Mosca dalla parte sbagliata

Fornire armi a Siria e Iran contraddice gli sforzi internazionali contro i paesi terroristi

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1806Mentre persino gli stati arabi cercano di rassicurare Israele sul fatto che la Siria non avrebbe intenzioni aggressive, Damasco continua e ricevere dalla Russia forniture di moderne batterie antiaeree e missili anti-aerei tipo SA-22 E (Pantsyr-S1). Secondo notizie di stampa araba il contratto, firmato all’inizio dell’anno per un valore di circa 900 milioni di dollari, sarebbe finanziato dall’Iran. La notizia va ad aggiungersi a quella del mese scorso della vendita da parte della Russia di 250 moderni caccia Sukhoi-30 all’Iran, paese al quale Mosca ha già fornito sofisticati sistemi d’arma difensivi.
Perché mai la Russia, un paese che ambisce ad essere annoverato fra le più eminenti nazioni industrializzate del mondo, continua a vendere armamenti sofisticati ad alcuni dei più bellicosi paesi fuorilegge? La pretesa che tali forniture riguardino solo arami di tipo difensivo, e siano dunque del tutto innocue, è ridicola e insolente. È chiaro che non è possibile sostenere questa tesi per quanto riguarda caccia supersonici, ovviamente dotati di avanzate capacità offensive. Ma anche i sistemi anti-aerei hanno natura offensiva nelle mani di nazioni bellicose, perché ne proteggono gli arsenali missilistici e gli impianti nucleari da eventuali contrattacchi o attacchi preventivi, accrescendo la fiducia di questi regimi delinquenti nella possibilità di sferrare attacchi diretti, o di continuare a sostenere impunemente l’aggressione terroristica.
Ammettiamo, comunque, che la Russia stia vendendo a Siria e Iran armamenti puramente difensivi. Anche questo sarebbe inaccettabile, perché la vendita di qualunque arma a paesi che sostengono apertamente il terrorismo e sfidano apertamente la comunità internazionale è in diretta contraddizione con gli sforzi fatti per penalizzare questi loro comportamenti.
Per la comunità internazionale è una sconfitta il fatto che non venga imposto un embargo completo alla vendita di armi a Siria e Iran, due paesi che già violano l’embargo contro la fornitura di armi a Hezbollah decretato dall’Onu dopo la guerra in Libano della scorsa estate. La Siria in particolare è anche responsabile di un’ondata di assassini politici in Libano, pure questi oggetto di attento scrutinio da parte delle Nazioni Unite.
La Russia porta una doppia responsabilità per tale insuccesso internazionale. Innanzitutto perché utilizza il suo diritto di veto al Consiglio di Sicurezza per bloccare sanzioni più efficaci contro Siria e Iran. E poi perché i suoi traffici d’armi bilaterali violano le sanzioni minime che da tempo dovrebbero essere in vigore contro i comportamenti aggressivi di quei due regimi.
Per ora non si intravedono segnali di un miglioramento dell’atteggiamento di Mosca in questo ambito. L’idea che la Russia sia ormai lanciata in una gara con gli Stati Uniti nelle forniture di armi in Medio Oriente non è una giustificazione, ma un’aggravante. Infatti, possiamo anche pensare che sia un errore vendere altre armi avanzate all’Arabia Saudita senza condizionare tali vendite a una serie di cambiamenti, come la cessazione dei finanziamenti sauditi per miliardi di dollari alle scuole di indottrinamento alla jihad contro l’occidente, dei boicottaggi anti-israeliani e antisemiti, dell’appoggio alle milizie sunnite in Iraq e dell’appoggio a Hamas nella striscia di Gaza. Ma è chiaro che vendere armi a Siria e Iran è molto peggio.
Pace e sicurezza internazionale esigono che venga isolata e sconfitta l’alleanza estremista islamista fra Iran, Siria, Hezbollah, Hamas e al-Qaeda. In questa battaglia globale, la Russia getta tutto il suo peso dalla parte sbagliata.

(Da: Jerusalem Post, 20.08.07)

PREOCCUPAZIONE A GERUSALEMME
PER I NUOVI MISSILI RUSSI ALL’IRAN
La recente fornitura all’Iran di missili russi terra-mare desta preoccupazione negli ambienti della marina militare israeliana per il timore che tali sistemi d’arma possano essere trasferiti a siriani e Hezbollah ed essere usati contro le forze navali israeliane in un eventuale futuro conflitto.
Noto in ambiente Nato col nome di SSN-X-26 Yakhont, questo missile da crociera supersonico può essere lanciato dalla costa contro bersagli navali fino a 300 km di distanza. Il missile è in grado di trasportare una testata di 200 kg e vola a un metro e mezzo sulla superficie del mare, rendendone l’intercettazione estremamente difficile. Il suo più simile omologo occidentale è l’americano Tomahawk & Harpoon. Il missile si avvicina all’obiettivo usando un sofisticato sistema di guida radar che pare sia resistente alle contromisure elettroniche. Si tratta di un missile operativo e tattico che può essere usato sia contro un cacciatorpediniere di medie dimensioni, sia una portaerei. Secondo gli ufficiali israeliani, sarebbe in grado di porre una seria minaccia alle unità della marina israeliana. “C’è il serio timore – dicono – che se questo missile si trova in Iran, finisca prima o poi per trovarsi anche in Siria e Libano”. Anche in mancanza di prove certe, le Forze di Difesa israeliane considerano che qualunque sistema d’arma che possa essere smontato e imballato in un container può facilmente essere trasferito da un territorio all’altro.
Durante la guerra in Libano contro Hezbollah dell’estate 2006 le Forze di Difesa israeliane furono prese alla sprovvista quando una loro unità navale, la Hanit, venne centrata da un missile terra-mare di fabbricazione cinese che non si sapeva fosse nelle mani di Hezbollah. I militari israeliani sospettano che l’Iran abbia direttamente assistito Hezbollah nell’effettuare quell’attacco, che costò la vita a quattro marinai israeliani.

(Da: Jerusalem Post, 28.08.07)

Nella foto in alto: Immagine d’archivio di una batteria missilistica anti-aerea Pantsyr-S1 (nome Nato: SA-22 E)