La sensibilità a singhiozzo di Jimmy Carter

Deliberata e gratuita l’offesa nel titolo del suo libro contro Israele

Da un articolo di Alan Dershowitz

image_1769Quando (l’ex presidente Usa) Jimmy Carter utilizzò la parola “Apartheid” nel titolo del suo recente libro (“Palestina, pace non apartheid), sapeva bene che avrebbe profondamente ferito molti israeliani, molti ebrei e molti altri che sostengono gli sforzi fatti da Israele per arrivare alla pace con i suoi vicini arabi. Ma decise di usare deliberatamente quella parola così dolorosamente offensiva esattamente allo scopo di provocare. Come ha scritto Jeffrey Goldberg del Washington Post, si trattava di un classico specchietto per le allodole dal momento che, nel testo del libro, la parola “apartheid” compare tre volte in tutto e Carter si dà un gran da fare per spiegare che ciò che a suo parere fa Israele “è diverso dal Sud Africa, non è razzismo…”.
Carter era stato avvertito dai suoi amici di non usare la parola “apartheid”, inesatta e provocatoria. Ma lui ha insistito per metterla nel titolo, sapendo benissimo quanto sarebbe stata offensiva per tanta gente.
Ora, si confronti questa totale insensibilità di Carter verso i lettori ebrei con la sua straordinaria ipersensibilità verso i lettori musulmani del controverso libro di Salman Rushdie “Versetti satanici”. Quando Rushdie venne condannato a morte in contumacia dall’ayatollah Khomeini, e quando Khomeini promise il “paradiso” a chiunque avesse assassinato Rushdie, Carter non ci risulta che sia balzato in difesa dell’autore minacciato di morte. Al contrario, Carter lo condannò per il suo “diretto insulto verso milioni di musulmani il cui sacro credo è stato violato e che soffrono in contenuto silenzio…”. Certo, Carter recitò anche la difesa d’ufficio della libertà d’espressione (“mentre le libertà del Primo Emendamento di Rushdie sono importanti…”) e la critica d’obbligo a Khomeini (“è nostro dovere condannare la minaccia di uccisione…”), ma è chiaro che le sue vere simpatie andavano ai musulmani offesi. Ecco cosa scrisse nel suo articolo intitolato “Il libro di Rushdie è un insulto”:
“Questo è il genere di ferite intellettuali che è difficile rimarginare. I leader occidentali dovrebbero mettere bene in chiaro che, mentre vengono protetti la vita e diritti civili di Rushdie, tuttavia non esiste alcun sostegno a un insulto al sacro credo dei nostri amici musulmani. Dobbiamo ricordare che non sono coinvolti solo i fondamentalisti, iraniani e altri. In tutto il mondo vi sono milioni di musulmani che aspettano una risposta premurosa e costruttiva alle loro inquietudini”.
Carter è stato praticamente zitto anche quando milioni di musulmani si scatenarono per le vignette danesi che ritraevano Maometto (alcune in modo positivo, altre in modo negativo).
La sua sensibilità sembra limitata a musulmani e cristiani. Ecco infatti cosa scrisse sul film “L’ultima tentazione di Cristo”:
“…le scene blasfeme sono ancora più dolorose per me e tanti altri che condividono la mia fede. Non v’è dubbio che Scorsese, un cristiano dichiarato, e i produttori del film prevedevano le reazioni negative del pubblico e ne hanno tratto profitto”.
Ma lo stesso Carter ha “previsto” benissimo e ha “tratto profitto” dal titolo deliberatamente offensivo del suo best-seller. Né ricordo d’aver sentito nessuna condanna da parte di Carter del film di Mel Gibson “La Passione di Cristo”, che pure ha offeso tanti ebrei.
La sensibilità di Jimmy Carter sembra scomparire improvvisamente quando si tratta di ebrei. Ed esiste un termine preciso per indicare questo fenomeno.

(Da: Jerusalem Post, 23.07.07)

Nella vignetta in alto (dal Jerusalem Post): Jimmy Carter ha dichiarato che George Bush è il peggiore presidente della storia americana. Ma secondo alcuni Carter è semplicemente troppo modesto.