli ornamenti regali che dovevano accompagnare la processione in onore del defunto. La bara era di oro massiccio, con pietre preziose, e aveva una copertura di porpora, ricamata in vari colori; su questa giaceva il corpo avvolto in una veste viola, con un diadema sul capo e una corona d’oro, lo scettro vicino alla mano destra. Intorno alla bara c’erano i figli di Erode e un numeroso gruppo di parenti; questi erano seguiti dalle guardie, dal contingente di traci, germani e galli, tutti in assetto da guerra. Il resto delle truppe marciava davanti, armate e ordinate, comandate dai comandanti e dagli ufficiali subordinati; dietro venivano 500 dei servi e dei liberti di Erode, portando spezie. Il corpo fu poi portato per una ad Herodium, dove fu sepolto, secondo le direttive del defunto. Cosi finì il regno di Erode”. (Guerra Giudaica 1,23,9).
Il prof. Netzer iniziò la sua attività archeologica a Herodium nel 1972, dapprima su piccola scala. La portata del suo lavoro si ampliò con la decisione di trasformare tutto il complesso dell’Herodium in un parco nazionale, che avrebbe dovuto occupare 125 acri. L’ampliamento del parco ebbe inizio nel 1980. Sfortunatamente l’attività sul sito, comprese le ricerche sul complesso dei tunnel all’interno del monte dei tempi di Kokhba (II sec. E.v.), si interruppero a causa della prima intifada nel 1987. I lavori ripresero dieci anni dopo e continuarono fino al 2000. Dopo una seconda interruzione, ripresero di nuovo alla fine del 2005.
Il prof. Netzer aveva ottenuto il suo primo “contatto ravvicinato” con l’architettura erodiana quando si era unito a Yigael Yadin (negli anni 1963-66) per la spedizione a Masada. La sua dissertazione per il Ph.D. sull’ archaeologia, guidata da Yadin, lo porto ad iniziare gli scavi sia all’Herodium inferiore che a Gerico, al complesso dei palazzi d’inverno di Asmoneo ed Erode. Il sito a Gerico, dopo gli scavi di Netzer, mostra oggi tre palazzi di Erode e un grande complesso ancora ignoto di palazzi d’inverno asmonei.
Netzer ha anche scoperto altre strutture erodiane in altre parti del paese e ha scritto vari libri e articoli sull’argomento dell’architettura erodiana.
Yaakov Kalman, archeologo e agricoltore, ha partecipato a molti scavi in tutto il paese e ha preso parte attiva negli scavi di Netzer a Masada, Gerico ed Herodium.
Roi Porath ha preso parte attiva all’indagine sulle grotte del deserto della Giudea e vanta molte scoperte significative.

(Da: Ha’aretz, 8.05.07)