Lo sdegno della famiglia Black per le calunnie di Aftonbladet

Donarono a una bimba palestinese il rene di un congiunto vittima del terrorismo

image_2595Indignata la reazione al calunnioso articolo svedese sull’immaginario traffico d’organi palestinesi ad opera delle Forze di Difesa israeliane da parte del cugino di una giovane vittima del terrorismo il cui rene, nel 2002, venne donato a una ragazzina palestinese: “E’ puro e semplice antisemitismo del tipo di cui il Terzo Reich sarebbe andato fiero”.
Yoni Jesner, un giovane leader studentesco diciannovenne originario di Glasgow (Scozia), nel settembre 2002 venne ucciso in un attentato suicida sull’autobus n. 4 di Tel Aviv. All’epoca frequentava una scuola talmudica e aveva in programma di tornare nel Regno Unito per studiare medicina.
Suo cugino Gideon Black, 26 anni, che oggi vive a Gerusalemme, era con lui e venne ferito nell’attentato, ma sopravvisse.
Yoni morì all’Ospedale Ichilov il giorno successivo all’attentato a causa delle gravissime ferite da schegge alla testa. La famiglia acconsentì a donare uno dei suoi reni, che venne trapiantato in una bambina palestinese di sette anni, Yasmin Abu Ramila, residente a Gerusalemme est, che era da due anni in attesa d’un organo compatibile.
Disse all’epoca Ari, il fratello di Yoni: “La nostra famiglia è fiera che da questa tragica situazione e dalla morte di Yoni siamo riusciti, e Yoni sia riuscito, a dare nuova vita ad altri. Dal nostro punto di vista il principio più importante, qui, è che la vita sia stata restituita a un altro essere umano. Di quale religione, nazionalità, cultura o credo religioso non è la cosa che conta”.
La madre della bambina palestinese, Dina Abu Ramila, dichiarò: “Non so come ringraziare la famiglia della vittima dell’attentato. Provo compassione per il loro dolore e li ringrazio per la donazione d’organo, che ha salvato la vita di mia figlia”.
A proposito del diffamatorio articolo comparso sul tabloid svedese Aftonbladet il mese scorso in cui il giornalista Donald Bostrom si faceva portavoce della calunnia secondo cui le Forze di Difesa israeliane ucciderebbero palestinesi per poi venderne gli organi, Black lo ha definito “tanto odioso quanto falso”.
“Di fronte ad accuse ad Israele così roboanti e infondate si può molto benevolmente considerare il signor Bostrom e i suoi pari semplicemente come dilettanti d’infimo livello che cercano di emergere dai bassifondi del giornalismo svedese. Oppure si può prendere alla lettera le affermazioni di Bostrom. L’integrità morale di un giornalista è radicata nella sua capacità di sostenere ciò che scrive. Se si devono avere ampie prove concrete prima di fare affermazioni che gettano un’ombra sulla reputazione di un individuo, allora qualunque giornalista deve assicurarsi di muoversi su un terreno ben solido prima di sostenere che i soldati di un altro paese si danno a una pratica così abominevole. La mancanza di qualunque straccio di prova rende Bostrom colpevole di un pregiudizio antiebraico del tipo di cui il Terzo Reich sarebbe andato fiero”.
“La storia – conclude Black – getterà le accuse di Aftonbladet nella pattumiera delle calunnie antisemite che avrebbero dovuto essere lasciate ai tempi oscuri, e che invece tornano a tormentarci. Intanto le Forze di Difesa israeliane continuano ad essere un esercito straordinario, costretto ad agire in un contesto di sfide senza eguali: nelle condizioni più dure e difficili, si batte per preservare quell’alto livello di professionalità morale di cui può andare giustamente orgoglioso”.
Un ente di beneficienza intestato alla memoria di Yoni, la Yoni Jesner Foundation (www.yonijesner.org), è attiva in una quantità di campi che erano per lui importanti. Un progetto lanciato nel 2006, il Premio Yoni Jesner, incoraggia giovani studenti ebrei ad impegnarsi in progetti di volontariato. Lo scorso giugno, 120 studenti hanno preso parte alla prima cerimonia di premiazione presso la St. John’s Wood Synagogue, nel nord-ovest di Londra, per festeggiare i risultati degli studenti di scuole superiori che hanno svolto venti ore di lavoro volontario sia all’interno che all’esterno delle rispettive comunità ebraiche.

(Da: Jerusalem Post, 1.09.09)

Nella foto in alto: Yoni Jesner
dal sito della Yoni Jesner Foundation

http://www.yonijesner.org