Lappello di Chomsky per la jihad

Lappoggio a Hezbollah del celebre professore indica una tendenza più generale e preoccupante

Da un artico di Sever Plocker

image_1229Le recenti esibizioni di sostegno ai jihadisti Hezbollah da parte del professore del Massachusetts Institute of Technology Noam Chomsky potrebbero essere considerate una bizzarria momentanea, nulla di più che un’ulteriore prova di come la mente appannata di questo vecchio ebreo, che pure diede a suo tempo un contributo così rilevante alla ricerca linguistica, venga obnubilata dalla sua deplorevole ideologia politica.
Ma si può anche vedere, invece, gli elogi profusi dal prof. Chomsky alle marionette libanesi dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad come un’espressione, fra le altre, di una tendenza preoccupante e pericolosa che prende piede fra certi intellettuali occidentali: approvazione dell’estremismo islamico e l’idea che i movimenti islamisti siano legittimi movimenti di liberazione.
Liberazione da cosa? Ci si potrebbe chiedere. Chiaro: dal giogo dell’oppressione israelo-americana. Chomsky si atteggia volentieri a leader del compagnia, la quale peraltro ne segue fiduciosamente le orme.
La scorsa settimana l’associazione di universitari britannici NATFHE ha deciso di mettere ai voti la proposta di boicottare le università israeliane, affrettandosi, nello stesso tempo, a riconoscere Hamas come il legittimo, riconosciuto e democraticamente eletto rappresentante del popolo palestinese.
L’autorevole rivista “New York Review of Books” ha pubblicato il mese scorso un saggio dell’uomo d’affari ebreo Henry Siegman dal titolo: “Hamas: ultima chance per la pace?”
Circa la questione iraniana, i liberal europei e americani sono convinti che Teheran abbia il diritto di sviluppare tecnologia nucleare, compresa quella militare, dal momento che Israele e Stati Uniti fanno lo stesso. Il presidente Ahmadinejad, considerato più che altro un demagogo antisemita, viene messo da alcuni opinionisti sullo stesso piano dei leader “rossi” dell’America Latina. E si può star certi che presto o tardi sarà l’attrazione principale in qualche convention no-global (magari a Londra o a Washington?), arrivando direttamente da qualche ennesima convention a Teheran per la distruzione di Israele.
E così l’opinione pubblica viene, neanche tanto lentamente, preparata per il giorno – che sicuramente arriverà prima che le fonti di intelligence lo prevedano – in cui ci sveglieremo con il seguente annuncio di Ahmadinejad da Radio Iran: “Nelle prime ore di questa mattina la Repubblica Islamica ha condotto con pieno successo il suo primo test con armi nucleari in una località segreta del deserto. L’Iran è stato costretto a fare questo passo per difendersi dal nemico sionista. Non esiteremo a difenderci con questa nuova arma”.
Si può solo immaginare l’impatto negativo che avrebbe un’arma nucleare iraniana su Israele, sulla sua economia, sugli investimenti che riceve dall’estero, sul valore della sua moneta e della borsa di Tel Aviv e sul clima generale del paese.
E non è difficile immaginare quale sarebbe la reazione del resto del mondo: ovviamente irrilevante. I politici farebbero delle dichiarazioni a mezza bocca, mentre George Bush, già meno popolare che mai, terrebbe una agitata conferenza stampa e vedrebbe calare ulteriormente il suo indice di popolarità. I giornali occidentali lamenterebbero il fatto che un altro paese (relativamente instabile) ha fatto ingresso nel “club nucleare”, ma avvertendo i politici di non lasciarsi trascinare in una isteria da tempo di guerra. E certi opinionisti spiegherebbero che, nonostante i pericoli, la bomba iraniana in effetti è un’arma resa necessaria dall’occupazione americana dell’Iraq, e naturalmente da quella israeliana sulla Palestina.
Comunque la visita del prof. Chomsky agli Hezbollah ha messo in chiaro un punto cruciale: secondo il nuovo pensiero che avanza in America e in Europa, faremo meglio ad abituarci a convivere con Hezbollah e Hamas e Ahmadinejad. La preparazione del terreno morale su cui costruire la storica riconciliazione con il jihadismo islamista è già in stadio avanzato. Da questo punto di vista, Israele da adesso in poi sa che ogni giorno in più è regalato.

(Da: YnetNews, 18.05.06)

Nella foto in alto: Noam Chomsky (a sinistra) a colloquio con Nabil Kawook, esponente Hezbollah, durante la visita in Libano meridionale lo scorso 13 maggio