Libertà di religione sul Monte Sion

Un sito delicato, dove si accavallano letteralmente le tre religioni monoteiste, dove Israele può garantire da par suo la libertà di culto nel reciproco rispetto

Editoriale del Jerusalem Post

Monte Sion: ingresso al piano terra (parte ebraica), il sito venerato come Tomba di Davide

Per i cristiani, è il luogo dove Gesù ebbe la sua ultima cena con gli apostoli. Per gli ebrei, è la tomba di re Davide. Per i musulmani, è il sito di una moschea del XVI secolo che onora Nabi Daud (il profeta David). Situato sul Monte Sion (a ridosso dell’angolo sud-occidentale delle mura di Gerusalemme), l’edificio che ospita al piano terra quella che è venerata come la Tomba di Davide, al primo piano quella che è venerata come la Sala del Cenacolo e al secondo piano quella che è venerata come una moschea di epoca ottomana, è ormai da qualche tempo al centro di tensioni tra le tre religioni monoteiste. E con l’approssimarsi della visita di papa Francesco la situazione si è andata surriscaldando.

Il sito è diventato sempre più popolare, negli ultimi anni, dopo che l’Authority israeliana per le antichità ha investito fondi nella ristrutturazione dell’edificio. Come ricorda Amnon Ramon, del Jerusalem Institute for Israel Studies e del Ben Zvi Institute dell’Università di Gerusalemme, negli anni tra il 1948 e il 1967, quando il Muro Occidentale (o “del pianto”), la città di Hebron, la Tomba di Rachele (presso Betlemme) e altri luoghi profondamente legati alla storia ebraica erano sotto controllo arabo e vietati agli ebrei, la Tomba di Davide venne trasformata in un’importante meta di pellegrinaggio ebraico. Shmuel Zanvil Kahane, allora direttore generale del Ministero per gli affari religiosi, incoraggiava gli israeliani a visitare la Tomba di Davide, nei pressi della quale venne anche creato un primo museo israeliano sulla Shoà (quando ancora non esisteva Yad Vashem). Dopo la guerra dei sei giorni del 1967, la Tomba di Davide perse molta della sua popolarità mentre la devozione degli ebrei religiosi si volgeva verso altri luoghi santi tornati accessibili, in particolare il Muro Occidentale. In questi ultimi anni, tuttavia, la Tomba ha conosciuto una rinascita di interesse ebraico.

Monte Sion: interno del primo piano (parte cristiana), il sito venerato come Sala dell’Ultima Cena

Ora, un certo numero di leader spirituali ebrei, tra cui il rabbino capo di Rehovot Simcha Kook, e alcuni politici di destra hanno fatto affermazioni infondate secondo cui lo Stato di Israele sarebbe sul punto di firmare un accordo con il Vaticano per cedere il controllo sull’intero edificio. Si tratta di affermazioni che sembrano fatte apposta per alimentare animosità contro i cristiani andando a pescare nel profondo bacino di diffidenza da parte ebraica dovuta ai secoli di persecuzione cristiana contro gli ebrei. Rappresentanti del Ministero degli esteri e del Gran Rabbinato hanno tentato invano di calmare gli animi dichiarando pubblicamente che lo Stato non ha alcuna intenzione di rinunciare al controllo sull’area e che oggetto di negoziato sono soltanto i diritti di utilizzo della Sala dell’Ultima Cena. E che in ogni caso un accordo non è ancora in vista. Fondamentalisti ebrei di diverse estrazioni (come ultra-ortodossi e sionisti religiosi) hanno incrementato la loro presenza e lo svolgimento di eventi il sabato sera conosciuti come “la festa di re Davide”. Si aggiunga che una piccola schiera di mendicanti e di personaggi eccentrici variamente assortiti, allontanati dell’area del Muro Occidentale da custodi e funzionari della sicurezza particolarmente energici, si sono riversati sul Monte Sion. Nel frattempo sono andati aumentando anche i gruppi di cristiani che visitano il sito, in particolare intorno a Pasqua e Pentecoste.

Anche papa Francesco, come i due pontefici che lo hanno preceduto in Israele, ha in programma di tenere una messa proprio in questo sito durante la sua imminente visita. E se non vi è alcun dubbio che Israele garantirà in ogni modo la visita del papa alla Sala del Cenacolo, ciò che può destare preoccupazione è la libertà di espressione religiosa presso il sito in tutte le altre occasioni meno festose.

Monte Sion: secondo piano (parte musulmana), moschea di periodo ottomano

Purtroppo quella del Monte Sion è una storia di conquiste. In epoca bizantina vi venne edificata una chiesa che cancellò ogni traccia delle precedenti radici ebraiche. Nel XVI secolo i musulmani conquistarono la zona e si diedero a cancellare tutte le tracce dei legami del sito con il cristianesimo. Dal 1948, quando Israele riuscì a mantenere il controllo dell’area a fronte dell’attacco della Legione Araba a Gerusalemme vecchia, sul Monte Sion c’è stata sicuramente più libertà per tutte le religioni, anche se molto resta ancora da fare. In ogni caso, non si deve permettere a pochi estremisti religiosi di impedire la correzione di storiche ingiustizie. La sequenza di conquiste e domini religiosi deve cessare. Il Monte Sion offre a Israele l’opportunità di garantire da par suo la libertà di espressione religiosa a ebrei, cristiani e musulmani, e per ottenere questo risultato funzionari e agenti israeliani devono assumere un ruolo più attivo nel garantire il rispetto della legge e dell’ordine e nell’applicare chiare ed eque regole sui tempi di preghiera, nel massimo rispetto reciproco, affinché a nessun gruppo religioso venga consentito di intimidirne un altro e nessuno abbia a patirne.

(Da: Jerusalem Post, 11.5.14)