L’infermiera militare premiata per aver salvato la vita a tanti siriani

Continua l’afflusso di feriti da un paese che non ha mai riconosciuto lo stato ebraico e che è tecnicamente in guerra con Israele

Noga Erez al confine con la Siria

Noga Erez al confine con la Siria

Una giovane paramedica delle Forze di Difesa israeliane è stata premiata la scorsa settimana per il suo lavoro nell’ospedale da campo israeliano allestito sulle alture del Golan, dove vengono portati per le prime cure i siriani feriti nella spietata guerra civile che insanguina il loro paese. La sergente Noga Erez si è vista aggiudicare martedì scorso il Premio al Merito dal presidente d’Israele Shimon Peres, durante un evento in onore di soldati eccellenti nell’ambito dei festeggiamenti per la 66esima Giornata dell’Indipendenza.

Erez, una sarta dilettante nella vita civile, un’operatrice medica responsabile della salvezza di vite umane quando è in divisa nella sua base, racconta in un video prodotto per l’occasione dalle Forze di Difesa israeliane la propria storia e quella dei feriti siriani di cui è occupata.

“Il suo nome era Tariq – racconta la giovane, a proposito di uno dei suoi pazienti col quale ha sviluppato un embrione di amicizia – Aveva 25 anni e gli avevano sparato a entrambe le gambe. È arrivato in Israele lasciandosi alle spalle la moglie e una figlia di quattro mesi”. Erez descrive come, lungo il tragitto verso l’ospedale da campo, abbia tenuto la mano di Tariq “per sostenerlo”, dopo avergli somministrato degli antidolorifici, “così come si tiene la mano di una donna che partorisce”. E il giovane non la smetteva di scusarsi per come le stringeva le dita, ricorda la sergente paramedica. Poi, quando si fu un po’ calmato, le raccontò la sua storia. “Cominciò a piangere dicendo quanto fosse contento che lo stavamo curando”, ricorda Erez. Una volta curate le ferite dalla équipe medica israeliana, Tariq è stato riaccompagnato al confine. Prima di tornare nel suo paese, dove aveva lasciato la famiglia, ha detto a Erez che sperava si sarebbero incontrati di nuovo. “Mi ha invitata a bere un caffè con lui dicendo che avremmo potuto sedere e parlare delle nostre esperienze” riferisce Erez aggiungendo che, benché non sia stato facile, è comunque necessario che le operazioni di soccorso vadano avanti. “Non stiamo a pensare a quello che potrebbe accadere loro quando tornano al loro paese – ammette – Se dovessi pensare a cosa può accadere a ogni persona che abbiamo curato non ce la farei a continuare. Ma che devo dire? Che non curerò qualcuno perché tornando a casa può essere ucciso? Non possiamo permetterci di pensare in termini di e se poi…“.

Soldati israeliani trasportano un ferito siriano

Soldati israeliani trasportano un ferito siriano

“Anche comunicare con i pazienti non è facile – spiega Erez – Nei primi mesi c’era una barriera linguistica perché non sapevo l’arabo”. Ma alcuni pazienti, in particolare tre insegnanti d’inglese, sapevano abbastanza inglese per comunicare con i militari israeliani che li avevano in cura. Erez si è fatta insegnare da loro un po’ di arabo, annotandosi scrupolosamente parole e frasi in alfabeto fonetico. Ora, dice, è in grado di tenere una conversazione basilare in arabo, a volte aiutandosi coi gesti delle mani. “Alla fine ce la facciamo a capirci”, dice.

Accade che dei pazienti chiedano di lei, della “doctor Noga”, e poi si informano e chiedono come va sotto le armi. In definitiva, aggiunge Erez, “è la dimostrazione che siamo tutti esseri umani”. E spiega: “Con il giuramento del Corpo Medico diciamo: ‘sarò sempre custode di mio fratello’, e fratello è chiunque abbia bisogno di cure e di assistenza. Accogliamo tutti gli esseri umani che ne hanno bisogno, non importa chi sono, cosa sono, da dove vengono”.

“Non mi sento speciale perché svolgo questo compito – continua Erez – Se non fossi io, sarebbe qualcun altro al mio posto. Davvero, non so perché girate un film su di me”. E aggiunge che all’ospedale da campo, i soldati scherzano sempre dicendo “stiamo scrivendo un pezzo di storia”. “Forse – conclude Erez sorridendo – i nostri nipoti studieranno a scuola che le Forze di Difesa israeliane hanno curato i feriti della guerra civile siriana, e allora i miei nipoti sapranno che io c’ero. E io non sarò in imbarazzo”.

