Le vere radici del terrorismo

Il mondo ha insegnato ai terroristi che lassassinio di donne e bambini è un modo efficace per promuovere i propri obiettivi politici.

Da un articolo di Evelyn Gordon

image_364Gli apologeti del terrorismo amano andare alla ricerca delle sue “vere radici”. Non hanno tutti i torti. Il terrorismo che oggi insanguina Russia e Iraq non viene fuori dal niente. Dove sbagliano è nel credere che le “vere radici” del terrorismo stiano nelle campagne militari in Iraq e in Cecenia, laddove migliaia di altre simili campagne militari non hanno scatenato simili risposte terroristiche. Se le campagne attuali lo fanno è, prima di tutto, perché il mondo – Russia e Stati Uniti in testa – hanno insegnato ai terroristi che l’assassinio di donne e bambini è un modo assai efficace per promuovere i propri obiettivi politici.
La maggior parte delle tattiche oggi usate da terroristi iracheni e ceceni sono state ideate da quelli palestinesi. Fu l’Olp che inventò il terrorismo aereo, con un’ondata di dirottamenti negli anni settanta. Fu Hamas che trasformò gli attentati esplosivi in una pratica di routine. Persino l’agghiacciante sequestro di un’intera scuola a Beslan, all’inizio di questo mese, non è che la riedizione del sequestro di una scuola nella cittadina israeliana di Ma’alot ad opera di terroristi palestinesi nel 1974.
Solo che tutti quegli atti, ben lungi dallo screditare i loro autori o la loro causa, hanno anzi installato stabilmente la causa dell’indipendenza palestinese in vetta all’agenda internazionale. Quando l’Olp venne fondata nel 1964 (con l’obiettivo, detto per inciso, di creare uno stato palestinese al posto di Israele, che allora non aveva ancora territori occupati) nessuno parlava di stato palestinese. Anche dopo che Israele, vincendo la guerra del ‘67, aveva conquistato alla Giordania e all’Egitto la Cisgiordania e la striscia di Gaza, nessuno sosteneva l’idea di creare uno stato palestinese in quei territori. Quello che il mondo si attendeva era che Israele si tenesse una parte di quelle terre e restituisse il resto a Egitto e Giordania, in cambio della pace (infatti, anche la risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza non parla di stato palestinese né di ritorno ai confini pre-67).
Quarant’anni dopo, l’idea di uno stato palestinese su ogni centimetro quadrato di Cisgiordania e striscia di Gaza raccoglie consensi in tutto il mondo. Questo notevole risultato non è stato raggiunto “nonostante” il terrorismo palestinese, beensì “grazie” al terrorismo palestinese. Molti popoli con aspirazioni nazionali altrettanto e anche più valide, come i tibetani o i curdi iracheni, hanno perseguito l’indipendenza senza fere ricorso al terrorismo, ma le loro aspirazioni raccolgono al massimo un po’ di appoggi a parole da parte del mondo, e spesso addirittura aperta opposizione. Il successo dei palestinesi scaturisce dall’aver convinto la comunità internazionale che la pace dipende dall’acconsentire alle loro richieste.
Il mondo non solo ha adottato la causa dei terroristi, ma ha anche adottato i terroristi stessi. L’Olp ha un osservatore ufficiale all’Onu e rappresentanze diplomatiche in tutto il mondo. Hamas, che non fa nemmeno finta di aspirare a una coesistenza pacifica con Israele, è bandita solo da un piccolo gruppo di stati.
Le responsabilità della Russia nel successo dei terroristi palestinesi sono evidenti. Nella sua precedente versione, come Unione Sovietica, è stata il maggiore sponsor e finanziatore dei terroristi. Ha fornito soldi e armi a stati come la Siria e l’Egitto, nella piena consapevolezza che parte di quei soldi e di quelle armi sarebbero stati girati all’Olp. Ha anche utilizzato il suo status di superpotenza per promuovere le richieste dei terroristi palestinesi in vari consessi come le Nazioni Unite, garantendo loro in questo modo un successo che non avrebbero mai potuto ottenere da soli. Oggi l’aiuto materiale è cessato, ma l’atteggiamento diplomatico continua in modo automatico.
