L’odio pregiudiziale non fa distinzioni

Per certi britannici non esistono israeliani buoni e cattivi: sono tutti criminali.

Da un articolo di Caroline Glick

image_674Nel maggio scorso, in seguito al massacro della famiglia Hatuel, agli attacchi con lancia-granate contro soldati israeliani e al vertiginoso aumento del traffico d’armi ed esplosivi dall’Egitto attraverso i tunnel sotto la zona di Rafah, le Forze di Difesa israeliane lanciarono l’Operazione Arcobaleno nella striscia di Gaza meridionale. L’obiettivo era quello di eliminare la presenza di terroristi nella zona di Rafah e tamponare l’emorragia di armi verso la striscia di Gaza. Le proteste internazionali contro Israele, iniziate nel momento stesso in cui l’operazione prendeva avvio, toccarono punte di isterismo e assurdità. Israele veniva accusato di commettere crimini contro l’umanità per ogni e qualunque azione intraprendesse per proteggere il proprio territorio e i propri cittadini dagli attentati. Le condanne internazionali erano sostenute sui media israeliani da diversi commentatori israeliani di estrema sinistra, soprattutto sul quotidiano Ha’aretz. Uno dei più eminenti editorialisti di Ha’aretz, Ari Shavit, giunse al punto di scrivere che intendeva recidere ad ogni legame con gli israeliani che vivono in Giudea, Samaria e striscia di Gaza, sostenendo che questi non devono essere nemmeno considerati israeliani.
Pochi giorni dopo la pubblicazione del pezzo di Shavit, mi fu chiesto di concedere un’intervista alla tv britannica Channel 4. Quando entrai nello studio, vidi che era stato invitato anche Shavit e ne dedussi che ero stata incastrata: Shavit, ne ero certa, avrebbe fatto la parte dell’israeliano “buono” che dice cose tremende contro Israele, e a me sarebbe spettata la parte dell’israeliano “cattivo” da criminalizzare davanti alle telecamere. Invece le cose andarono molto peggio di come avevo temuto. Quando venne il nostro turno, il conduttore – atteggiandosi a Grande inquisitore – ci aggredì entrambi con uguale veemenza. Chiaramente, per quel britannico non avevano alcun valore i tentativi di Shavit di distinguersi come israeliano “buono” rispetto a quelli “cattivi” come me. Per Channel 4, tutti gli israeliani sono criminali.
I fatti recenti in Gran Bretagna mi hanno fatto tornare alla mente quel penoso episodio. Venerdì scorso, alla vigilia della Pasqua ebraica, l’Associazione dei docenti universitari britannici ha approvato una mozione che invoca il boicottaggio delle università israeliane di Haifa e Bar-Ilan, ripromettendosi di passare presto a quella di Gerusalemme. Si tratta di una decisione ispirata a puro e semplice antisemitismo. Israele è stato prescelto fra tutti i paesi del mondo. Non viene invocato alcun boicottaggio delle università palestinesi che celebrano le stragi terroristiche, indottrinano gli studenti verso la jihad e vengono usate come basi di reclutamento da parte delle organizzazioni terroristiche. Non viene invocato alcun boicottaggio delle università saudite, dove vengono esplicitamente e rigidamente praticati l’apartheid contro le donne e la persecuzione religiosa. E naturalmente non viene invocato alcun boicottaggio contro le università cinesi per l’occupazione cinese del Tibet. Solo lo stato ebraico e le sue accademie di ricerca sembrano essere inaccettabili.
C’è un perverso paradosso in tutto questo. Nella società israeliana, la più alta densità di attivisti anti-israeliani si trova proprio nelle facoltà umanistiche e di scienze sociali delle università israeliane. In effetti è proprio Ilan Pappe, dell’università di Haifa, che – vergognosamente stipendiato coi soldi del contribuente israeliano – viaggia in giro per l’Europa e gli Stati Uniti diffamando il suo paese e chiedendo di boicottarlo a degli antisemiti come i membri dell’Associazione dei docenti universitari britannici.
All’inizio della settimana scorsa abbiamo assistito a un altro caso di pregiudizio all’opera in Gran Bretagna, quando due politici della più virulenta estrema sinistra anti-israeliana – Oona King e George Galloway – sono stati aggrediti da estremisti islamici mentre facevano campagna elettorale nel loro distretto densamente popolato da musulmani. La King ha fatto di tutto per mettere in evidenza quanto lei sia anti-israeliana benché allo stesso tempo ebrea, spingendosi a paragonare Israele alla Germania nazista e i palestinesi agli ebrei nel ghetto di Varsavia. Ma tutta la compiacenza di questi due politici verso l’estremismo della crescente minoranza islamica britannica non gli ha evitato di essere fisicamente aggrediti da membri di quella stessa comunità.

(Da: Jerusalem Post, 27.04.05)

Nella foto in alto: La sede dell’Univesrità di Haifa, sul Carmelo