La sfida dei “brigatisti” di Nablus

I campi come Balata sono da sempre off-limits per le forze dell’Autorità Palestinese

Da un articolo di Khaled Abu Toameh

image_1889Gli sforzi del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per imporre legge e ordine in Cisgiordania hanno subito una battuta d’arresto lunedì scorso quando palestinesi armati appartenenti alla sua fazione Fatah hanno aperto il fuoco contro poliziotti palestinesi nel campo di Balata, presso Nablus.
Nel frattempo, durante un incontro lo stesso giorno a Gerusalemme, il ministro della difesa israeliano Ehud Barak diceva al primo ministro palestinese Salaam Fayad che, se il dispiegamento di nuove forze di sicurezza palestinesi a Nablus avesse avuto successo nel ripristinare l’ordine, allora le Forze di Difesa israeliane avrebbero autorizzato analoghi dispiegamenti in un’altra città della Cisgiordania.
Almeno cinque sono le persone rimaste ferite negli scontri a fuoco di lunedì a Nablus fra le due fazioni palestinesi, cosa che ha spinto la dirigenza di Ramallah a inviare ulteriori rinforzi nella città della Cisgiordania settentrionale.
Il grave scontro conferma le dimensioni della sfida che Abu Mazen e le sue forze di sicurezza devono affrontare se vogliono affermare la loro autorità in Cisgiordania, dopo aver perso la striscia di Gaza a vantaggio di Hamas.
Tuttavia, lunedì tutti gli indicatori mostravano che Abu Mazen non è interessato a un’escalation perché vuole evitare una lotta intestina prima della conferenza di pace di Annapolis, Maryland, sponsorizzata dagli Stati Uniti. Inoltre, non v’è alcuna garanzia che le sue forze accetterebbero di prendere parte alla repressione dei miliziani armati di Fatah.
A Nablus, diverse bande affiliate a Fatah hanno giurato di non cedere le armi alle forze di sicurezza palestinesi (contravvenendo all’accordo per l’amnistia raggiunto con Israele), sostenendo d’essere ancora nel mirino dell Forze di Difesa israeliane.
Secondo gli abitanti del posto, i gangster di Fatah sono dietro all’ondata di crimini che ha investito Nablus negli ultimi cinque anni. “Più che combattere Israele – dice un eminente uomo d’affari palestinese – le bande terrorizzano la popolazione della città. Di fatto sono loro che la controllano come fossero la polizia”.
Lo scorso fine settimana circa 300 poliziotti palestinesi sono stati schierati a Nablus nel quadro di un piano di sicurezza sostenuto dagli Stati Uniti e concordato con Israele, per rafforzare la posizione di Abu Mazen in Cisgiordania in vista della conferenza di pace prevista per la fine del mese. Ma gli abitanti dicono che, a parte girare per la strade e piazzarsi sui tetti, i poliziotti non hanno preso nessuna misura concreta contro le decine di miliziani che da tempo impongono un vero e proprio regno di terrore e intimidazione in quella che è la più grande città della Cisgiordania.
In base al piano concordato, i poliziotti palestinesi sono autorizzati a pattugliare le strade solo fino a mezzanotte, quando la responsabilità per la sicurezza torna ai soldati israeliani. Gli ufficiali delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese a Nablus hanno reclamato, lunedì, sostenendo che questo sistema rende difficile, se non impossibile, assolvere i loro compiti. “La gente qui non ci prende sul serio perché non siamo autorizzati ad operare dopo la mezzanotte”, spiega un ufficiale. Il quale però dice anche che lui e i suoi uomini non hanno ricevuto dai loro dirigenti nessun ordine preciso contro i miliziani armati, specie quelli affiliati alle Brigate Martiri di Al-Aqsa, ala militare di Fatah. “Nessuno ci ha detto che il nostro compito è disarmare o arrestare i membri delle Brigate Al-Aqsa”, dice l’ufficiale.
Il generale Diab al-Ali, comandante della sicurezza dell’Autorità Palestinese nell’area di Nablus, ammette che gli scontri di lunedì non sono stati causati dalla decisione di imprimere un giro di vite ai membri indisciplinati delle Brigate Al-Aqsa. Gli scontri a fuoco, spiega, sono scoppiati dopo che alcuni poliziotti avevano arrestato “per errore” il fratello di un miliziano di Fatah del campo di Balata. “Il miliziano, ricercato dall’Autorità Palestinese, si era rifugiato a Balata – spiega – Abbiamo rilasciato il fratello e ci siamo scusati con lui perché era stato arrestato per errore”. Secondo Diab al-Ali, quando una unità di polizia ha tentato di entrare a Balata per rintracciare il ricercato, decine di miliziani e di residenti l’hanno bersagliata di pietre costringendola a ripiegare. Il veicolo della polizia abbandonato sul posto è stato preso dai membri delle Brigate Al-Aqsa.
Balata, come la maggior parte dei campi palestinesi, è da sempre off-limits per le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese. In Cisgiordania, i campi sono sotto il controllo esclusivo delle milizie di Fatah che fanno da poliziotti, da giudici e da giustizieri.
Balata, il più grande campo palestinese in Cisgiordania, è da sempre considerato un osso duro. Diversi tentativi da parte dell’allora presidente dell’Autorità Palestinese Yasser Arafat di schierare poliziotti all’interno del campo sono stati fatti fallire dai miliziani di Fatah, considerati veri eroi da non pochi abitanti del campo.
In questo quadro, Abu Mazen non può permettersi uno scontro diretto con i miliziani della sua stessa fazione, soprattutto quando molti di loro sono ricercati da Israele. Un’azione repressiva contro le Brigate Martiri di Al-Aqsa in Cisgiordania alla vigilia della conferenza di Annapolis non farebbe che minare il potere di Abu Mazen, facendolo apparire come una pedina nelle mani di Israele e Stati Uniti. Ecco perché le istruzioni che ha dato Abu Mazen ai suoi comandanti della sicurezza a Nablus erano di fare il possibile per evitare uno scontro con i miliziani all’interno del campo, e cercare di risolvere la crisi con mezzi pacifici. Che è poi la politica non dichiarata adottata sia da Arafat che da Abu Mazen sin da quando è stata creata l’Autorità Palestinese.

(Da: Jerusalem Post, 6.11.07)

Nella foto in alto: Forze dell’Autorità Palestinese in azione lunedì scorso contro miliziani delle Brigate al-Aqsa (Fatah) nel campo di Balata, presso Nablus