Gli Stati Uniti, al contrario, non hanno mai favorito il terrorismo. Tuttavia, nella loro qualità di superpotenza, oggi unica, essi sono stati determinanti per il successo del terrorismo palestinese in un modo che altri ben più cedevoli e compiacenti, come l’Europa, non avrebbero mai potuto fare. E scelsero di farlo.
Nel 1988 gli Stati Uniti hanno formalmente riconosciuto l’Olp come “il rappresentante ufficiale del popolo palestinese”, permettendole di aprire una delegazione diplomatica a Washington. E’ vero che l’Olp aveva detto che “rinunciava al terrorismo”, ma era guidata esattamente dagli stessi uomini responsabili della strage nella scuola di Ma’alot, della strage alle Olimpiadi di Monaco, di innumerevoli sequestri di aerei e autobus e di altre atrocità. E non è che i palestinesi avessero democraticamente scelto l’Olp come loro rappresentante. Fu Washington a scegliere di premiare gli autori di 24 anni di attentati e di caos con il riconoscimento diplomatico e il sostegno ad uno stato, anziché metterli al bando.
Cinque anni più tardi, dopo che gli accordi di Oslo avevano dato vita all’Autorità Palestinese – guidata dalla stessa dirigenza dell’Olp – il terrorismo palestinese contro Israele toccò punte mai viste. Per lo più, è vero, ad opera di Hamas. Ma era l’Autorità Palestinese che si rifiutava di arrestare i colpevoli e di bloccare i loro fondi. E non smetteva nemmeno di celebrare come “martiri” gli attentatori suicidi. Ma gli Stati Uniti, anziché ritrattare il proprio riconoscimenti diplomatico e fermare gli aiuti economici, faceva pressione su Israele perché offrisse concessioni sempre maggiori e più rapide.
Una politica che non è cambiata nemmeno nel 2000, quando i palestinesi risposero all’offerta israeliana di uno stato indipendente su più del 90% dei territori lanciando una vera e propria guerra terroristica. Bill Clinton premiò il terrorismo facendo pressione su Israele perché alzasse ancora l’offerta (fino al 97%, compreso il Monte del Tempio di Gerusalemme). E il suo successore, George W. Bush, lo premiò ulteriormente facendo dello stato palestinese, per la prima volta, un obiettivo esplicito della politica Usa.
Ancora oggi l’amministrazione Bush, pur boicottando Yasser Arafat, mantiene rapporti con funzionari dell’Autorità Palestinese che rispondono direttamente a lui. L’Autorità Palestinese e l’Olp hanno ancora rappresentanze diplomatiche a Washington, sebbene uno dei peggiori gruppi terroristici, le Brigate Martiri di Al Aqsa, sia apertamente affiliato al Fatah, il movimento che governa l’una che l’altra. E Washington continua a sostenere le richieste territoriali dell’Autorità Palestinese attraverso la Road Map, condannando gli sforzi per contrastare il terrorismo che fa Israele e che dovrebbe invece fare l’Autorità Palestinese.
I terroristi iracheni e ceceni hanno chiari obiettivi politici. I terroristi ceceni vogliono cacciare la Russia per costituire in Cecenia una dittatura islamista. I terroristi iracheni vogliono cacciare gli anglo-americani per costituire in Iraq una dittatura o ba’athista o islamista (vi sono gruppi rivali). In un’epoca di comunicazioni globali, né i terroristi iracheni né quelli ceceni possono far a meno di notare che, ad ogni nuovo round, il terrorismo palestinese ha prodotto sempre maggiore pressione internazionale su Israele perché cedesse alle loro richieste palestinesi. La conclusione è ovvia: per avere successo, devono adottare le stesse tattiche dei palestinesi.
Solo dimostrando coi fatti che il terrorismo non paga, Russia e Stati Uniti potrebbero ribaltare questa conclusione strettamente logica. E possono farlo solo penalizzando finalmente il terrorismo, anche quello palestinese, anziché premiandolo. Altrimenti dovremo aspettarci di vedere sempre più terrorismo nel mondo, per il semplice fatto che si è dimostrato una tattica efficace.

(Da: Jerusalem Post, 13.09.04)