Nel nome (abusato) di Allah

Fino al 2000 Hezbollah poteva godere del beneficio del dubbio; oggi è chiaro che la sua guerra è contro gli ebrei

Da un articolo di Riad Ali, giornalista arabo israeliano

image_1340Quando i palestinesi in Cisgiordania e Gaza adottarono la strategia degli attentati suicidi contro Israele, compresi che la loro guerra contro l’occupazione era finita e che era iniziata una guerra indiscriminata contro gli ebrei. Ne ero convinto allora e ne sono convinto anche oggi: in quel momento i palestinesi persero la guerra, almeno sul piano morale.
Durante uno dei miei servizi da Gaza, parlai con un bambino palestinese di nome Haled. Allora aveva dieci anni. Diceva che voleva diventare insegnante. Quando passammo al tema intifada, Haled disse che aveva un altro sogno: diventare uno shahid (martire). Gli chiesi come poteva fare l’insegnante e lo shahid allo stesso tempo. Non seppe rispondere, era solo un bambino di dieci anni. Ma fu allora che capii che il popolo palestinese aveva perduto la propria bussola interiore. Un’intera generazione di bambini era stata messa al mondo e allevata nell’aspirazione a morire di morte santa.
Un vero dibattito fra palestinesi di carattere etico-morale sullo status degli attentatori suicidi non ha mai avuto luogo. Lo stragista era e rimane uno shahid, con tutto il corredo di attributi postivi che porta con sé questo termine islamico. I palestinesi che tuttavia si oppongono agli attentati terroristici, lo fanno in base a considerazioni tattiche. Vale a dire che, se invece convenissero alla causa, allora non vi vedrebbero nulla di sbagliato.
Un processo analogo si è verificato con Hezbollah (il “partito di Dio” sciita libanese). Fino al maggio 2000 Hezbollah poteva godere del beneficio del dubbio, continuando a sostenere che si batteva contro l‘occupazione israeliana di una fascia di territorio nel Libano meridionale. Oggi è chiaro che la sua guerra è contro gli ebrei ovunque si trovino. Bisogna essere sordi per non sentire la voce del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che parla dalla bocca di Nasrallah, e bisogna essere molto ingenui per credere che Nasrallah abbia ammassato l’arsenale di armi e missili che ha ammassato al solo scopo di liberare tre detenuti libanesi e le fattorie Shaba.
È ora di rivolgersi agli arabi che sono cittadini di Israele e dire loro che è venuto il momento di decidere da che parte vogliono stare. E devono farlo per il loro proprio bene, non per quello degli ebrei. Devono farlo in nome dei valori che vogliono trasmettere ai loro figli, in nome della volontà di salvaguardare la loro dignità intellettuale. È chiaro a tutti che il governo palestinese guidato da Hamas e il Libano controllato da Hezbollah non porteranno mai all’avvento di libere società democratiche con un rigoglioso pluralismo politico e sociale. È chiaro che in regimi come quelli, lo stato di diritto, i diritti umani, le libertà di culto e di religione, i diritti delle donne, la libertà creativa, la libertà di movimento, la libertà di espressione e di pensiero saranno tutti concetti come minimo estranei e disprezzati.
Da tempo l’islam ideologizzato domina l’agenda della società palestinese in Cisgiordania e striscia di Gaza. Ma ciò che mi preoccupa è che la stessa agenda islamista che detta legge in quei territori tende a farla da padrone anche fra gli arabi d’Israele tagliando trasversalmente partiti e movimenti, compresi quelli che si considerano laici. Lo spirito dello scontro ha sopraffatto i credenti, e tutti coloro che si considerano parte della nazione islamica si sentono in dovere di prendervi parte. Se non con le armi, allora con i fondi; e se non con i fondi, almeno con le parole e nel profondo del proprio cuore, come insegnano alle masse i predicatori islamisti.
Io non sono in guerra con gli ebrei né col popolo israeliano. Ho una controversia con gli ebrei e ho una controversia con lo stato di Israele. Ma su un punto non discuto, ed è il diritto del popolo ebraico al proprio stato indipendente. A mio modesto parere questa guerra, così come l’intifada, va giudicata da questo punto di vista.
I cittadini arabi dello stato di Israele che credono veramente nel principio “due popoli-due stati”, e coloro che credono in una società liberale e democratica, devono domandarsi se l’ideologia islamista che è oggi alla testa della guerra contro Israele, l’occidente e gli infedeli, mascherata da guerra contro l’occupazione, sia o meno rappresentativa delle loro aspirazioni.
Dobbiamo tenere distinti il dolore e il lutto per le vittime innocenti, dallo scopo della guerra per come lo vedono coloro che la stanno conducendo: in Cisgiordania, a Gaza, in Libano, in Iraq, in Afghanistan e in qualunque altro luogo dove la gente cerca di liberare delle terre nel nome (abusato) di Allah.

(Da: Ha’aretz, 9.08.06)

Nella foto in alto: Riad Ali al momento del rilascio dopo un breve sequestro a Gaza, ad opera di terroristi palestinesi, nel settembre 2004