Menzogne e verità sul Monte del Tempio

Troppi pescano nel torbido d'una campagna volta a sovvertire lo stato di cose che funziona da 40 anni

Da un editoriale di Ha'aretz

image_1581I lavori di scavo e costruzione nei pressi della rampa che sale alla Porta Mughrabi, all’esterno del complesso del Monte del Tempio a Gerusalemme, rischiano di diventare la battaglia di Armageddon, come è accaduto tutte le volte che dei lavori hanno interessato il Monte del Tempio e i suoi dintorni. Nessuno sembra capace di resistere alla tentazione di farsi coinvolgere nel conflitto nazional-religioso impersonificato dal Monte del Tempio, un conflitto che è già stato definito come una bomba ad orologeria dal potenziale apocalittico.
Da quando sono iniziati i lavori – il cui scopo è sostituire un ponte pedonale che collega il Muro Occidentale alla Porta Mughrabi – in tanti hanno contribuito ad accrescere l’agitazione. I primi a cogliere al volo l’occasione sono stati i leader dei movimenti islamici israeliani, guidati dallo sceicco Raed Salah. Da tempo gli esponenti islamici in Israele si sono trasformati nei “difensori di al-Aqsa”, e sono loro che hanno ispirato i massicci lavori di scavo e costruzione degli anni scorsi entro il Monte del Tempio, sotto la moschea. Oggi si sono messi alla testa della campagna contro Israele, accusato di voler “minare le fondamenta della moschea di al-Aqsa per costruire al suo posto il Terzo Tempio”. Altri islamisti, come Hamas nella striscia di Gaza, si sono subito accodati all’opera di istigazione. Re Abdullah di Giordania, che cerca con tutte le sue forze di mantenere un’influenza su ciò che succede sul Monte del Tempio, si è aggregato perché non può fare la figura di essere da meno degli agitatori.
Purtroppo anche alcune personalità israeliane hanno contribuito al subbuglio, come alcuni archeologi che hanno approfittato della situazione per scontrarsi su questioni di prestigio, o alcuni politici che cercano sempre di istigare lo scontro fra “destra” e “sinistra”.
Subbuglio che va in onda in diretta tv in tutto il mondo islamico, per cui hanno già iniziato a farsi sentire le voci che di routine si mettono a deprecare “la cattiva scelta del momento” e il “fallimento di immagine”.
Vale la pena ricordare, a coloro che hanno dimenticato e a coloro che vorrebbero far dimenticare, che la situazione in atto sul Monte del Tempio e alla spianata del Muro Occidentale si fonda su uno status quo assai stabile che è in vigore da quarant’anni. Tale situazione venne perfettamente descritta da David Ben-Gurion nel giugno 1967 (all’indomani della riunificazione di Gerusalemme con la guerra dei sei giorni): “Il Muro Occidentale per il momento tocca agli ebrei, il Monte del Tempio per il momento tocca ai musulmani, e questo è lo stato di fatto che dobbiamo accettare”.
Contemporaneamente Moshe Dayan stabiliva che la Porta Mughrabi sarebbe rimasta sotto esclusivo controllo israeliano per evitare che le autorità islamiche avessero la possibilità di chiudere unilateralmente tutti gli accessi al Monte del Tempio. Dunque la costruzione della nuova passatoia che sale dal Muro Occidentale alla Porta Mughrabi fa parte dello status quo accettato e costituisce un fatto di importanza cruciale, cosa che non negano nemmeno le autorità del Wakf islamico.
La campagna di incitamento contro i lavori di costruzione del ponte costituisce un chiaro tentativo di minare lo status quo e dunque non deve influenzare la decisione delle autorità di sostituire l’attuale passerella provvisoria con una stabile. Le attività delle forze di sicurezza che garantiscono l’agibilità dei lavori meritano pieno appoggio.
Allo stesso tempo bisogna ricordare che lo status quo si applica anche all’interno del Monte del Tempio per cui, con lo stesso dileggio con cui si respinge l’accusa di minare le fondamenta della moschea, vanno respinti anche i tentativi di quei pochi ebrei fanatici che vorrebbero modificare la situazione sul Monte del Tempio.
La situazione nell’area del Monte del Tempio deve essere gestita con sensibilità e intelligenza, ma anche con la necessaria determinazione e salvaguardare cruciali assetti e interessi che vennero stabiliti due generazioni fa, e che mantengono tutta la loro validità anche oggi.

(Da: Ha’aretz, 8.02.07)