Nakba, una lunga menzogna che allontana la pace

L’8 maggio nessuno commemora la “catastrofe” che la Germania si tirò addosso da sé

Di Moshe Arens

Moshe Arens, autore di questo articolo

Moshe Arens, autore di questo articolo

La Nakba è una sfacciata menzogna. Indipendentemente da quante manifestazioni si svolgano in Israele e in altre parti del mondo, da quante bandiere dell’Olp vengano issate, da quanti soldati delle Forze di Difesa israeliane vengano aggrediti da manifestanti violenti, rimane sempre una bugia. La prova è sotto gli occhi di tutti ed è la data che i manifestanti hanno scelto per celebrare la giornata della Nakba: il 15 maggio. Cioè il giorno in cui gli eserciti di Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq invasero Israele con l’intento dichiarato di distruggere il nascente stato ebraico.

Più dell’esplicito rifiuto arabo della risoluzione Onu del 29 novembre 1947 per la creazione in Palestina di uno stato ebraico e uno arabo, più delle aggressioni contro ebrei e insediamenti ebraici in Palestina ad opera di bande arabe che fecero immediatamente seguito all’approvazione della risoluzione all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è l’attacco combinato degli eserciti regolari arabi in quel giorno – il giorno in cui terminava il dominio britannico sulla Palestina e veniva dichiarata l’indipendenza di Israele – quello che dimostra al di là di ogni dubbio che la Nakba, “la catastrofe”, fu una catastrofe che gli arabi si tirarono addosso da sé.

Pur con tutta la compassione che possiamo e dobbiamo provare per le sofferenze di centinaia di migliaia di arabi di Palestina causata dai tragici errori commessi dai loro dirigenti e dai capi del mondo arabo, errori che la popolazione araba locale appoggiò senza dissenso, resta il fatto che coloro che sostengono che noi, qui in Israele, dovremmo riconoscere la Nakba, e insegnarla nelle nostre scuole, non fanno che avallare e perpetuare una menzogna, rendendosi complici di una manipolazione della storia in puro stile sovietico. Scrisse George Orwell, nel suo romanzo anti-utopico 1984: “Chi controlla il passato, controlla il futuro”. Ebbene, chi perpetua la menzogna della Nakba fa esattamente questo: cerca di controllare il futuro manipolando il passato.

Tutte le rappresentazioni della Nakba indicano che la “catastrofe” da cancellare è lo stato ebraico, nato 66 anni, fa nonostante quell’attacco congiunto degli eserciti di Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq che fu la vera origine delle sofferenze dei palestinesi

Gli arabi palestinesi non sono gli unici arabi ad aver sofferto a causa degli errori dei loro capi. Basta gettare un’occhiata in Siria, dove il numero di vittime e di profughi supera ormai di gran lunga quello dei palestinesi. Riconoscere questi errori e le loro tragiche conseguenze è una condizione essenziale per voltare pagina verso una vita di progresso e di pace.

Tedeschi e giapponesi, nazioni che uscirono devastate dalla seconda guerra mondiale scatenata dai loro capi, sanno bene che furono i loro stessi paesi i responsabili non solo dei crimini commessi contro quelli che consideravano nemici, ma anche delle tragedie che le loro stesse popolazioni subirono per effetto di quella guerra. L’8 maggio, il giorno in cui in Europa si celebra la vittoria nella seconda guerra mondiale, non viene commemorato in Germania come il giorno della “catastrofe tedesca”; e in Giappone il 15 agosto non viene commemorato come il giorno della “catastrofe giapponese”. Arabi e palestinesi farebbero bene a prendere esempio.

Ma, cosa ancora più importante, il riconoscimento da parte del popolo della Germania e del popolo del Giappone della colpevolezza dei loro paesi per le loro stesse sofferenza e per le sofferenze patite dagli altri, ha aperto la strada a relazioni pacifiche con i loro ex nemici. La pace non sarebbe stata possibile senza quel riconoscimento. Lo stesso vale per i palestinesi e per il resto del mondo arabo. Quando avranno riconosciuto che le guerre e il terrorismo da loro scatenati sono stati la causa principale delle loro stesse sofferenze e delle sofferenze patite degli altri, solo allora sarà possibile arrivare a una pace vera in Medio Oriente.

Le annuali manifestazioni per la Nakba sono la chiara dimostrazione che devono fare ancora molta strada prima di arrivare a quel punto. Coloro che danno sostegno alla falsa narrazione della storia insita nel concetto di Nakba non fanno altro che aggiungere ostacoli sul cammino verso la pace in Medio Oriente. La Nakba è una menzogna e la pace non potrà nascere dalla menzogna.

(Da: Ha’aretz, 12.5.14)