La tenacia di Tzipi Livni

Ha un obiettivo: salvaguardare il carattere ebraico e democratico di Israele

Da un articolo di Aluf Benn

image_2260L’OBIETTIVO
Tzipi Livni è una ragazza tenace. I giornalisti che l’hanno incontrata negli anni scorsi, quando era ancora un ministro di secondo piano nel governo Sharon, e che ne hanno seguito l’ascesa fino ai vertici, hanno ascoltato i suoi discorsi e le sue dichiarazioni e hanno potuto sentire un messaggio costante: sono qui per perseguire un solo obiettivo, quello di uno stato che sia ebraico e democratico; ecco perché sostengo la creazione di uno stato palestinese, a condizione che esso rappresenti la soluzione nazionale per tutti i palestinesi esattamente come Israele rappresenta la soluzione nazionale per gli ebrei.
La caparbietà della Livni ha raccolto mercoledì i suoi primi frutti, con la vittoria nelle primarie del partito Kadima. Ora ciò che la separa dalla carica di primo ministro è solo riuscire a negoziare la nuova coalizione di governo.
Durante l’anno trascorso, Tzipi Livni ha imparato ad ascoltare i consiglieri e ha saputo raccogliere attorno a sé, per la sua campagna nelle primarie, la maggior parte della squadra politica e comunicativa che fu di Ariel Sharon. Ma la Livni è ben diversa da Sharon. Appartiene a un’altra generazione e non è caratterizzata da quel cinismo, quell’umorismo graffiante e tutte quelle storie di guerra che erano i tratti tipici di Sharon. Ama farsi capire, ma tende a non prendersela per ciò che la stampa dice di lei né a lamentarsi dei giornalisti, come sono soliti fare tanti altri politici. Per lei la cosa importante dimostrare fiducia in se stessa e un pizzico di distacco. Chi la incontra per la prima volta resta colpito dalla sua franchezza. Nei corridoi della Knesset è meno benvoluta perché è stata classificata già da tempo come un’aspirante alla corona ambiziosa e temibile.
La Livni mette per iscritto i suoi pensieri. La sua attenzione è meno concentrata sulle grandi idee e più sulla soluzione dei problemi. Tende a occuparsi dei dettagli. È così che ha imbastito quello che divenne noto come il “compromesso Livni”, che permise a Sharon di far approvare al governo il disimpegno dalla striscia di Gaza senza l’appoggio di Benjamin Netanyahu. È così che stese la bozza della piattaforma di Kadima, ed è così che suggerì a Ehud Olmert la via d’uscita politica dalla seconda guerra in Libano.
Ma in tutti questi casi, c’era sempre qualcuno sopra di lei che prendeva la decisione finale, assumendosene la responsabilità. Ora non potrà più permettersi questo lusso. Da adesso in avanti, questo sarà il lavoro di Tzipi Livni, e sarà messa alla prova dai suoi colleghi politici, dai mass-media e dall’opinione pubblica.

CHI L’HA SCELTA
La critica principale alla Livni, se e quando varerà il nuovo governo sotto la propria guida, sarà che non ha ricevuto un mandato dall’elettorato, bensì solo dai membri votanti del partito Kadima. La recriminazione che sono state solo 20.000 persone a decidere chi sarà il prossimo primo ministro d’Israele è già echeggiata durante la campagna delle primarie, e sicuramente acquisterà forza. Per la verità, la Livni non è la prima persona in Israele che viene chiamata alla testa del partito di governo a metà legislatura in seguito a una decisione interna del partito. Tra i precedenti si ricordano David Ben-Gurion nel 1955, Levi Eshkol nel 1963, Golda Meir nel 1969, Yitzhak Rabin nel 1974 e Yitzhak Shamir nel 1983. Senza dimenticare l’attuale primo ministro che venne scelto da una persona sola, Ariel Sharon, quando lo nominò suo vice.
L’ascesa al vertice di Olmert e della Livni insegnano che la posizione di vice primo ministro, inscritta nella legge solo dal 2001, garantisce un considerevolissimo vantaggio nelle successive battaglie politiche. Insomma, per dirla in termini brutali, è piuttosto vantaggioso posizionarsi in modo tale che tra sé e la poltrona di primo ministro si trovano solo un ictus o un’indagine giudiziaria. È una lezione che non mancherà d’ora in poi di fare scuola tra i politici.

LA RIVINCITA DEI PRÌNCIPI
La rotazione della carica di primo ministro tra Yitzhak Shamir e Shimon Peres, due decenni fa, diede vita a due gruppi in competizione fra loro per la futura leadership del paese: i cosiddetti prìncipi del Likud contro il “gruppo degli otto” laburisti. Uno era il gruppo formato dai figli dei vecchi leader del Beitar, di Etzel e dell’Herut (formazioni delle destra sionista); l’altro era il gruppo dei giovani parlamentari che osavano esprimere posizioni più a sinistra di quelle della dirigenza di allora del partito laburista.
La storia mostra che i prìncipi hanno vinto alla grande. Due di loro, Netanyahu e Olmert, sono già stati primi ministri, e ora sta per diventarlo la Livni. Sia Olmert che la Livni hanno conosciuto un radicale cambiamento delle loro posizioni politiche e oggi sembrano più simili al “gruppo degli otto”, nessuno dei quali peraltro è mai arrivato al vertice del governo: né Haim Ramon, né Yossi Beilin, né Amir Peretz né Avrum Burg.
Alle prossime elezioni Netanyahu e Livni si affronteranno faccia a faccia, stando alle prevsioni. Bibi contro Tzipi: il figlio dello storico che fu segretario particolare di Jabotinsky contro la figlia dell’ufficiale operativo dell’Etzel. Sarà una dolce rivincita, sebbene tardiva, per quel campo “revisionista” che, da “piccola minoranza relegata a destra” che era, si è guadagnato il centro dell’arena politica israeliana.

(Da: Haartez, 18.09.08)

Nella vignetta in alto: Il mio nome è Livni. Tzipi Livni.