Lotta ai terroristi: L’Autorità Palestinese fa già marcia indietro

“Saranno perseguiti soltanto coloro che sono direttamente coinvolti nell’attentato”.

image_791Meno di ventiquattro ore dopo aver annunciato l’intenzione di reprimere con determinazione il gruppo Jihad Islamica per il suo ruolo, esplicitamente rivendicato, nell’attentato terroristico di martedì sera a Netanya (cinque morti), alti rappresentanti dell’Autorità Palestinese mettono ora in chiaro che “saranno perseguiti soltanto coloro che sono direttamente coinvolti nell’attacco”.
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che aveva definito “idioti” e nemici della causa palestinese i responsabili dell’attentato, ha messo in programma per giovedì colloqui a Gaza con i capi delle organizzazioni terroriste Hamas e Jihad Islamica, per definire come preservare la “tregua” ufficiosa con Israele. Secondo una fonte vicina ad Abu Mazen, il leader palestinese ritiene che il solo modo per persuadere queste fazioni ad attenersi al “periodo provvisorio di calma” (in arabo, tahdiya) sia quello di instaurare un dialogo con i loro capi senza ricorrere né minacciare il ricorso alla forza.
Guidata da Ramadan Shalah, che vive a Damasco, la Jihad Islamica palestinese è considerata uno dei più piccoli gruppi palestinesi operativo nei territori. A differenza di Hamas, che gode di enorme popolarità nella striscia di Gaza e in alcune parti della Cisgiordania, i sostenitori della Jihad Islamica vengono stimati in poche migliaia. Si ritiene che alcuni terroristi della Jihad Islamica attivi in Cisgiordania siano sul libro paga degli jihadisti libanesi Hezbollah, e dell’Iran, che cercano in tutti i modi di indebolire Abu Mazen e rilanciare la campagna di attentati terroristici all’interno di Israele.
Sebbene la Jihad Islamica palestinese non abbia mai formalmente accettato la “tregua” orchestrata da Abu Mazen, i suoi capi sostengono d’aver dato istruzione ai loro seguaci di rispettare l’accordo raggiunto al Cairo all’inizio dell’anno tra l’Autorità Palestinese e le altre fazioni palestinesi. In realtà, già pochi giorni dopo il summit di Sharm e-Sheikh del 9 febbraio scorso fra Ariel Sharon e Abu Mazen, la Jihad Islamica rivendicava l’attentato suicida al pub Stage di Tel Aviv.
Secondo i capi della Jihad Islamica, gli attentati (riusciti o sventati) non sono altro che la “risposta alle violazioni” israeliane della tregua, che sarebbero l’arresto di persone ricercate per terrorismo e la costruzione della barriera difensiva. In realtà, al summit di Sharm Israele aveva aderito al proposito di cessare le violenze, riservandosi esplicitamente il diritto di continuare a difendersi dal terrorismo con varie misure, come l’arresto di chi prepara attentati e il completamento della barriera.

(Da: Jerusalem Post, 14.07.05)
Nella foto in alto: il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) riceve in omaggio un poster della moschea al-Aqsa dal capo di Hamas, Khaled Mashaal, durante la visita a casa di quest’ultimo, il 7 luglio scorso a Damasco.