La star dagli occhi azzurri della propaganda palestinese

La simpatia che riscuotono le sceneggiate di Ahed Tamimi è chiaramente legata al suo aspetto, così diverso dalla tipica araba a capo coperto. Ma questo tratto razzista del suo successo importa poco, tanto funziona

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Per anni è stata la pin-up della propaganda palestinese, il fiore all’occhiello, la star di Pallywood (il termine coniato dal prof. Richard Landes per descrivere le messinscena hollywoodiane usate dalla propaganda palestinese per accusare Israele di crimini e violenze gratuite).

Ahed Tamimi, ovviamente, non è l’unica che si presta a queste esibizioni. Ma lei è la migliore. Sembra la ragazza fatta apposta per catturare il cuore dei fotoreporter stranieri e dell’opinione pubblica occidentale. Non porta né hijab né n burqa. Al contrario, ha un tipico aspetto europeo. Una ragazza che potrebbe essere vostra figlia.

Da anni è al centro di provocazioni sempre più artificiose. Il suo obiettivo è sempre lo stesso: spingere i soldati israeliani a reagire con qualche intemperanza da filmare e divulgare. Non ci riesce mai, perché i soldati delle Forze di Difesa israeliane sono dei veri campioni di autocontrollo.

Ahed Tamimi, la palestinese più fotografata degli ultimi cinque anni

Ma in una regione che detiene il record mondiale di fotocamere per metro quadrato, chi tallona dappertutto i soldati, e li provoca in ogni modo, riesce ogni tanto a filmare qualche comportamento inappropriato. Non tutti sono perfetti, ci sono eccezioni. La settimana scorsa dei militari sono stati colti mentre usavano violenza non necessaria contro un palestinese arrestato. Esistono organizzazioni a cui non pare vero di buttarsi avidamente su questi casi per strillare: ecco, queste sono le Forze di Difesa israeliane! Mentono, ovviamente.

Per fortuna non tutti i giornali occidentali, solitamente estasiati dalla bionda ragazzina dagli occhi azzurri, sono caduti nella trappola. Negli anni scorsi diverse testate internazionali – tra cui il British Daily Mail e l’American Tower – hanno sbugiardato la vera storia di Tamimi e dei suoi genitori come parti di una macchina al servizio di Pallywood. Ma sono eccezioni. Nel mondo in generale, e solitamente anche in Israele, l’inganno non è stato davvero smascherato.

I fotografi usano lei, la mannequin dell’intifada, e lei usa i fotografi. Le sue foto l’hanno trasformata in una star di internet: agitare un pugno contro i militari, mordere la mano di soldato, capeggiare un gruppo di dimostranti in marcia. È diventata un asset della propaganda, la palestinese più fotografata degli ultimi cinque anni.

31 dicembre 2012. Recep Tayyip Erdogan rende omaggio ad Ahed Tamini

E mentre diventava una star, nel 2012 è stata invitata a un evento speciale in suo onore in Turchia, dove ha ricevuto un premio intitolato a Handala, il personaggio creato dal fumettista palestinese Naji al-Ali assurto a simbolo del profugo palestinese eterna vittima della ferocia israeliana. Certo, la Turchia ha distrutto tremila villaggi curdi, ha ridotto due milioni di persone a profughi nel loro stesso paese, altre 30mila persone sono state uccise. Ma non c’è nessun fumetto che prenda il nome da loro. L’ipocrisia, da quelle parti, è attiva 24 ore su 24. Poco dopo, Ahed Tamimi è stata ricevuta a colazione dal grande leader, il sultano Recep Tayyip Erdogan.

Ahed ha anche avuto l’onore di un saggio accademico su di lei, su ciò che rappresenta e sul fatto che sta andando ad aggiungersi ad altre star femminili della lotta palestinese come Hanan Ashrawi e la terrorista Leila Khaled. Lo stesso saggio, per la verità, suggerisce che a volte possa esserci del razzismo nel modo in cui lo spettatore occidentale fatica a identificarsi con giovani donne dalla pelle scura che indossano un hijab. Il successo di Tamimi deriva essenzialmente dal fatto che non sembra una tipica donna musulmana o palestinese. Al contrario, suscita simpatia perché assomiglia alla figlia della famiglia bianca della porta accanto. E’ evidente che c’è un aspetto razzista nell’identificarsi proprio con lei. Ma a chi importa, tanto funziona.

Le prodezze di Ahed Tamimi, la star della propaganda palestinese

Il padre della giovane star, Bassem Tamimi, è a sua volta noto per le sue attività e ha ricevuto la consueta definizione di “attivista per i diritti umani”. Lo è davvero? E’ vero che Tamimi è richiestissimo ospite in molte tribune anti-israeliane in tutto il mondo. Ma come accade con molti di questi attivisti, se gratti sotto la superficie trovi un estremista che esorta alla violenza e che contribuisce a diffondere calunnie infamanti contro Israele. Ad esempio, ha rilanciato un tweet che sostiene che “l’obiettivo degli israeliani, quando arrestano bambini palestinesi, è di rubare i loro organi”. Dopo quel post, ha stabilito che “i sionisti controllano i mass-media globali per cui non dobbiamo aspettarci che la BBC pubblichi queste informazioni”. E così eccoci di fronte alla riproposizione della calunnia medioevale anti-ebraica  incentrata sull’accusa di infanticidio e alla ripetizione di teorie complottiste alla Protocolli degli Anziani di Sion. Puro antisemitismo. Il che non impedisce ad Amnesty di definirlo “prigioniero di coscienza”.

Non facciamoci illusioni. Nella battaglia tra la propaganda delle bugie e Israele, vincono le bugie. Non basta nemmeno l’esagerato auto-controllo dei soldati israeliani. Lo stesso Bassem Tamimi è stato ospite di Jewish Voice for Peace, una colonna delle campagne anti-israeliane nei campus universitari americani. Ho segnalato quando cancellarono la collaborazione con Miko Peled, un ex israeliano, per le sue dichiarazioni apertamente antisemite, ma credo che sia stata una rara deviazione dal loro comportamento abituale. Tamimi e i suoi pari, che sostengono il terrorismo e la distruzione di Israele, vengono onorati e rispettati. Non devono neanche far finta di essere veri attivisti per i diritti umani. Sono ospiti d’onore anche quando si oppongono alla pace, incoraggiano la violenza e forniscono giustificazioni al terrorismo.

(Da: YnetNews, 27.12.17)