LIran non si accontenterà di una sola atomica

Lo ha detto al parlamento israeliano il capo del Mossad.

image_1026Se non vi saranno interferenze straordinarie, gli iraniani continueranno con il loro programma di arricchimento dell’uranio e raggiungeranno lo stadio della capacità tecnologica indipendente entro qualche mese. Lo ha detto martedì Meir Dagan, capo del servizio di informazione israeliano Mossad, parlando alla Commissione esteri e difesa della Knesset.
“Esiste una decisione strategica iraniana di arrivare all’indipendenza nucleare. Il timore è che essi vadano avanti e riescano ad arrivare a materiale fissile – ha spiegato Dagan – Gli iraniani non si fermeranno quando avranno raggiunto il livello che garantisce una sola bomba atomica, ma continueranno a creare altro materiale fissile”.
Il capo del Mossad ha detto inoltre che “è molto importante portare la questione al Consiglio di Sicurezza, e che questi imponga sanzioni economiche all’Iran. Il 40% del carburante iraniano deve essere importato, per cui sanzioni come queste sarebbero assai significative”.
Dagan ha aggiunto che la leadership del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è criticata da varie parti, compreso l’ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani. Ciò tuttavia non significa che sia alle viste un cambiamento di regime, né che le critiche interne vadano oltre il consueto. In realtà, anzi, il conflitto interno potrebbe indurre una radicalizzazione della politica estera nucleare dell’Iran allo scopo di coprire le faide intestine.
Il capo del Mosaad ha poi detto che obiettivi israeliani ed ebraici sono in vetta alla lista dei potenziali bersagli della jihad (guerra santa) globale. “Israele è parte integrante di questo conflitto – ha detto – La jihad globale è un fenomeno che preoccupa anche paesi come l’Egitto, la Siria e il Libano, che sentono minacciati i loro governi. Si tratta di un fenomeno che ha strutture indipendenti in ogni luogo dove è presente. In Israele e nei territori non abbiamo ancora identificato vere e proprie strutture della jihad globale, ma qua e là si sono visti i primi segni, contrapposti agli obiettivi della jihad islamica, che punta a creare un’unica grande ummah (comunità dei credenti) musulmana. Il fenomeno che ci terrà più occupati nei prossimi anni – ha continuato Degan – sono i ‘laureati’ dell’Iraq”, cioè i terroristi “che hanno preso parte al conflitto contro gli anglo-americani e che ora fanno ritorno ai loro rispettivi paesi dove danno vita a nuove strutture. Abbiamo già assistito a manifestazioni di questo genere in Giordania e in Egitto. La cosa più paradossale è che, più gli americani vincono la loro battaglia in Iraq, più aumentano i pericoli per Israele”.
Circa le minacce a obiettivi israeliani ed ebraici all’estero, Dagan ha detto che “tali minacce sono sempre presenti in ogni area, ma c’è cooperazione fra le agenzie di intelligence di vari paesi”.

(Da: YnetNews, 27.12.05)

Nella foto in alto: Missile balistico iraniani Shahab-3, da 2.000 km di gittata.