La speranza assassinata a Jenin

Quale democrazia, quale pace con gente che uccide i propri più leali sostenitori?

Di Ray Hanania, Eitan Haber

image_3108Scrive RAY HANANIA: «L’attore, produttore e regista teatrale Juliano Mer-Khamis era un ribelle silenzioso, ma efficacissimo, contro il dilagante fanatismo, e stava facendo molto per avvicinare la pace. Ricordo d’aver cercato di contattarlo quando lanciai l’Israeli-Palestinian Comedy Tour nel novembre 2006, una tournée intesa a contribuire al superamento delle animosità e delle incomprensioni fra le due parti, mettendo in scena me stesso e altri tre attori, gli israeliani Charley Warady e Yisrael Campbell e il mio amico ebreo afro-americano Aaron Freeman.
Non siamo mai riusciti ad incontrarci.
La gente mi diceva che quel che stavo facendo era una buona idea, ma mi avvertiva che c’erano persone che avrebbero tentato di farla crollare. Ma io ero in qualche misura protetto dal fatto di essere un palestinese cristiano, il che faceva di me un’anomalia, oggi sempre più rara, difficile per gli estremisti da attaccare. Perlomeno allora.
I miei scritti denunciavano la violenza da entrambe le parti, ma quelle sbandierate dagli estremisti erano sempre e solo le mie critiche a Israele. Tolleravano le mie critiche a Hamas e ai fanatici religiosi solo perché sono cristiano. Negli ultimi anni, però, le voci di odio sono andate rapidamente crescendo per forza e quantità. Rappresentano ancora una minoranza, ma il fanatismo religioso è in crescita continua.
In quanto cristiano figlio di genitori ortodossi, sono diventato un bersaglio facile. I cristiani palestinesi vengono tollerati solo finché stanno in riga. Se mettiamo in discussione l’odio crescente, non solo in Israele ma anche fra i palestinesi, veniamo presi di mira. Diversi siti web palestinesi, come Ikhras e KabobFest, hanno incominciato ad attaccarmi. Questi siti sfruttano le sofferenze dei palestinesi per il loro propri scopi egoistici. Non vogliono affatto che i palestinesi si sollevino dalla loro misera condizione, giacché questo potrebbe danneggiare i loro propositi.
Mer-Khamis era figlio di padre cristiano palestinese, Saliba Khamis, e di madre ebrea israeliana, Arna Mer, un’attivista per i diritti dei palestinesi. Ed era nel mirino dei fanatici religiosi. Il suo messaggio era una sfida alle norme convenzionali. Voleva costringere israeliani e palestinesi a pensare. Aveva fondato il Children’s Theater di Jenin nel 2006 insieme a Zakariya Zubeidi, l’ex capo delle Brigate Martiri di al-Aqsa di Jenin [amnistiato da Israele]. Avevo incontrato Zubeidi a Jenin un anno prima, per parlare dei miei progetti di “Commedia per la Pace”. Ma nonostante il coinvolgimento di Zubeidi, il teatro di Mer-Khamis era stato oggetto per due volte di attacchi incendiari, e le minacce contro la sua persona erano continuate. Quel che faceva infuriare i fanatici religiosi non erano solo i suoi tentativi di “normalizzare” i rapporti con gli israeliani, ma anche le idee che proponeva, come quella delle co-produzioni miste a dispetto della proibizione per le donne islamiche di svolgere ruoli in attività pubbliche. A un certo punto Mer-Khamis aveva voluto mettere in scena la celebre “Fattoria degli animali”, dove uno dei personaggi principali recita la parte di un maiale. Ma l’idea che un musulmano facesse il maiale, fosse anche in una messinscena teatrale, offendeva a tal punto i fanatici religiosi che la vita di Mer-Khamis fu di nuovo in pericolo.
La “normalizzazione” dei rapporti rappresenta il peggiore dei crimini, agli occhi di questi estremisti la cui influenza sul futuro dei palestinesi continua ad aumentare. I pazzi religiosi hanno fatto diventare una sorta di celebrazione annuale gli attacchi contro il sindaco cristiano di Taiba, l’unico villaggio interamente cristiano in Cisgiordania. Taiba è il luogo dove ha sede la “Birra Taybeh”, ma i fanatici religiosi islamici reputano che ogni forma di alcool sia haram (proibito), la brutta parola araba della repressione religiosa. Puntualmente ogni anno, quando Taiba ospita il suo festival annuale, gli esternasti religiosi aggrediscono il sindaco in un modo o nell’altro, vandalizzando le sue proprietà o dando fuoco alla sua auto.
Nella striscia di Gaza, i fanatici di Hamas minacciano le giornaliste che si rifiutano di coprire il capo con il velo; in Cisgiordania minacciano coloro che organizzano sfilate di moda, danze e altre attività che la mentalità meschina di questi estremisti reputa minacciose per la loro religione.
I palestinesi guardano con invidia le proteste pro-democrazia nei paesi arabi vicini, e sperano di fare lo stesso nei territori. Ma non potremo invocare vera democrazia finché i violenti fanatici religiosi imperversano per le nostre strade predicando odio e intolleranza. Si tratta di un problema sempre più grave, in Palestina. Sui siti web dell’odio, nella rabbia delle strade di Gaza e in luoghi come Jenin, la follia di piccoli gruppi di fanatici tiene in ostaggio il nostro futuro. Trascinano tutto al livello più basso, non sono capaci di costruire nulla di positivo: i fanatici non sono capaci di costruire un paese chiamato Palestina, e l’assassinio di Mer-Khamis ci ricorda ancora una volta quanto facilmente possano abbatterlo con la violenza.»
(Da: Jerusalem Post, 5.4.11)

Scrive EITAN HABER: «Dopo aver saputo dell’assassinio di Juliano Mer-Khamis, l’attore arabo-israeliano radicalmente pacifista e pro-palestinese, molti israeliani si sono posti una domanda: ma se i palestinesi sono capaci di assassinare in quel modo i più leali sostenitori che hanno sulla faccia della terra, davvero noi dovremmo fare la pace con questa gente?
La risposta è “no”. Noi non vogliamo dover fare la pace coi palestinesi, noi vorremmo dover fare la pace con i neozelandesi: un popolo tranquillo e simpatico che ama rincorrere le pecore e produrre pittori che amano dipingere i paesaggi del proprio paese. Ma, ecco il problema: non è coi neozelandesi che dobbiamo fare la pace.
L’assassinio di Juliano Mer-Khamis è un colpo per tutti coloro che perseguono la pace e che sono convinti che si possa arrivare alla pace. In questo momento è difficile immaginare una vittima più simbolica della ricerca stessa della pace coi palestinesi di Juliano Mer-Khamis. Era nipote di una delle più eminenti figure del riscatto della Terra d’Israele, quel professor Gideon Mer che si batté per sradicare la malaria sterminando la famigerata mosca horse-flies zanzara dei cavalli che falciava i primi pionieri sionisti venuti a coltivare questa terra.
Juliano era figlio di Arna Mer e Saliba Khamis, una donna ebrea israeliana e un arabo cristiano. Eppure Juliano aveva scelta di essere arabo, di non amare il suo paese e di mostrare grande amore per i fratelli palestinesi. Juliano Mer-Khamis è stato assassinato a Jenin lunedì scorso, e con lui è stata assassinata la speranza di pace. Come può essere terribile, questo posto.»
(Da: YnetNews, 6.4.11)

Nella foto in alto: Juliano Mer-Khamis

Per un’agghiacciante antologia della martellante campagna antisemita in onda da anni su tv arabo-islamiche (sottotitoli in inglese) si veda:

Si veda inoltre: