Lex cimitero resuscitato

Lo stesso mufti Haj Amin Husseini decretò che si poteva edificare su quel sito sconsacrato.

Da un articolo di Shmuel Berkovitz

image_1115In un articolo intitolato “L’ipocrisia della tolleranza” Meron Benvenisti si è unito al coro di esponenti islamici che condannano la costruzione del Museo della Tolleranza nel quartiere Mamilla di Gerusalemme sostenendo che verrebbe edificato su un cimitero musulmano. Tra l’altro, l’autore afferma che sarebbero state “rifiutate con disprezzo” le argomentazioni del clero musulmano contrarie all’opinione dell’esperto ebreo-israeliano secondo la quale la sacralità del luogo sarebbe stata rimossa.
Sono quell’esperto. La mia opinione, a nome del Museo, è stata sottoposta all’Alta Corte di Giustizia in risposta a una petizione della società Al-Aqsa contro la costruzione del Museo. Nella mia opinione non ho “rifiutato con disprezzo” le argomentazioni degli eruditi musulmani. Piuttosto mi sono attenuto a comportamenti e sentenze di Haj Amin Husseini, suprema autorità islamica all’epoca del Mandato Britannico, responsabile della gestione delle proprietà del Waqf (patrimonio islamico) riguardo ai cimiteri.
In effetti, nel luogo in questione c’era un cimitero75 anni fa, prima che la sua sacralità venne rimossa e la sua destinazione d’uso cambiata. Nel 1927 il Consiglio Supremo Islamico, guidato dal mufti Haj Amin Husseini, fece costruire il Palace Hotel all’interno dell’area del cimitero. Come scrive lo stesso Benvenisti nel suo libro “Città di Pietra”, il mufti decretò che in quel sito non vi sarebbero più state tombe e ordinò che i resti rinvenuti venissero spostati in un altro terreno di sepoltura.
Secondo il grande Hanafi Faher al-din al-Zilai, saggio musulmano del XIV secolo, “se il cadavere è disintegrato e diventato suolo, è permesso seminare ed edificare su di esso”. Anche l’ultimo grande Hanafi, Mohammed Amin Ibn Abadein, che fu mufti di Damasco nel XIX secolo, emise sentenze nello stesso senso. Tale giudizio fissò la posizione della scuola Hanafi che statuisce la legge islamica in Terra d’Israele. Un’espressione esplicita di questo è presente nella legge ottomana ed è citata in molte sentenze legali israeliane come quella relativa al diritto islamico determinante.
È vero che, secondo alcune sentenze religiose dello sceicco Ahmed Natur, attuale presidente della Corte d’Appello per la Sharia, sarebbe impossibile rimuovere la sacralità di un cimitero e cambiarne la destinazione d’uso, essendo i cimiteri eterni. Ma queste sentenze non corrispondono a quelle precedenti. In ogni caso, le sentenze dello sceicco Natur non possono modificare il fatto che sono passati decenni da quando la sacralità del luogo è stata rimossa, la sua destinazione come cimitero cambiata e le autorità religiose islamiche hanno permesso di edificare su di esso.
Nel 1946 il Consiglio Supremo Islamico e il Consiglio Supermo Arabo decisero di costruire una sede della Lega Araba sul lato orientale del cimitero. Mancando i fondi, il progetto non venne mai realizzato, ma lo furono altri edifici pubblici. Nel 1964 l’allora sindaco di Gerusalemme Mordechai Ish-Shalom chiese al Qadi di Jaffa e al presidente della Corte d’Appello per la Svaria, sceicco Haher Hamad, di rimuovere la sacralità del cimitero di Mamilla per permettere alla municipalità di crearvi un parto pubblico. Il sindaco propose che una parte dell’ex cimitero venisse preservata come monumento storico. La Corte per la Sharia risposte alla richiesta sentenziando che “il cimitero Mamilla a Gerusalemme è un cimitero mondris (abbandonato)” e che “la sacralità ha cessato di esistere e dal momento che tale sacralità non è eterna, a differenza di quella delle moschee musulmane, dunque sui cimiteri abbandonati è permesso fare ciò che è permesso in qualunque altra parte della terra che non sia mai stata un cimitero”.
Nessuno fece appello contro quella sentenza, che restò definitiva. Sulla base di essa, la municipalità trasformò gran parte dell’area in un parco pubblico oggi noto come Parco dell’Indipendenza. Nella sua parte meridionale, parallela a Via Agron, lasciò una parete dell’ex cimitero, come aveva promesso, ed essa esiste tutt’oggi. Nei primi anni ’70 la municipalità trasformò la parte settentrionale in un parcheggio pubblico, ed è qui che viene oggi costruito il Museo della Tolleranza.
Su questo sfondo, l’opposizione alla costruzione del Museo appare piuttosto bizzarra. Se nel 1964 la Corte d’Appello per la Sharia sentenziò che il Parco dell’Indipendenza poteva essere creato nell’area dell’ex cimitero, perché improvvisamente, quarantun anni più tardi, si protesta contro la costruzione di un museo in quella stessa area?

(Da: Ha’aretz, 1.03.06)

Nell’immagine in alto: una rappresentazione del 1931 del progetto dell’architetto egiziano Irbrahim Fauzi per una Università Islamica pianificata dal Consiglio Supremo Islamico sull’area dell’ex cimitero di Mamilla (oggi Parco dell’Indipendenza), a Gerusalemme.