Ma quale cessate il fuoco?

Durante i cinque mesi di 'tregua' si sono registrati più di 800 attacchi palestinesi contro obiettivi israeliani.

Da un articolo di Barry Rubin

image_814Dal febbraio 2005 è formalmente in vigore un cessate il fuoco nella guerra avviata più di quattro anni prima dal leader palestinese Yasser Arafat. Nondimeno la guerra terroristica palestinese contro Israele continua. Questa situazione non può essere compresa se non si guarda ad essa dal punto di vista di coloro che trovano il terrorismo conveniente sul piano politico e accettabile in termini di strategia palestinese.
Qualunque potenziale terrorista palestinese può contare sui seguenti elementi.
Il suo attentato è incoraggiato dai media ufficiali palestinesi e da predicatori religiosi nominati dall’Autorità Palestinese.
Egli non verrà fermato dalle forze dell’Autorità Palestinese.
Se riuscirà ad uccidere degli israeliani, verrà elogiato dalle istituzioni dell’Autorità Palestinese, dalla fazione al potere Fatah e dai media palestinesi.
Se verrà catturato o arrestato da Israele, l’Autorità Palestinese si adopererà per chiederne la scarcerazione.
Dopo l’attentato, non verrà arrestato dall’Autorità Palestinese. Solo in alcuni casi molto eclatanti, che suscitano pressioni occidentali, potrà essere messo agli arresti domiciliari per essere lasciato “fuggire” poco dopo.
Se morirà nell’attentato, l’Autorità Palestinese lo celebrerà come un martire degno dei massimi onori.
Se fa parte della fazione al potere Fatah, non sarà né criticato, ne allontanato né punito.
Qualunque cosa faccia, comprese stragi di civili israeliani, sarà comunque invitato ad arruolarsi nelle forze di sicurezza stipendiate dall’Autorità Palestinese. Se, come agente delle forze di sicurezza, commetterà degli attacchi terroristici, non verrà licenziato.
Alla luce di tutti questi fattori non desta sorpresa che i palestinesi, compresi membri di Fatah e delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese, continuino a progettare e compiere attacchi terroristici contro Israele. Durante i cinque mesi trascorsi fra il cessate il fuoco palestinese dell’8 febbraio e l’8 luglio, i palestinesi hanno realizzato 812 attacchi contro obiettivi israeliani. Altre migliaia di attacchi sono stati sventati grazie ad arresti, a sforzi della sicurezza israeliana, a operazioni difensive. Alcuni attacchi hanno avuto luogo in Cisgiordania e striscia di Gaza. Altri erano mirati contro Israele, sebbene un’alta percentuale di questi ultimi sia stata bloccata. Gli attacchi comprendono, fra l’altro, spari contro civili israeliani in Cisgiordania e striscia di Gaza, tiri di mortaio e missili Qassam, assalti contro strutture abitative ed economiche nonché contro forze israeliane impegnate nell’organizzare il ritiro dalla striscia di Gaza.
Ciò che rende la situazione ancora più paradossale è che il principale fattore che ha contribuito a ridurre il numero e l’efficacia degli attentati all’interno di Israele è stata quella barriera difensiva così tenacemente osteggiata dall’Autorità Palestinese. Se la barriera non esistesse, data la noncuranza della stessa Autorità Palestinese nel bloccare il terrorismo, le vittime israeliane sarebbero molto più elevate. Così, mentre i palestinesi erano risusciti a realizzare ventuno attentati esplosivi suicidi nel 2001, quaranta nel 2002 e sedici nel 2003, nel 2004 sono riusciti a realizzarne solo sei. Di conseguenza le vittime israeliane sono diminuite da 453 morti nel 2002 a 118 nel 2004. E’ importante notare che questa vistosa diminuzione ha avuto luogo prima che vi fosse alcun accordo di cessate il fuoco, sebbene da allora in poi i numeri siano ulteriormente calati. Di nuovo, però, questo risultato non è dovuto a mancanza di tentativi da parte dei terroristi, o agli sforzi dell’Autorità Palestinese. Solo nei mesi di aprile, maggio e giugno 2005 ai posti di blocco israeliani sono stati sorpresi ventun ragazzini palestinesi di età inferiore ai 18 anni che cercavano di far passare bombe, armi o munizioni all’interno di Israele.
È significativo il fatto che quasi metà (47%) degli attentati compiuti durante il cessate il fuoco sono stati rivendicati da Fatah, la fazione al potere nell’Autorità Palestinese: quella nelle cui mani la comunità internazionale adesso si propone di mettere altri tre miliardi di dollari. Ad oggi nessun ufficiale o membro di Fatah, nessun agente o impiegato delle forze di sicurezza palestinesi è stato mai punito, allontanato o licenziato per quasi quattrocento attacchi.
Si tratta di indicatori importanti della situazione attuale, ed è vitale per gli occidentali esserne a conoscenza. Senza capire questa situazione, le azioni degli israeliani appaiono superflue e senza motivo, facendo sembrare che Israele agisca in modo irrazionale, arbitrario e per pura crudeltà. Qualche esempio.
I posti di blocco sono necessari a causa dei continui tentativi di far passare armi ed esplosivi usati per uccidere israeliani. L’uso di donne e bambini per questo scopo richiede attenti controlli anche su queste persone. Questa è la causa dei ritardi e dei blocchi che i palestinesi devono subire. Se non vi fossero attacchi, non vi sarebbero posti di blocco e nemmeno forze israeliane nei territori sotto giurisdizione dell’Autorità Palestinese.
La barriera di sicurezza è necessaria per ostacolare i continui attacchi che l’Autorità Palestinese non cerca neanche di fermare. Questo è il motivo per cui la barriera viene costruita.
Gli attentati impediscono i ritiri israeliani non perché Israele voglia tenersi questi territori, ma come misura difensiva. Se non vi fossero attacchi, Israele potrebbe facilmente ritirarsi sulle linee del 2000 e consegnare più territorio di Cisgiordania all’Autorità Palestinese.
Le continue vittime sul versate palestinese sono dovute alla continua guerra condotta dalle organizzazioni politiche palestinesi. Se i palestinesi fermassero tutti gli attacchi contro Israele, Israele non condurrebbe nessuna operazione militare contro i palestinesi. Purtroppo non vale il contrario: anche quando Israele ferma tutte le operazioni militari contro i palestinesi, gli attacchi continuano.
Il rifiuto o l’incapacità dell’Autorità Palestinese di fermare gli attacchi è un fattore significativo nel far dubitare leader e opinione pubblica israeliana della volontà o della capacità dell’Autorità Palestinese di fare veramente la pace. Il perdurante terrorismo è uno dei principali problemi che bloccano i progressi verso una soluzione globale che veda la nascita di uno stato palestinese indipendente. Per quanto il leader palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) incontri grandi difficoltà interne nel fermare efficacemente il terrorismo, il problema viene solo accresciuto dalla sua scelta politica di rifiutarsi di farlo.

(Da: Jerusalem Post, 18.07.05)

Nella foto in alto: l’autore dell’articolo Barry Rubin, direttore Middle East Review of International Affairs.