Mandano avanti donne e bambine

Quello che video e immagini dimostrano è l’autocontrollo dei soldati israeliani

Di Marco Paganoni

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“Furiosamente aggredito a pugni e morsi” (clicca per ingrandire)

I sassi possono uccidere. Lo sanno gli italiani che ricordano la piccola Maria Jlenia Landriani, due mesi e mezzo di vita, uccisa il 22 aprile 1986 da sassi lanciati sulla provinciale Milano-Lentate, e gli anziani coniugi Domenico Fornale e Rosa Perena, uccisi il 13 febbraio 1991 da sassi lanciati sull’autostrada del Brennero, e Monica Zanzotti, uccisa il 29 dicembre 1993 sulla A22, e Maria Letizia Berdini, uccisa il 27 dicembre 1996 da sassi lanciati sulla Torino-Piacenza.

Lo sanno fin troppo bene in Israele dove – tanto per ricordare il caso più recente – lo scorso febbraio è morta Adele Biton, quattro anni d’età, dopo due anni di agonia a causa di sassi lanciati il 14 marzo 2013 sulla statale 5 Tel Aviv-Ariel.

Ma quando un soldato israeliano ferma un ragazzino che era stato spedito a lanciare sassi, i palestinesi – come loro consuetudine – mandano avanti donne e bambine. Donne e bambine palestinesi che aggrediscono furiosamente il soldato israeliano a pugni e morsi approfittando del fatto che il soldato israeliano, benché pesantemente armato, per cultura mentalità e disposizioni ricevute subirà l’aggressione praticamente senza difendersi. Lo si vede bene in queste immagini di venerdì scorso, e nei filmati riportati da YnetNews e Ha’aretz (l’incidente si è chiuso quando il comandante sul campo ha detto al soldato di lasciar andare il ragazzino).

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“Approfittando del fatto che il soldato, benché pesantemente armato, subirà l’aggressione praticamente senza difendersi” (clicca per ingrandire)

Quelle donne e ragazzine palestinesi sanno bene che in nessun altro paese del Medio Oriente e – sospettiamo – in ben pochi altri paesi del mondo, potrebbero mai permettersi di aggredire in quel modo un militare armato, impegnato a fermare un lanciatore di pietre.

La cosa tragicamente paradossale è che il video – da cui risulta evidente come i palestinesi si facciano effettivamente scudo di donne e bambine, e l’estremo autocontrollo dei soldati israeliani – venga diffuso “viralmente” sui social network anti-israeliani come prova provata della malvagità di quei soldati. E venga esibito come il trofeo di una “vittoria” sui soldati israeliani “che si fanno battere da donne e bambine”.

Ancora più tragico il fatto che anche qui, fuori dal Medio Oriente, lo vedano allo stesso modo tanti, che evidentemente hanno perso ogni bussola morale.

(Da: informazionecorretta.com, 31.8.15)

Il padre del soldato israeliano ritratto nel video della colluttazione con donne e bambine palestinesi ha detto di essere orgoglioso della condotta di suo figlio durante l’incidente. “Siamo fieri di quello che abbiamo visto, fieri dell’autocontrollo che ha dimostrato” ha dichiarato il padre del militare a radio Galei Tzahal. Dal canto suo, il padre del ragazzino palestinese coinvolto nell’incidente ha dichiarato al Jerusalem Post: “I nostri bambini fanno il loro dovere e devono essere forti”. (Da: i24news, 31.8.15)

Per una descrizione e un video più completi dell’incidente, si veda (in inglese):
In Nabi Saleh, an all too predictable black eye for Israel

Bambini mandati a lanciare sassi contro le auto di passaggio. Questa immagine è stata scattata nella stessa occasione, poco prima del tentativo del soldato di bloccare un ragazzino che lanciava sassi

Bambini mandati a lanciare sassi contro le auto di passaggio. Questa immagine è stata scattata nella stessa occasione, poco prima del tentativo del soldato di bloccare un ragazzino che lanciava pietre (clicca per ingrandire).