Modeste aspettative

La realtà attuale non induce all'ottimismo.

Da un articolo di Yitzhak Shomron

image_1365Politici e opinione pubblica israeliana ultimamente si aspettano urgenti soluzioni sul piano diplomatico. È il frutto dei recenti sviluppi, uniti a una certa isteria che pervade i mass-media. L’israeliano medio non si aspetta più soluzioni in un colpo solo, ma l’aspettativa di ampie soluzioni realmente praticabili resta molto alta. Tuttavia, quelli sintetizzati qui di seguito sono alcuni nodi problematici che, allo stato attuale, non inducono a coltivare aspettative eccessivamente ottimistiche riguardo alla possibilità di risolvere con qualche celerità il pasticcio attuale.

L’instabile atteggiamento dell’Europa verso Israele. I politici europei possono anche aver capito le difficoltà in cui versa Israele e le caratteristiche uniche della situazione in cui si trova, ma questo non basta a modificare le loro posizioni. Si è visto, ad esempio, nella riunione dei ministri degli esteri europei a Helsinki dove si è deciso di offrire garanzie finanziarie per aiutare il recupero del Libano. E tuttavia non si è tenuta alcuna sistematica riflessione circa i danni sofferti da Israele, sia in termini umani che materiali. Intanto in Europa si agitano pericolosi sentimenti, continuando a far circolare accuse di crimini di varia natura contro Israele, accuse spesso assai o del tutto infondate che però tendono a permeare l’opinion pubblica, con conseguente aumento nei sondaggi.di sentimenti visceralmente anti-israeliani o addirittura anti-ebraici.

Il problema libanese. Il coinvolgimento internazionale in Libano, che sembrava volto a preservare la sicurezza di Israele a fronte di future aggressioni Hezbollah, si presenta problematico sotto diversi aspetti. Problematici sono, ad esempio, l’atteggiamento evasivo della Francia e la richiesta di partecipare alla forza multinazionale da parte di vari paesi ostili a Israele. Inoltre, le varie unità militari avranno problemi di coordinamento fra loro. Non vi è alcuna garanzia che queste unità custodiranno il confine siro-libanese né che saranno in grado di “prendersi cura” di Hezbollah. Questo coinvolgimento internazionale può anche prospettare rischi futuri. I paesi che mandano soldati potrebbero considerare il “modello libanese” un precedente che cercheranno di applicare anche in Cisgiordania (a scapito delle capacità di auto-difesa di Israele). Il teatro israeliano potrebbe addirittura diventare terreno di prova per esperimenti militar-diplomatici di varia natura.

Nessun motivo di ottimismo sulla questione del nucleare iraniano. La saga iraniana si sta trasformando in una commedia internazionale. Mentre Teheran, a quanto pare, continua a portare avanti il suo programma nucleare e si avvicina a grandi passi al punto di non ritorno, l’Europa non dà mostra di preoccuparsi veramente molto. Il fatto è che Israele, invece, è preoccupato davvero. Dopotutto, per Israele la questione comporta una evidente minaccia alla propria stessa esistenza.

Coinvolgimento americano in Medio Oriente. Bisogna tenere a mente che il “trauma iracheno” mina la libertà di manovra degli Stati Uniti di fronte all’Iran. Il presiedete Bush sarà anche molto comprensivo verso i problemi di Israele, ma il suo sostegno non è garantito nel medio-lungo periodo. Persino se le condizioni sul terreno permettessero o addirittura richiedessero un rapida azione contro l’Iran, è difficile immaginare che Bush e la sua amministrazione possano intraprenderla.

Dunque cosa dobbiamo aspettarci? Mentre non ci dobbiamo attendere successi rapidi ed efficaci, dobbiamo preparaci alla prospettiva che Hezbollah dedichi le sue risorse a generare uno scontro “in stile libanese” in Cisgiordania e striscia di Gaza. Aumenta il pericolo della produzione di missili Qassam e della fornitura di armi sempre più letali ai gruppi terroristi nei territori, e non si può sapere quando e come potrà esplodere quella micidiale polveriera chiamata striscia di Gaza.
Nonostante la difficile situazione e le fosche previsioni, non dobbiamo lasciare che il panico intralci l’atteggiamento di Israele. La popolazione israeliana deve saper affrontare problemi e difficoltà e aspirare a una leadership che soppesi le proprie mosse con attenzione e con determinazione. Solo una leadership di questo tipo può condurre Israele verso una soluzione.

(Da: YnetNews, 8.09.06)

Nella foto in alto: Ministro degli esteri italiano Massimo D’Alema e il suo omologo israeliano Tzipi Livni venerdì scorso a Gerusalemme.