Ma Israele ha il diritto di difendersi?

Probabilmente se Israele si difendesse in questa guerra del terrorismo soltanto lanciando sassi, il mondo lo condannerebbe ugualmente

Da un articolo di Ze'ev Schiff

image_50Pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto europeo che riconosce il peggioramento dell’antisemitismo in Europa, la stessa Europa ha adottato un’altra misura che sembra andare nello stesso senso.
Il parlamento europeo ha in pratica definito le misure di auto-difesa israeliane come “atti di terrorismo” sulla base del fatto che in questa guerra vengono talvolta colpiti anche dei civili palestinesi.
Il contesto in cui e’ stata adotta la decisione e’ l’uccisione di Ahmed Yassin, l’uomo che aveva ideato e incoraggiato il terrorismo suicida e che di recente aveva autorizzato anche l’impiego di donne in attentati suicidi. Nulla aveva detto il parlamento europeo, per esempio, sull’ultimo attentato suicida al porto di Ashdod, che ha ucciso dieci israeliani e che era avvenuto prima dell’uccisione di Yassin.
E’ la stessa Europa che si e’ arrogata il diritto di mandare le proprie forze aeree a bombardare per 73 giorni la Jugoslavia anche se questa non poneva nessuna minaccia mortale per nessuno stato europeo.
Ma il problema non e’ iniziato con l’uccisione di Yassin, un’azione discussa anche all’interno di Israele. Dal momento stesso in cui ebbe inizio l’attuale round del conflitto, si sono registrate vere e proprie ondate di condanne delle azioni israeliani, sia offensive che difensive.
All’inizio ci fu la condanna dell’impiego di tiratori scelti da parte delle Forze di Difesa israeliane. Evidentemente per i critici d’Israele sarebbe stato preferibile che le forze israeliane sparassero a raffica con le mitragliatrici. Altra ondata di condanne suscito’ l’uso di elicotteri da combattimento. Poi l’uso di bombe sganciate da aerei. Critiche vennero anche dagli americani, che pure pochi anni piu’ tardi avrebbero usato gli aerei per colpire obiettivi a Bagdad anche dopo aver assunto il controllo di tutto l’Iraq.
Quando le Forze di Difesa israeliane hanno iniziato a distruggere, come forma di ritorsione, le case dei palestinesi coinvolti in assassini e attentati suicidi, di nuovo le condanne piovvero solo su Israele. Israele non sapeva piu’ cosa fare per cercare di dissuadere i terroristi suicidi le cui famiglie ricevevano sovvenzioni economiche (anche da Saddam Hussein). Venne anche avanzata l’idea di espellere le famiglie degli attentatori, ma anche solo la proposta di mandare al confino dalla Cisgiordania alla striscia di Gaza i famigliari dei suicidi sollevo’ una nuova ondata di critiche ad Israele.
Le azioni di “prevenzione mirata” suscitarono una marea di proteste, come se non si trattasse di una guerra nella quale una parte, quella palestinese, colpisce sistematicamente e deliberatamente i civili negli autobus, nei ristoranti, nei centri commerciali, imbottendo le cinture esplosive di pezzi di metallo per ottenere il massimo danno possibile contro gli esseri umani. Queste sono le “uccisioni mirate” di cittadini israeliani.
Eppure, per i critici di Israele, la caccia ai terroristi e’ un atto criminale, e non un atto di ostilita’ nel quadro di una guerra. Ci sono state critiche anche alle dimensioni delle bombe usate dalle forze aeree israeliane. E proteste contro le regole di ingaggio adottate dalle Forze di Difesa israeliane. Quale esercito al mondo ha regole di ingaggio migliori? Quelle americane? Quelle egiziane? Quelle indiane? Quelle francesi? O quelle russe, o quelle turche? Tutte avrebbero piuttosto da imparare da come le Forze di Difesa israeliane si attengono agli ordini. Ma quando si tratta di Israele, si condanna anche l’uso di munizioni di plastica.
Qualunque dichiarazione israeliana viene trattata con scherno, il sistema giuridico israeliano viene sbeffeggiato.
Togliete chiusura e posti di blocco, gridano i critici. Certo, i posti di blocco tormentano anche chi non c’entra, ma i critici d’Israele non si curano della necessita’ di bloccare i passaggi attraverso cui si infiltrano i terroristi assassini. Il primo obiettivo era quello di bloccare le auto-bomba, comprese le ambulanze usate per trasportare esplosivi. Ma l’idea di una barriera di separazione venne detestata fin dall’inizio, e venne denunciata come illegale ancor prima che ne venisse deciso il tracciato e se ne iniziasse la costruzione.
Queste critiche trovano alimento anche all’interno di Israele. La minaccia di trascinare gli ufficiali delle Forze di Difesa israeliane davanti alla corte penale internazionale non e’ venuta solo dal Belgio. Ora si levano preteste perche’ rappresentanti israeliani si lamentano con i direttori dei giornali per servizi distorti e fazioni.
Probabilmente se Israele si difendesse in questa guerra del terrorismo soltanto lanciando sassi, il mondo lo condannerebbe ugualmente. Per lo piu’ chi condanna i metodi israeliani, in realta’ pensa che Israele semplicemente non abbia il diritto di difendersi. Se e’ così, allora Israele dovrebbe ignorare gran parte di queste critiche. Siamo noi quelli che devono criticare cio’ che accade dalla nostra parte e attorno a noi.

(Da: Ha’aretz, 7.04.04)