Le mani di Teheran sulla Cisgiordania

Puntuali, con la revoca delle sanzioni, giungono le prime conferme della penetrazione terroristica dell’Iran nel territorio alle porte di Israele

Di Khaled Abu Toameh

Khaled Abu Toameh, autore di questo articolo

Khaled Abu Toameh, autore di questo articolo

Incoraggiato dall’accordo sul nucleare con le potenze mondiali, l’Iran sta già cercando di allungare le sue mani su tutta la regione araba e islamica. La capacità dell’Iran di infiltrarsi è stata messa in difficoltà da anni di sanzioni. Ora però, con la revoca delle sanzioni, gli appetiti di Teheran si sono riattizzati, e il loro primo obiettivo è la Cisgiordania.

In realtà è da molti anni che l’Iran si immischia negli affari interni un po’ in tutta la regione mediorientale: prende parte alle guerre civili in Yemen e Siria e continua attivamente a minare la stabilità di molti paesi del Golfo, a cominciare da Bahrain e Arabia Saudita, facendo leva sui musulmani sciiti che vivono in quei paesi.

Anche la vita di libanesi e palestinesi è nel mirino delle ambizioni dell’Iran, che finanzia gruppi come Hezbollah e Jihad Islamica. Fino a poco tempo fa l’Iran si vantava di essere il principale protettore di Hamas nella striscia di Gaza. E’ stato grazie al sostegno dell’Iran che Hamas, il movimento islamista palestinese, ha preso in ostaggio quasi due milioni di palestinesi che vivono nella striscia di Gaza. Di più. Questo sostegno ha permesso a Hamas di contrabbandare ogni genere di armi nella striscia di Gaza, compresi i razzi e missili che vengono puntati e lanciati contro Israele.

Ma la luna di miele tra Iran e Hamas si è conclusa alcuni anni fa quando Hamas si è rifiutata di sostenere il regime del presidente siriano (alawita) Bashar Assad, principale alleato di Teheran in Medio Oriente, contro l’opposizione siriana (sunnita). Da allora gli iraniani (sciiti), avendo perso fiducia nei loro ex alleati di Hamas (sunniti), sono alla ricerca di amici più fedeli tra i palestinesi. E sembra che li abbiano trovati negli Al-Sabireen (“i perseveranti “).

Gli Al-Sabireen, nuovi alleati locali dell’Iran, hanno fatto la loro prima comparsa nella striscia di Gaza dove hanno reclutato centinaia di palestinesi, molti dei quali ex membri di Hamas e della Jihad Islamica. Stando a fonti palestinesi, il gruppo degli Al-Sabireen è riuscito anche ad arruolare molti attivisti insoddisfatti di Fatah che si sentono traditi dall’Autorità Palestinese e dal suo presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen). La sensazione di tradimento nasce dal mancato pagamento degli stipendi da parte dell’Autorità Palestinese a molti suoi ex affiliati. Inoltre, l’incessante opera di istigazione e indottrinamento contro Israele nelle moschee, sui social network e nella retorica pubblica ha radicalizzato molti membri di Fatah, portandoli nelle braccia dei gruppi islamisti.

Il logo del gruppo islamista palestinese sostenuto dall’Iran Al-Sabireen. Si noti l’immancabile mappa della Palestina che prevede la cancellazione di Israele dalla carta geografica

Il logo del gruppo islamista palestinese sostenuto dall’Iran Al-Sabireen. Si noti l’immancabile mappa della Palestina che prevede la cancellazione di Israele dalla carta geografica

Il gruppo degli Al-Sabireen sostenuto dall’Iran è già un grattacapo per Hamas. I due gruppi terroristici condividono l’ideologia estremista ed entrambi perseguono la distruzione di Israele. Ma Al-Sabireen considera Hamas troppo “soft” riguardo a Israele perché non conduce più attentati terroristici quotidiani contro i cittadini israeliani. I “perseveranti” vogliono fare dei palestinesi in quanto tali un succedaneo dell’Iran nella regione. Incoraggiati dall’accordo sul nucleare e dalla revoca delle sanzioni contro Teheran, i membri di Al-Sabireen si sentono ottimisti. Il gruppo ha recentemente descritto questi sviluppi come una “vittoria” per tutti i musulmani e come la prova della loro “forza e fierezza”. Ora i musulmani dovrebbero unirsi, dicono, per tenere testa alla “arroganza del mondo e rimuovere l’entità sionista dalla terra di Palestina”.

In effetti Al-Sabireen moltiplica i suoi sforzi con l’obiettivo di eliminare “l’entità sionista” e sostituirla con un impero islamico. A questo scopo il gruppo sta ora cercando di estendere il proprio controllo al di là della striscia di Gaza. La revoca delle sanzioni contro l’Iran coincide con le prime notizie della penetrazione di Al-Sabireen in Cisgiordania, dove si sta adoperando per istituire cellule terroristiche pronte a lanciare attacchi contro Israele. Secondo fonti della sicurezza dell’Autorità Palestinese, Al-Sabireen ha già individuato diversi palestinesi di Cisgiordania che non vedono l’ora di prendere parte alla jihad del gruppo contro ebrei e Israele. Di recente le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese hanno scoperto a Betlemme una cellula terroristica appartenente ad Al-Sabireen e ne hanno arrestato cinque membri. Gli arrestati ricevevano denaro dai membri del gruppo nella striscia di Gaza allo scopo di acquistare armi con cui attaccare soldati e civili israeliani in Cisgiordania.

Al-Sabireen non è l’unico succedaneo iraniano che punta alla Cisgiordania. Il mese scorso, nella città cisgiordana di Tulkarem le forze di sicurezza israeliane hanno scoperto e debellato una cellula terroristica comandata da Hezbollah, che stava progettando attentati suicidi e attacchi con armi da fuoco. I membri palestinesi della cellula erano stati addestrati da Jawed Nasrallah, figlio del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, su come effettuare attentati suicidi, assemblare cinture esplosive, raccogliere informazioni e istituire centri di addestramento.

Tutto questo suona curiosamente familiare. L’Iran ha allungato le sue mani su Al-Sabireen e Hezbollah esattamente come ha fatto con altri suoi succedanei, come gli Houthi nello Yemen e i membri delle comunità sciite in Arabia Saudita e Bahrain, fomentando incessantemente l’instabilità e strappando consensi al potere locale. Affrancato dalle costrizioni che gli erano imposte dal regime delle sanzioni, l’Iran è ora libero di alimentare il terrorismo in tutta la regione: proprio ciò che sta accadendo in Libano, in Siria, nello Yemen, in Iraq, in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.

La penetrazione dell’Iran in Cisgiordania dovrebbe suonare come un campanello d’allarme non solo per Israele, ma anche per gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali. Al momento si può fare ben poco per combattere la presenza dell’Iran nella striscia di Gaza. Ma l’Iran alle porte di Israele in Cisgiordania è tutta un’altra storia. Un ritiro israeliano che permettesse a Hamas di prendere il controllo in Cisgiordania è da tempo, e giustamente, motivo di preoccupazione. Ma ora un numero sempre più grande di israeliani e palestinesi si chiede se un tale vuoto non finirebbe con l’offrire una breccia allo stesso Iran. Il futuro del Medio Oriente e dell’Europa sarebbe drammaticamente diverso se un eventuale stato palestinese dovesse cadere nelle mani degli estremisti islamisti iraniani e dei loro alleati.

I palestinesi e tutte le altre parti interessate dovrebbero tener presente che gli Al-Sabireen sono, perlomeno, molto perseveranti.

(Da: Jerusalem Post, 9.2.16)