La Shoà, Hamas e la riconciliazione fra fazioni palestinesi

Sarebbe bello credere a una trasformazione in senso moderato di Hamas (e a un tardivo ravvedimento di Abu Mazen sullo sterminio degli ebrei per mano nazista)

Editoriale del Jerusalem Post

Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) accoglie e onora un gruppo di terroristi scarcerati da Israele (Ramallah, agosto 2013)

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) festeggia un gruppo di terroristi scarcerati da Israele (Ramallah, agosto 2013)

In una dichiarazione diffusa domenica dall’agenzia di stampa palestinese ufficiale WAFA, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha dichiarato che “ciò che è accaduto agli ebrei durante l’Olocausto è stato il delitto più atroce contro l’umanità che si sia verificato nell’era moderna”.

La dichiarazione di Abu Mazen, sebbene sia benvenuta, appare piuttosto sorprendente se si considera che la sua tesi di dottorato, intitolata “Il collegamento tra i nazisti e i capi del movimento sionista – 1933-1945”, accettata in Russia nel 1982 dall’Istituto di Scienze Orientali dell’Accademia Sovietica delle Scienze di Mosca, si dedicava alla negazione della Shoà. Nel 1984 Abu Mazen pubblicò un libro in arabo, derivato dalla sua tesi, dal titolo “L’altra versione. Il rapporto segreto tra nazismo e sionismo”. In esso ripudiava quella che definiva “l’invenzione sionista, la fantastica menzogna che siano stati uccisi sei milioni di ebrei”. Invece, sosteneva Abu Mazen, gli ebrei morti nei campi nazisti non furono più di 890.000, e anche questi furono soprattutto vittime di un complotto sionista-nazista. Abu Mazen citava negazionisti come Robert Faurisson, quello che sosteneva che le camere a gas nei campi di concentramento nazisti non sono state usate per uccidere gli ebrei, ma solo per disinfettarli ed evitare la diffusione di malattie.

Abu Mazen potrebbe aver cambiato idea nei trent’anni successivi. Ma è un fatto che fino a poco tempo ha continuato a diffondere quella distorta visione della storia. Nel gennaio 2013, in un’intervista alla tv libanese Al-Meyadeen ribadiva la sua idea che sionismo e nazismo sono stati complici alla vigilia della seconda guerra mondiale. E negli stessi giorni in cui preparava la sua inedita dichiarazione di ieri sulla Shoah , il presidente dell’Autorità Palestinese stava orchestrando un’altra sorpresa: l’accordo di riconciliazione tra l’Olp e Hamas, un’organizzazione terroristica che sostiene gli attentati suicidi contro gli ebrei e che aspira esplicitamente a rendere judenrein (ripulito da ogni presenza ebraica) tutta la regione che si estende tra il fiume Giordano e il mar Mediterraneo.

Israele controlla tutto il mondo. Dal quotidiano ufficiale dell'Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, 11.3.14

Israele controlla tutto il mondo. Dal quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, 11.3.14

In effetti – a parte il teorico rifiuto del terrorismo da parte dell’Autorità Palestinese (salvo glorificarne gli esecutori) e la sua accettazione in linea di principio di una soluzione a due stati (ma senza riconoscere che uno dei due è lo stato del popolo ebraico), due concessioni che Hamas considera orribili tradimenti della causa palestinese –gli  esponenti e le istituzioni dell’Autorità Palestinese condividono con Hamas la costante tendenza a riprodurre e diffondere classici cliché rabbiosamente anti-ebraici, come documenta puntualmente Palestinian Media Watch. Solo il mese scorso, tanto per fare un esempio, mentre Israele e palestinesi erano impegnati in negoziati di pace, il quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat al-Jadida pubblicava una vignetta degna delle paranoie antisemite da Protocolli dei Savi di Sion in cui veniva raffigurato un Israele piccoletto che controlla Russia e Stati Uniti, che a loro volta tengono nelle rispettive tasche “resistenza” islamica e stati islamici moderati.

