L’unica àncora in Medio Oriente

Per anni i vari "esperti" hanno affrontato il conflitto israeliano senza rendersi conto di quanto fosse marginale né quanto venisse usato come pretesto per deviare l'attenzione dai veri problemi del Medio Oriente

Di Guy Bechor

Guy Bechor, autore di questo articolo

Guy Bechor, autore di questo articolo

Il Segretario di stato Usa John Kerry è di nuovo in Israele, dopo una lunga assenza. Questa volta possiamo sperare, e pregare, che ormai veda il Medio Oriente in modo un po’ diverso.

Sin dal loro primo giorno in carica, i dirigenti dell’attuale amministrazione americana hanno pensato che il fulcro di tutto il Medio Oriente fosse Israele: se fai abbastanza pressione su Israele per “risolvere” il conflitto “israeliano” – questa la loro convinzione – allora avrai l’intera regione ai tuoi piedi. Ecco perché l’amministrazione Obama ha investito così tanto tempo ed energie sul “problema Israele”. Barack Obama e John Kerry non hanno mollato, e durante il secondo mandato presidenziale si sono lanciati in lunghe, estenuanti trattative che hanno imposto a Israele e a uno specifico gruppo di palestinesi denominato “Autorità Palestinese”.

Ho scritto molte volte che si trattava di un grosso errore. Ho avvertito che la Casa Bianca non avrebbe dovuto impiegare tutto quel tempo per occuparsi di un conflitto diventato vecchio e marginale mentre stavano scatenandosi enormi conflitti nella regione e nel mondo intero. E così per circa due anni l’amministrazione americana si è concentrata su di noi, si è concentrata sul passato, mentre la macelleria siriana si allargava a dismisura, l’Iraq crollava a pezzi, la Libia si trasformava in un trampolino di lancio per i jihadisti verso l’Europa, le macerie dello Yemen crollavano sull’Arabia Saudita e l’Europa cominciava a piegarsi sotto il peso di milioni di rifugiati.

E’ ragionevole supporre che non sia stata tutta colpa dell’amministrazione, probabilmente vittima di diversi “esperti”, “diplomatici” e “accademici” che hanno fatto del “conflitto” per eccellenza la loro fonte di reddito, nonché di vari personaggi assolutamente convinti d’essere nel giusto nel voler addentare Israele e ridurlo ai minimi termini. Per anni questi “esperti” hanno affrontato il conflitto (che non si può nemmeno più chiamare “arabo-israeliano” perché è ridotto al conflitto israelo-palestinese) senza rendersi conto di quanto fosse marginale rispetto alle grandi linee di faglia del Medio Oriente e senza capire quanto venisse usato come espediente per deviare l’attenzione dai veri problemi del Medio Oriente. Ogni capo arabo che non voleva che la gente aprisse gli occhi sull’esplosiva complessità nazionale religioso-etnico-tribale al proprio interno sviava tutta l’attenzione verso Israele. Dal loro punto di vista Israele era un vantaggio, non un peso.

Il campo di profughi siriani Zaatari, in Giordania

Il campo di profughi siriani Zaatari, in Giordania

E’ ragionevole supporre che Obama capisca ormai la manipolazione che viene fatta della questione Israele, ma per il Medio Oriente potrebbe essere troppo tardi. Se si fossero affrontate in tempo le radici dello “Stato Islamico” (ISIS), forse questa organizzazione non si sarebbe evoluta nel mostro che è oggi. Se si fosse affrontato in tempo il malefico regime di Bashar Assad, forse il tiranno siriano oggi non sarebbe più al suo posto. E lo stesso vale per le altre crisi in Medio Oriente e in Europa. Sì, anche l’Europa si è tanto occupata di Israele mentre la sua stessa casa prendeva fuoco.

Cosa c’è oggi sull’altro versante, dirimpetto a Israele? Un enorme vuoto. C’è un gruppo di anziani insediati a Ramallah senza alcun potere né legittimità [come ha notato Aaron Scheer su Times of Israel, il presidente Abu Mazen si appresta a iniziare l’undicesimo anno del suo mandato di quattro anni avviato nel gennaio 2005]. Nessun accordo eventualmente raggiunto da costoro sarebbe stato accettato dal pubblico arabo di Giudea e Samaria o di Gaza, e in ogni caso non avevano intenzione di raggiungere alcun accordo. Il loro unico obiettivo era quello di strappare altri territori da usare per i prossimi attacchi volti a ridurre e indebolire Israele. A parte questo, non c’è niente: nessuna democrazia, nessuna economia, nessuna legalità, nessun futuro. E c’erano quelli che volevano cedere questo vuoto, da cui Israele sarebbe stato attaccato con missili e altro.

I regimi arabi hanno di fatto accettato l’esistenza di Israele e, segretamente o apertamente, cercano la sua assistenza. Il conflitto con i palestinesi esiste, ma è ben poca cosa rispetto al demone sunniti-sciiti, al grande scontro con l’islam estremista, all’infiltrazione del Medio Oriente da parte delle potenze mondiali in offensiva militare.

In questa grande bufera, come non se ne sono viste in questa regine dai tempi dell’invasione mongola poco meno di 800 anni fa, Israele rimane l’unica isola di stabilità. In un Medio Oriente alla disperata ricerca di equilibrio, noi restiamo l’unica àncora esistente.

(Da: YnetNews, 28.11.15)