Napoleone, la jihad e le illusioni dell’uomo moderno

Non tutti vedono le cose del mondo allo stesso modo, ma molti di noi questo non lo capiscono

Di Clifford D. May

Clifford D. May, autore di questo articolo

Clifford D. May, autore di questo articolo

Sin dalle prime pagine della sua biografia di Napoleone, lo storico Andrew Roberts sottolinea che il grande generale si considerava “della schiatta di chi fonda imperi”, un titolo di merito che suona abbastanza singolare alle orecchie moderne. Ma, naturalmente, in passato le persone avevano un modo diverso di vedere le cose del mondo. La maggior parte di noi lo capisce. Oggi, però, non tutti vedono le cose del mondo allo stesso modo, e molti di noi questo non lo capiscono.

Accade così che nell’establishment della politica estera si dà largamente per assodato che chi spedisce attentatori e suicidi a fare stragi fra di noi debba per forza essere animato da qualche “legittima rivendicazione” e che, come noi, preferirebbe la pace alla guerra e, come noi, non desidererebbe altro che risolvere diplomaticamente i conflitti, con tutte le parti che accettano intese di compromesso.

Si tratta di pericolose illusioni. In realtà, per la maggior parte della storia umana la guerra è stata la norma, e la pace l’eccezione. Mirare alla vittoria e alla conquista, fondare imperi, schiacciare gli avversari: questi sono stati considerati quasi sempre nobili obiettivi da perseguire e di cui andare fieri.

Con tutta evidenza Abu Bakr al-Baghdadi è tra coloro che abbracciano oggi questo modo di vedere. Si è autoproclamato Califfo dello Stato Islamico: capo spirituale, politico e militare dei musulmani di tutto il mondo, erede di Muhammad (Maometto), il fondatore del primo impero islamico.

Parigi, 7 gennaio 2015

Parigi, 7 gennaio 2015

Al-Qaeda, dalla quale è germogliato lo “Stato Islamico”, ha obiettivi simili anche se il capo di al-Qaeda, Ayman al-Zawahri, come il suo fondatore Osama bin Laden, mette al primo punto del suo ordine del giorno il crollo dell’infedele impero americano. Dopodiché farà sicuramente seguito la restaurazione del potere islamico in tutta la sua gloria.

Ali Khamenei, Guida Suprema della Repubblica islamica iraniana, ha una strategia diversa: intende utilizzare l’immensa ricchezza petrolifera dell’Iran, e prima o poi la sua capacità nucleare, per assicurarsi che l’islam sciita, anziché quello sunnita, imponga il proprio potere sul Medio Oriente e oltre.

Questi imperatori in pectore possono dunque essere paragonati a Napoleone? No, nemmeno se le loro conquiste territoriali dovessero un giorno eguagliare quelle dell’imperatore francese. Come chiarisce lo storico Roberts, le ambizioni di grandezza di Napoleone non si fondavano solo, né principalmente, sul campo di battaglia. Più importante fu la diffusione delle idee “che sono alla base del nostro mondo moderno: merito individuale, uguaglianza di fronte alla legge, diritti di proprietà, tolleranza religiosa, educazione laica, sana gestione delle finanze”, così come “amministrazione locale razionale ed efficiente, fine del banditismo rurale, promozione di scienza e arti, abolizione del feudalesimo e la più grande codificazione delle leggi dopo la caduta dell’Impero Romano”.

I jihadisti contemporanei, al contrario, non costruiscono proprio nulla: insegnano soltanto il dogma religioso, il massacro di innocenti, la riduzione in schiavitù e l’oppressione dei conquistati, imponendo una interpretazione medievale della sharia, la legge islamica.

La domanda è: abbiamo abbastanza immaginazione per capirlo?

(Da: Israel HaYom, 7.1.15)