L’esperimento (fallito) dell’accordo con l’Iran

L’accordo sul nucleare di un anno fa non ha moderato il regime di Teheran né il suo sostegno al terrorismo

Di Clifford D. May

Clifford D. May, autore di questo articolo

Clifford D. May, autore di questo articolo

Una domanda ipotetica: supponiamo che lo Stato Islamico voglia comprare degli aerei americani promettendo di non utilizzarli per sostenere i terroristi. Vi starebbe bene? Penso di no. Ora supponiamo che la Repubblica Islamica d’Iran voglia comprare degli aerei americani promettendo di non utilizzarli per sostenere i terroristi. Non è un caso ipotetico. E’ qualcosa che Teheran vuole fare davvero e che il presidente Barack Obama sembra disposto a consentire. Vi sta bene?

Si potrebbe sostenere che Stato Islamico e  Repubblica Islamica sono due cose diverse. Risponderei: sì e no. Lo Stato Islamico è un’entità terrorista. La Repubblica Islamica, come riconosce lo stesso governo americano, è lo stato sponsor del terrorismo più attivo al mondo. Lo Stato Islamico massacra cristiani e yazidi. La Repubblica Islamica perseguita i Baha’i, ma tollera i cristiani a patto che accettino lo status di cittadini di seconda classe. Sia lo Stato Islamico che la Repubblica Islamica mettono a morte i membri di quella che essi non chiamano comunità LGBT. L’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema della Repubblica Islamica, è animato dalla dichiarata intenzione, se non ancora la capacità, di mettere “a morte” America e Israele. Lo stesso vale per Abu Bakr-al Baghdadi, l’autoproclamato califfo dello Stato Islamico. Seguaci dello Stato Islamico hanno ucciso dozzine di cittadini in Occidente (e hanno tagliato la gola a diversi di loro in Siria). Le milizie sciite sponsorizzate dall’Iran hanno ucciso centinaia di occidentali in Iraq e in Libano.

Esecuzione di omosessuali in Iran

Esecuzione di omosessuali in Iran

Vi sono, certo, differenze di stile tra Stato Islamico e la Repubblica Islamica. I jihadisti dello Stato Islamico scattano orgogliosi selfie mentre tengono per i capelli teste umane mozzate. I jihadisti della Repubblica Islamica probabilmente trovano questa pratica priva di tatto. Ma si consideri il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, spesso descritto dai mass-media come un moderato. Parla un inglese impeccabile e si può scommettere che sa perfettamente quale forchetta usare nei pranzi ufficiali con i suoi interlocutori occidentali nei lussuosi ristoranti viennesi. Ma due anni fa, a Beirut, ha solennemente deposto una corona di fiori sulla tomba di Imad Mughniyeh, il capo-terrorista di Hezbollah responsabile di una serie di atrocità terroristiche tra cui l’attentato a Beirut del 1983 che trucidò 241 marines americani e l’attentato al centro culturale ebraico di Buenos Aires del 1994 (85 morti), per citare solo due dei peggiori.

L’attuale dibattito sulla possibilità di vendere aerei all’Iran deriva dalla firma, un anno fa, il 14 luglio 2015, del Joint Comprehensive Plan of Action, l’accordo sottoscritto dalle potenze mondiali che dovrebbe impedire a Teheran di acquisire armi nucleari. In realtà i limiti imposti dall’accordo al programma nucleare militare iraniano scompariranno dopo otto anni, sempre ammesso che nel frattempo i governanti iraniani non imbroglino (cosa che hanno già iniziato a fare). In cambio della messa in naftalina di parti del programma nucleare militare iraniano, molte delle più severe sanzioni economiche americane e internazionali sono state revocate. I governanti iraniani hanno ora accesso a 100 miliardi di dollari in beni precedentemente bloccati. Come previsto, l’economia iraniana si sta riprendendo. Ma Khamenei non è soddisfatto e di recente ha accusato gli americani di diffondere “Irano-fobia, affinché nessuno faccia affari con l’Iran”. Per tutta risposta, il Segretario di stato Usa John Kerry è andato raccontato agli europei e a chiunque altro lo stesse a sentire le meravigliose opportunità di investimento disponibili in Iran. Poco dopo, la Boeing ha annunciato un contratto da 25 miliardi di dollari per vendita e leasing di suoi aerei alla Iran Air, di proprietà governativa. Naturalmente i governanti iraniani dicono che i velivoli saranno utilizzati solo per il trasporto civile. Ma non è un segreto che essi da tempo gestiscono un ponte aereo illegale di armi e combattenti verso la Siria dove Hezbollah, la loro milizia succursale, nonché unità d’élite della loro Guardia Rivoluzionaria, prendono parte alla guerra civile siriana, un conflitto che ha causato 400.000 morti e milioni di profughi.

Beirut, gennaio 2014: il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif (a destra) e l’ambasciatore iraniano in Libano Ghazanfar Roknabadi (al suo fianco) depongono una corona sulla tomba del capo terrorista Hezbollah, Imad Moughniyeh

Giovedì scorso una sottocommissione della Camera Usa ha tenuto un’audizione sul tema: “Le implicazioni della vendita di aerei americani all’Iran”. Più o meno negli stessi giorni, l’agenzia di intelligence interna della Germania rivelava, nel suo rapporto annuale, che gli sforzi “clandestini” dell’Iran per procurarsi illegalmente tecnologia nucleare sono proseguiti “a quello che, anche per gli standard internazionali, è un livello quantitativamente elevato”. Tra le altre cose, l’Iran ha cercato “di acquistare parti di missili che potrebbero essere montati con testate nucleari”. Facendo riferimento al rapporto, la cancelliera Angela Merkel ha detto al parlamento tedesco che i recenti lanci di missili iraniani sono “in conflitto” con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Secondo la Reuters, anche un rapporto confidenziale del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon reputa i lanci di missili iraniani incoerenti “con lo spirito costruttivo” dell’accordo di un anno fa. Poche ore dopo, la Camera Usa approvava, con sostegno bi-partisan, due emendamenti volti a bloccare le vendite di aerei all’Iran. Vedremo se il Senato seguirà l’esempio.

Nel frattempo, continuano ad arrivare rivelazioni sul comportamento dell’Iran. Durante lo scorso fine settimana, il mio collega della Foundation for Defense of Democracies Benjamin Weinthal, con sede a Berlino, ha riferito sulla base di “dati e rapporti di intelligence dei 16 Länder tedeschi” che “le attività illecite di proliferazione dell’Iran abbracciano otto Länder tedeschi e comportano una serie di attività volte a promuovere le sue capacità in fatto di guerra chimica e biologica, così come i suoi programmi missilistici e nucleari”.

A voler essere benevoli, si può considerare l’accordo sul nucleare iraniano una sorta di esperimento: l’idea era che, mostrando rispetto ai governanti iraniani, essi potessero rispondere con uno sforzo per “mettersi in regola” con il resto con il mondo, e che attenuassero la loro retorica jihadista e le loro ambizioni rivoluzionarie. Dando loro l’opportunità di rendere prospero il proprio paese, avrebbero potuto smettere di perseguire armi nucleari e di sostenere il terrorismo. Sentendosi meno minacciati, avrebbero potuto scegliere di convivere pacificamente con i loro vicini e alleviare la repressione sui propri cittadini. Ora l’esperimento è stato fatto, e si conoscono i risultati. Ci stanno bene?

(Da: Israel HaYom, 13.7.2016)