Le Forze di Difesa israeliane hanno costruito l’anno scorso l’ospedale da campo sulle alture del Golan quando si sono fatti sempre più numerosi i feriti siriani in arrivo al confine con Israele in cerca di cure. A decine sono stati portati dalle forze di sicurezza israeliane al vicino ospedale Ziv (Sieff) di Safed, ma l’afflusso delle vittime ha determinato la creazione di un’apposita struttura militare attrezzata per il trattamento di una varietà di lesioni. Quando venne creata, la sua esistenza venne tenuta segreta anche se trattava centinaia di cittadini siriani. Dice Erez che durante i suoi primi quattro mesi nell’ospedale da campo “tutto era segreto: ricordo che l’unica cosa che mi dicevano era: tu non sai dove ti trovi e non sai nulla delle esperienze stai facendo qui”. Lavorando nell’ospedale, Erez dice di essersi trovata a fare cose che non si era mai sognata di fare. “Quando si dice Siria, si pensa alla guerra – spiega – A volte arrivano notizie di combattimenti nei villaggi, così ci prepariamo a ricevere i feriti. È molto dinamico, tutto può cambiare da un momento all’altro”. Erez spiega che non si occupa solo dei pazienti dentro l’ospedale: aiuta anche a trasportarli dal confine, con il servizio delle ambulanze. “Quando sono a bordo dell’ambulanza sono l’autorità medica di massimo grado – spiega – Non posso farmi prendere dal panico”.

La base militare sul Golan presso cui è stato istituito l'ospedale da campo per i feriti siriani

La base militare sul Golan presso cui è stato istituito l’ospedale da campo per i feriti siriani

Poi lo scorso febbraio le Forze di Difesa israeliane hanno consentito l’ingresso nella struttura di telecamere civili, esponendola al pubblico. L’ospedale, gestito da soldati in uniforme, comprende un pronto soccorso, una unità di terapia intensiva, una sala operatoria, un laboratorio mobile, una farmacia e un impianto a raggi X. Tratta i pazienti siriani che attraversano la frontiera senza alcuna distinzione di fede religiosa o affiliazione politica. Le équipe mediche delle Forze di Difesa israeliane schierate lungo il confine, sulle alture del Golan, garantiscono il primo trattamento. I feriti che sono in condizioni abbastanza buone vengono rimandati al di là del confine dopo queste prime cure sul posto. Quelli invece che necessitano di ulteriori trattamenti vengono portati all’ospedale militare, come ha spiegato un comandante del campo al Canale Due della tv all’inizio di quest’anno. In questo modo l’ospedale da campo tratta circa un centinaio di feriti siriani al mese. Solo i casi più gravi o delicati vengono trasferiti negli ospedali civili del nord di Israele.

L’analista politico Ehud Ya’ari ha affermato lo scorso febbraio che l’ospedale da campo è solo la punta di un iceberg, alludendo a molti e svariati collegamenti che Israele ha stabilito attraverso il confine, e agli sforzi compiuti per evitare che si riversino in Israele gli scontri che vedono coinvolte forze legate ad al-Qaeda e che hanno luogo appena oltre il confine prospiciente l’ospedale da campo.

La rivolta siriana, iniziata nel marzo 2011 con appelli e manifestazioni in gran parte pacifiche per una riforma del regime, si è trasformata in un conflitto armato come reazione alla durissima repressione militare. Da allora si è andata trasformando in una feroce guerra regionale combattuta per procura fra Iran e Arabia Saudita, che sostengono parti contrapposte, provocando la morte sinora di più di 130.000 persone. Nel frattempo si sono infiltrati nell’opposizione combattenti stranieri ed estremisti islamisti di ogni sorta, innescando sanguinose lotte intestine che hanno minato la ribellione contro Assad e aggravato la crisi umanitaria causata dal conflitto.

(Da: Times of Israel, 10.5.14)

Il video su Noga Erez (in ebraico con sottotitoli in inglese):

 

Si veda anche: Più di 700 i feriti siriani curati in Israele dall’anno scorso e link successivi