L’Ucraina, l’invasione russa “su invito” e le (poche) opzioni dell’Occidente

È Putin che conduce le danze. Nonostante le migliori intenzioni di europei e americani, la Russia interferirà sempre in Ucraina

Rassegna di Yossi Nachemi dei commenti sulla stampa israeliana

image_3169L’attenzione del mondo è di nuovo concentrata sull’Ucraina e i mass-media israeliani non fanno eccezione. I giornali scrutano ogni mossa del presidente russo Vladimir Putin e riflettono su quella che potrebbe essere la reazione dell’Occidente.

Ha’aretz opta per un titolo lineare: “Nonostante gli avvertimenti di Obama, la Russia manda i soldati e prende il controllo della penisola di Crimea”. Il quotidiano riporta diligentemente gli ultimi aggiornamenti accompagnati da un’analisi di Anshel Pfeffer che parla di “invasione su invito”. Pfeffer sottolinea che l’Occidente non ha molte leve su cui agire contro la Russia, a parte congelare i beni di oligarchi russi depositati nelle banche occidentali. Ma c’è un asso nella manica, secondo Pfeffer: la Siria. Revocare le restrizioni sull’invio di armi più sofisticate ai ribelli siriani, scrive, potrebbe essere l’unico modo per l’Occidente di restituire effettivamente il colpo alla Russia.

Boaz Bismuth, di Israel HaYom, non è del tutto d’accordo con Pfeffer, giacché ritiene che l’Occidente abbia più opzioni di quanto non pensi. Ma in fin dei conti è solo Putin che conduce le danze, su questo palcoscenico mondiale. Nonostante la possibilità per l’America di mandare nella regione la VI Fotta o di concedere maggiore assistenza finanziaria all’Ucraina, alla fine l’unica vera minaccia di cui si sta parlando è un boicottaggio della Russia alla conferenza G8 in programma per giugno a Sochi. Bismuth critica la mancanza di decisioni rapide da parte del presidente Obama. “Forse alla fine Obama deciderà di fare qualcosa – scrive – ma nel frattempo Putin canta da solista in russo, mentre John Kerry si rilassa e dice di non aspettarsi Rocky IV” (mercoledì scorso il segretario di stato Usa ha detto che la Russia deve stare “molto attenta” nelle decisioni che prende in Ucraina e che il presidente del paese deve ricordare che “questo non è Rocky IV”).

Una delle tre sinagoghe della città Simferopol, capitale della Crimea, sfregiata nei giorni scorsi con svastiche e la scritta "morte a giudei". Capo della comunità ebraica di Crimea ritiene che sia opera di qualcuno che vuole destabilizzare ulteriormente la regione. In effetti – scrive Joshua Cohen su Times of Israel – non c'è modo di attribuire precise responsabilità, nella magmatica situazione oggi in Ucraina. Quel che è certo è che purtroppo vi sono abbondanti precedenti nel paese per il manifestarsi di questo genere di sconcezze nei momenti di difficoltà”.

Una delle tre sinagoghe della città Simferopol, capitale della Crimea, sfregiata nei giorni scorsi con svastiche e la scritta “morte ai giudei”. Il capo della comunità ebraica di Crimea ritiene che sia opera di qualcuno che vuole destabilizzare ulteriormente la regione. In effetti – scrive Joshua Cohen su Times of Israel – non c’è modo di attribuire precise responsabilità, nella magmatica situazione oggi in Ucraina. Quel che è certo è che purtroppo vi sono abbondanti precedenti nel paese per il manifestarsi di questo genere di sconcezze nei momenti di difficoltà”.

Yedioth Ahronoth riassume tutta la situazione nel termine “invasione russa” e dedica quattro pagine alla copertura della crisi, con le sue firme che danno fondo a tutto l’armamentario dei loro cliché preferiti come “l’impero colpisce ancora”, “arrivano i russi”, “dalla Russia senza amore” e così via. A parte i giochi di parole, il giornale offre le opinioni di due israeliani di origine ucraina, una a favore e una contro l’intervento russo. Rina Greenberg dice di essere a favore dell’invasione russa perché “una guerra civile in un paese con armi non convenzionali è molto grave e pericolosa”. A suo parere, l’unica opzione è che “la Russia entri e stabilizzi le cose”. Di tutt’altra opinione è Dimitry Ordelov, secondo il quale è il popolo ucraino che deve decidere il proprio destino, e non l’esercito russo. “Gli eroi della rivoluzione non si sono mai immaginati che l’instabilità politica minacciasse l’integrità territoriale del paese”, scrive. Ordelov riconosce la possibilità che l’Ucraina possa dividersi in due paesi, ma insiste che la decisione spetta soltanto alla popolazione.

Ma’ariv esprime una visione leggermente diversa, scrivendo che l’obiettivo di Putin è conquistare l’Ucraina senza sparare un colpo. Matan Drori scrive che la reale intenzione dietro alle mosse russe degli ultimi due giorni è quella di inviare all’America e all’Europa il messaggio che la smettano di interferire a Kiev. Drori ricorda ai suoi lettori che, nonostante tutta la retorica, Russia e Ucraina sono ancora molto intrecciate fra loro economicamente e che, nonostante le migliori intenzioni di europei e americani, la Russia interferirà sempre in Ucraina.

(Da: Times of Israel, 2.3.14)