L’arma dell’indottrinamento all’odio

Un fattore cruciale contro la pace che non compare mai nei discorsi di Abu Mazen alle Nazioni Unite

Di Ephraim Herrera

Ephraim Herrera, autore di questo articolo

Ephraim Herrera, autore di questo articolo

I recenti disordini a Gerusalemme sono caratterizzati da un grande numero di minorenni che agiscono insieme agli adulti. I genitori di quei ragazzi non devono fare nessuno sforzo per convincerli a lanciare pietre e bombe molotov contro ebrei, auto di ebrei o case di ebrei. Sin da quando entrano alla scuola materna, i bambini palestinesi imparano a odiare gli ebrei e a desiderare l’eliminazione dello stato ebraico.

Si veda questo stralcio da una delle canzoncine che vengono insegnate nelle scuole materne dell’Autorità Palestinese:

“Voi [ebrei] siete destinati all’umiliazione e alla sofferenza. O figli di Sion, siete le peggiori creature: scimmie incivili, patetici maiali […] Gerusalemme vi vomiterà, perché siete impuri ed essa è pura; essa è pulita e voi siete sporchi […] Non ho paura della vostra barbarie finché il mio cuore è il mio Corano e la mia città, finché reggo nella mano le armi e le pietre”.

Spesso le scuole stesse dell’Autorità Palestinese sono intitolate alla memoria di spregevoli assassini. Almeno tre di queste scuole prendono il nome da Dalal Mughrabi, la terrorista di Fatah che partecipò all’attentato del 1978 su un bus israeliano che causò la morte di 38 civili israeliani, tra cui 12 bambini, e 71 feriti o invalidi. Ed ora i giornali palestinesi tessono le lodi dei “coraggiosi” ragazzini palestinesi e pubblicano vignette che mostrano i genitori che incoraggiano i loro figli a lanciare pietre e molotov. Inutile ricordare che lo stato di Israele risulta regolarmente cancellato dalle mappe utilizzate nei libri di testo scolastici dell’Autorità Palestinese.

Tutto questo deriva dalla politica dell’Autorità Palestinese del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che infatti la settimana scorsa ha accusato gli ebrei di “profanare al-Aqsa con i loro piedi sozzi”. Non sfugga l’uso del termine religioso “profanare”. Nello stesso discorso, Abu Mazen ha anche fatto parlato degli shahid (martiri) che hanno versato il sangue per al-Quds (Gerusalemme), del posto che è loro riservato nel Paradiso di Allah, e della ricompensa che Allah darà a coloro che sono rimasti feriti negli scontri con le forze di sicurezza israeliane.

Sul muro di una scuola dell?Autorità Plaestinese ad Al-Karameh (Cisgiordania): Israele è cancellato dalla carta geografica

Sul muro di una scuola dell’Autorità Palestinese ad Al-Karameh (Cisgiordania): Israele è cancellato dalla carta geografica

Questo approccio significa che l’Olp si allinea con gli islamisti, abbandonando sullo sfondo della battaglia ideologica l’idea di una sede nazionale palestinese. La percezione musulmana considera l’esistenza stessa di Israele come una tripla profanazione. Innanzitutto perché Israele sorge su una porzione del Dar al-Islam, la Casa dell’Islam conquistata nel VII secolo dal califfo Omar e che dunque appartiene per sempre alla nazione musulmana. In secondo luogo, perché gli ebrei (come i cristiani) devono essere sottomessi ai musulmani (dhimmi). Infine, perché lo stato di Israele, lungi dall’essere asservito ai musulmani, governa su una popolazione di musulmani (gli arabi israeliani). Pertanto, secondo questa concezione (che riecheggia nelle parole di Abu Mazen), ogni singolo individuo ha il dovere religioso di rimuovere la tripla profanazione, eliminando lo stato degli ebrei.

Israele investe una fortuna in forze di sicurezza e di intelligence nello sforzo di contenere l’intifada dei più giovani. Purtroppo investe molte meno risorse nel cercare di porre fine all’indottrinamento di quei giovani e all’insegnamento dell’odio. Il modo migliore per fermare un flusso è chiudere i rubinetti, e il principale rubinetto dell’odio in casa palestinese è l’insegnamento impartito sin da bambini per l’eliminazione degli ebrei e del loro stato. Solo quando si rimuoverà l’ingrediente dell’odio religioso dalla dieta dei bambini palestinesi si potrà porre fine ai roghi delle molotov.

La richiesta che cessi l’indottrinamento antisemita palestinese dovrebbe godere del sostegno di tutta la comunità internazionale.

(Da: Israel HaYom, 30.9.15)