Moussa Arafat: un relitto del malgoverno di suo zio

Dopo la morte di Yasser Arafat, molti suoi accoliti sono stati dimessi o sono fuggiti nei paesi arabi vicini.

image_886Con l’uscita dell’odiato Moussa Arafat dalla scena palestinese, la famiglia Arafat perde un altro dei suoi uomini più influenti. Fathi, fratello minore di Yasser Arafat, era già morto di cancro in un ospedale del Cairo poche settimane dopo il decesso, a Parigi, dell’allora presidente dell’Autorità Palestinese Yasser. L’unico componente della famiglia Arafat che continua ad occupare una posizione di rilievo nell’Autorità Palestinese è l’ex rappresentante all’Onu e attuale ministro degli esteri Nasser al-Kidwa (gli Arafat fanno parte del clan Kidwa).
Dopo la firma degli Accordi di Oslo, Yasser Arafat aveva nominato il nipote Moussa comandante della Forza di Intelligence Militare dell’Autorità Palestinese. Suo compito principale era quello di stroncare gli oppositori e i critici del governo di Yasser Arafat. Nel 1996, dopo un’ondata di attentati suicidi in Israele, Moussa Arafat guidò una massiccia azione repressiva contro Hamas e Jihad Islamica nella striscia di Gaza. Il generale Moussa, come molti altri capi delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese, si fece ben presto conoscere per la sua efferatezza e per il suo coinvolgimento in vari scandali da corruzione. Molti palestinesi che vennero arrestati dai suoi uomini hanno poi riferito d’aver subito brutali torture.
Nel 1998, attivisti di Fatah inscenarono una dimostrazione davanti al quartiere generale della Forza di Intelligence Militare, a Ramallah, per protestare contro la corruzione dilagante nell’Autorità Palestinese. Per tutta risposta, gli uomini di Arafat aprirono il fuoco uccidendo il 17enne Youssef Tarifi. L’incidente innescò un’ondata di manifestazioni in Cisgiordania e striscia di Gaza, con molti esponenti di Fatah, compreso Marwan Barghouti, che chiedevano le dimissioni del generale Moussa Arafat. Ma Yasser Arafat riuscì a mettere a tacere le proteste inviando chiari messaggi di minaccia ai capi di Fatah.
Secondo molti palestinesi, Moussa Arafat seppe sfruttare il sostegno che riceveva dal potente zio per imporre un regno di terrore e intimidazione in Cisgiordania e striscia di Gaza. “Era implicato in ogni sorta di crimine – dice una fonte della sicurezza palestinese – dal furto d’auto all’estorsione, all’assassinio, al contrabbando d’ armi e alcool, fino ai sequestri e agli abusi sessuali. Purtroppo non era l’unico capo della sicurezza palestinese a comportarsi come un boss mafioso”.
Un’altra fonte della sicurezza palestinese descrive il generale Moussa Arafat come “la lunga mano di Yasser Arafat” nella striscia di Gaza. “Era il comandante di fatto della striscia di Gaza – dice la fonte – Ed era l’unico capo della sicurezza di cui Yasser Arafat si fidasse ciecamente”.
Vi sono altri due componenti della famiglia Arafat che sono stati descritti come figure influenti nella striscia di Gaza: Jarar al-Kidwa, presidente dell’Ente di Controllo Generale dell’Autorità Palestinese, e Ahmed al-Kidwa, capo del Comitato Olimpico Palestinese. Secondo molti palestinesi i due, che facevano da controllori per conto di Yasser Arafat, hanno svolto un ruolo molto importante nella gestione degli affari dell’Autorità Palestinese nella striscia di Gaza nel corso dell’ultimo decennio.
Dopo la morte di Yasser Arafat, molti dei suoi accoliti sono stati dimessi o sono fuggiti nei paesi arabi vicini nel timore d’essere chiamati a rendere conto del loro coinvolgimento nella corruzione finanziaria e negli abusi di potere. Il generale Moussa Arafat era uno dei pochi alti ufficiali convinti che per loro vi fosse ancora spazio nell’era post-Arafat. Non dando ascolto ai consigli dei suoi più fidati confidenti, insistette nel restare al potere fino a quando venne rimosso d’autorità lo scorso mese di aprile. All’epoca, alcuni osservatori palestinesi avevano previsto che le sue dimissioni segnavano l’inizio del conto alla rovescia per la sua eliminazione fisica.
L’unica domanda che ci si pone adesso per le strade di Ramallah e di Gaza non è chi sia il responsabile dell’uccisione di Moussa Arafat, quanto piuttosto chi sarà il prossimo della lista. “I cattivi si ammazzano fra di loro – commenta uno stimato accademico palestinese di Ramallah – e questa è una cosa buona per il popolo palestinese. Speriamo solo che continuino finché se ne saranno andati tutti. Yasser Arafat li aspetta”.

(Khaled Abu Toameh su: Jerusalem Post, 8.09.05)

Nella foto in alto: Moussa Arafat