Inutile dire che l’accordo di riconciliazione tra Hamas e Olp non contiene nessuna clausola che impegni Hamas a: 1) riconoscere Israele; 2) rinunciare al terrorismo; 3) rispettare i precedenti accordi israelo-palestinesi. Vale a dire, i tre principi stabiliti dal Quartetto per il Medio Oriente (Usa, UE, Onu Russia) per chiunque voglia partecipare al processo di pace.

Tv dell’Autorità Palestinese, 22.3.13. Una bambina viene invitata a recitare una poesia in cui si parla degli ebrei come di “nemici ai Allah, figli di maiali”

Sarebbe bello credere che i movimenti a cui stiamo assistendo in campo palestinese consistano in una graduale trasformazione in senso moderato di Hamas, che attualmente si trova sotto una tremenda pressione economica e politica a causa della sua rottura con il regime di Assad e con l’Iran, e per lo scontro in atto con la giunta militare al potere in Egitto. Purtroppo, considerando il background intellettuale di Abu Mazen e le correnti violentemente anti-ebraiche all’interno della società palestinese, è assai più probabile che quello a cui stiamo assistendo, se davvero l’accordo di riconciliazione organizzato in tutta fretta è destinato a tenere, sia piuttosto una radicalizzazione della scena politica palestinese. Non resta che augurarsi che questa apparente radicalizzazione non comporti un ulteriore deterioramento della regione verso violenza e spargimenti di sangue.

(Da: Jerusalem Post, 27.4.14)

Hamas ribadisce: “Non riconosceremo mai Israele”. Hamas ha messo in chiaro, domenica, che non ha alcuna intenzione di riconoscere Israele, pur sostenendo che non ostacolerà i negoziati teoricamente in corso tra Olp e Gerusalemme. Nei primi giorni dopo la firma dell’accordo di riconciliazione con Fatah, l’unico commento ufficiale di Hamas era stata una laconica dichiarazione diffusa mercoledì da Gaza che definiva l’unità palestinese “un successo nazionale e uno snodo importante nella storia palestinese”. Ma i successivi commenti del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), secondo cui il governo di unità nazionale da lui guidato riconoscerà Israele, insieme a dichiarazioni nello stesso senso attribuite sabato scorso dal Washington Post al portavoce del “governo” di Hamas, Taher Nunu, hanno spinto diversi esponenti di Hamas a prendere posizione. “Le parole che mi sono state attribuite dal giornale americano sono errate e le smentisco inequivocabilmente” ha detto domenica Taher Nunu all’agenzia di stampa palestinese Qudsnet. Nunu ha aggiunto che potrebbe querelare il Washington Post per la “falsa notizia”. Sami Abu Zuhri, un portavoce del movimento Hamas, ha tracciato una distinzione tra il governo di unità palestinese, che avrà il compito di gestire gli affari interni, e l’Olp, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, di cui Hamas non fa parte, il cui ruolo comprende il negoziato con Israele. “Prendiamo atto che il riconoscimento dell’occupazione [Israele] da parte di Abu Mazen è la sua posizione tradizionale, nulla di nuovo. Ma la posizione del movimento Hamas è granitica nel non riconoscere l’occupazione in qualsiasi forma. In ogni caso i negoziati sono affare dell’Olp: il governo [di unità nazionale palestinese] non vi ha niente a che fare”. Anche Hassan Youssef, un esponente di Hamas in Cisgiordania che la settimana scorsa aveva detto a Times of Israel che la riconciliazione palestinese sarà utile per il processo di pace, domenica si è precipitato a precisare, al sito web del quotidiano di Hamas Al-Resalah, che Hamas non riconoscerà mai Israele, aggiungendo che “Hamas non è responsabile delle relazioni dell’Olp con Israele”. (Da: Times of Israel, 27.4.14)